SATYRION

Enciclopedia dell' Arte Antica (1997)

SATYRION (Σατϋριον)

F. G. Lo Porto

Sede di un antico insediamento sulla costa ionica della Puglia, localizzato in un piccolo promontorio (Torre di Saturo) fra i due approdi di Porto Saturo e Porto Perone, 12 km a SE di Taranto, nel territorio del comune di Leporano. Il luogo è legato alle vicende storiche della colonizzazione laconica di Taranto, e in tutte le fonti è sempre nominato prima di Taranto stessa (Anthiocos apud Strab., VI, 278; Ephor. apud Strab., VI, 279; Dion. Hal., XIX, 1,2; Diod. Sic., VIII, 21); ciò ha indotto a crederlo il più antico insediamento laconico nel golfo, come confermato del resto da recenti estese indagini archeologiche.

Alla luce di importanti scoperte effettuate nel corso di queste ricerche, appare probabile che il nome non greco di S., che secondo il Ribezzo è riferibile al sostrato toponomastico ausonico preiapigio della Puglia, appartenga già alla stazione protostorica strettamente legata ai traffici con il mondo egeo (sec. XVI-XII a.C.) e precedente all'insediamento iapigio prelaconico dell'Età del Bronzo Finale e del Ferro Iniziale (sec. XI-VIII a.C.).

L'arrivo di Phalanthos nella regione alla testa dei Partenii, secondo il vaticinio pitico e riportato dallo storico siracusano Antioco (apud Strab., VI, 279), è il primo atto della colonizzazione laconica di Taranto alla fine dell'VIII sec. a.C.

Gli scavi condotti dalla Soprintendenza Archeologica della Puglia hanno individuato presso Porto Perone un potente giacimento contenente le testimonianze più concrete della vita svoltasi in questa contrada a partire dalla fine del Protoappenninico B (1700-1600 a.C.), caratterizzato dalla presenza di importazioni mesoelladiche, e con un susseguirsi netto di strati pertinenti alle varie fasi del Bronzo Medio e Tardo, in concomitanza cronologica con significativi apporti del Miceneo I-II e III A, B, C, fino ai livelli superiori, riguardanti l'insediamento iapigio e quello laconico degli ultimi decenni dell'VIII sec. a.C. In correlazione con questa stratigrafia, che ha trovato recentemente riscontro nell'acropoli di Taranto presso la chiesa di S. Domenico, si è rivelato un altro giacimento rinvenuto sull'altura prospiciente Porto Saturo e sottostante ai resti di un sacello del VII-VI sec. a.C. con annessa stipe votiva: certamente luogo di culto creato dai coloni laconici e frequentato da quanti approdavano nel vicino porticciolo.

Ulteriori ricerche sulla spianata che sovrasta l'area del promontorio di Torre Saturo hanno attestato la presenza di tagli e buche nella roccia in riferimento a un insediamento di età arcaica, occupato in età romana da una grande fattoria.

Continuati gli scavi nella vallecola che si apre ai margini dell'altura presso una fonte ancora attiva fino a pochi anni fa e significativamente denominata Satyria dal nome della ninfa eponima del luogo (figlia di Minosse e madre dell'eroe Taras), sono emersi molti indizî che hanno indotto a credere nella presenza di un primitivo santuario in grotta, ora in completa rovina, ipoteticamente riferibile a un antico culto indigeno della ninfa, in età arcaica forse associato a quello coloniale ctonio di Persefone-Kore, a cui più tardi per influsso di Taranto sembra congiungersi il culto di Afrodite.

Le nuove scoperte pare abbiano dato una conferma a questa ipotesi. Infatti, fra i ricchi materiali della stipe arcaica figurano frammenti vascolari con iscrizioni dedicatorie a Gaia, il nome tarantino di Persefone; mentre si sono rinvenuti i frammenti di un'anfora attica a figure nere del pittore Exekias, operante nel terzo venticinquennio del VI sec. a.C., recante una dedica incisa alla Basilìs, l'epiteto tarantino per eccellenza di Afrodite.

L'abbondantissimo materiale votivo del santuario era raccolto in favisse: le più antiche, del VII-V sec. a.C., spesso in costruzioni di pietre; le più tarde in forma di bòthroi e traboccanti di ceramiche e terrecotte votive del IV e III sec. a.C., quasi sempre intenzionalmente frantumate.

Fra le statuette più antiche raccolte nella stipe si annoverano esemplari di tipo dedalico associati a ceramica dell'Antico e del Medio Corinzio, di notevole interesse per scene mitologiche rappresentate in pittura, spesso nobilitate da iscrizioni didascaliche e desunte dall'epopea omerica. Numerosi sono anche i prodotti vascolari laconici, spesso imitati sul luogo o provenienti da Taranto, quelli rodii e soprattutto attici a figure nere e a figure rosse.

Di notevole importanza, inoltre, è la scoperta di un sacello di età classica con in situ una statua marmorea acefala del IV sec. a.C., forse Afrodite, accompagnata da una ricca messe di statuette raffiguranti la dea o le sue devote in stile spiccatamente tarantino.

Significativi il rinvenimento di statuette raffiguranti Satyria e Taras sul delfino, le quali sembrano richiamare l'antico culto locale della ninfa, e il ritrovamento di una sorta di tesoretto: un ripostiglio con oggetti di oreficeria del IV sec. a.C. e monete di argento e oro di Taranto, Thurii e Heraclea dell'età del Molosso (334-330 a.C.).

Varie scoperte sporadiche di tombe, databili dall'età arcaica a quella ellenistica, hanno chiarito che la necropoli di S. si estendeva all'esterno dell'abitato e del santuario.

Una villa romana di età imperiale sul mare e la citata fattoria sulla spianata superiore sono le ultime testimonianze di frequentazione del promontorio.

Bibl.: F. G. Lo Porto, in NSc, 1963, p. 280 ss.; 1964, p. 177 ss.; id., Gli scavi sull'acropoli di Satyrion, in BdA, XLIX, 1964, p. 67 ss.; id., in Atti del IX Convegno di Studi sulla Magna Grecia (poi sempre CSMG), Taranto 1969, Napoli 1970, p. 264; id., in CSMG XI, Taranto 1971, Napoli 1972, p. 500; id., in CSMG XII, Taranto 1972, Napoli 1973, p. 375; id., in CSMG XIII, Taranto 1973, Napoli 1974, P420; id., in CSMG XV, Taranto 1975, Napoli 1976, p. 645; id., in CSMG XVI, Taranto 1976, Napoli 1977, P728 ss.; id., in CSMG XVII, Taranto 1977, Napoli 1978, p. 499 s.; A. Dell'Aglio, Leporano alle origini di un territorio, Grottaglie 1993.