Giovanni Crisostomo, santo

Enciclopedia Dantesca (1970)

Giovanni Crisostomo, santo

Manlio Simonetti

Oratore cristiano (Antiochia verso il 350-Comana nel Ponto 407), dal 387 vescovo di Costantinopoli, dove, essendo egli uomo di spirito ascetico e di esemplare e intransigente rettitudine, venne subito a contrasto col corrotto clero locale e soprattutto con la corte, troppo invadente nelle questioni di carattere più strettamente religioso. I ripetuti dissensi con l'imperatrice Eudossia favorirono una coalizione di suoi avversari, che ottennero la sua deposizione nell'irregolare sinodo della Quercia (403).

Le molte opere che di lui ci restano, quasi tutte di carattere omiletico, testimoniano delle sue grandi capacità oratorie, per cui già nel sec. vi fu soprannominato " Crisostomo " (Bocca d'oro). Per tali doti e per l'aureola del martirio che circondò la sua fine G. divenne presto famosissimo in Occidente, dove non si era voluta sottoscrivere mai la sua irregolare deposizione. Si cominciò per tempo a tradurre le sue opere, soprattutto le raccolte di omelie esegetiche su libri del Vecchio e del Nuovo Testamento. Il numero grandissimo di codici che ci hanno tramandato tali traduzioni è chiara prova della loro diffusione per tutto il Medioevo. E la sua fama fu accresciuta anche dal fatto che erroneamente gli furono attribuiti il Physiologus (ma solo da alcuni codici) e l'ampio commento a Matteo conosciuto come Opus imperfectum in Mathaeum, ambedue opere molto lette nel Medioevo, che assieme agli altri scritti furono utilizzate, fra l'altro, da Algero di Liegi, Pietro Lombardo, Abelardo, Alano da Lilla, s. Tommaso.

D. ricorda G. in Pd XII 137 ('l metropolitano / Crisostomo) insieme con altri beati che si erano illustrati nel campo delle lettere sacre.

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