Satiri

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satiri mitologia Nella mitologia della Grecia antica e del mondo letterario greco-romano, una collettività di esseri (molto raramente si parla di un s. singolo) che vivono per lo più nel bosco, circondati da una natura selvaggia, spesso insieme con le ninfe. Nel periodo più antico i s. erano immaginati dai Greci, non diversamente dai sileni, in forma umana, ma con orecchie, coda e talvolta zoccoli di cavallo. Esiodo li definisce buoni a nulla che giocano dei tiri ai mortali e, conformemente al loro aspetto semianimalesco, sono sensuali, aggressivi, ma anche vili. Dal punto di vista storico-religioso i s. greci rientrano in quel tipo di esseri, diffuso nelle più varie mitologie, che si definiscono convenzionalmente come ‘demoni del bosco’. In epoca classica i s. fanno ormai regolarmente parte del corteo bacchico. In un periodo più recente si assimilano nell’aspetto esteriore al dio Pan o ai pani, al plurale, altri esseri semidivini abitanti del bosco, scambiando gli originari attributi equini con quelli caprini, caratteristici del dio Pan.

Il tipo iconografico arcaico del s. ha chiome lunghe, barba, fisionomia caricaturale, torso nudo villoso, zampe e coda equina. Già sullo scorcio del 6° sec. a.C. nella scultura e nei vasi a figure nere i tipi satireschi si umanizzano, conservando solo le orecchie e la coda equina, mentre nei vasi a figure rosse viene meno anche la loro fisionomia mostruosa. Alla fine del 5° sec. le figure satiresche si ingentiliscono ancor più. Prassitele rinnova il tipo raffigurando i s. come adolescenti (s. versante, s. in riposo), la cui origine semiferina si rivela solo nelle orecchie appuntite e nelle folte e ispide chiome. L’arte ellenistica moltiplica i tipi (s. dormiente della Gliptoteca di Monaco, s. del gruppo detto L’invito alla danza degli Uffizi, s. della casa del Fauno a Pompei, cosiddetto s. danzante di Mazara del Vallo). Ricco materiale offre anche la pittura ellenistico-romana (s. della cosiddetta villa di Cicerone, al Museo Nazionale di Napoli, e del fregio della villa dei Misteri a Pompei). Uno dei motivi più comuni scolpiti sui sarcofagi romani sono i tiasi orgiastici o baccanali con tipi satireschi su schemi per lo più mutuati dall’arte ellenistica. medicina Con riferimento alla lascivia tradizionalmente attribuita ai s., si dice satiriasi una condizione patologica caratterizzata da sfrenato desiderio e attività sessuale che si osserva talora nell’uomo in seguito a turbe nervose o endocrine; è l’equivalente maschile della ninfomania.

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