SAVOIA, Filiberta di, duchessa di Nemours

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 91 (2018)

SAVOIA, Filiberta

Paola Bianchi

di, duchessa di Nemours. – Nacque nel castello di Pont d’Ain, nel Bugey, pochi mesi dopo la morte del padre, nel marzo 1498, da Filippo II conte di Bresse, detto Senza Terra, e da Claudine de Brosse.

Ultima di numerosi figli, tra cui Carlo II duca di Savoia e Filippo di Savoia duca di Nemours, Filiberta fu zia del re di Francia Francesco I, figlio della sua sorellastra Luisa di Savoia, nata da Filippo Senza Terra e dalla prima moglie di questi, Margherita di Borbone-Clermont.

Trascorse la giovinezza in vari castelli della Savoia: Pont d’Ain e Poncin (in Bugey), Chazey (in Rhône-Alpes), e infine Billiat (in Michaille), sotto la guida della madre. Alla corte sabauda visse a contatto con alcune figure femminili dalla personalità spiccata, fra cui la cognata, Margherita d’Asburgo, figlia dell’imperatore Massimiliano I e di Maria di Borgogna, e moglie del fratello, il duca Filiberto II di Savoia. Morto costui e succedutogli il fratello Carlo II, a corte iniziarono intense trattative diplomatiche per la scelta dello sposo da destinare alla giovanissima Filiberta. Sulle mire filoimperiali ebbe, in tal senso, la meglio il disegno perseguito dalla sorellastra Luisa di Savoia, che riuscì ad attirare Filiberta nella sfera d’azione del figlio Francesco, futuro re di Francia (1515).

Andò, così, sposa a Giuliano de’ Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico e fratello di papa Leone X, dopo due anni di delicate mediazioni politiche, condotte soprattutto da Giovanni Francesco di Savoia, eletto da poco vescovo di Ginevra: il figlio naturale di quel Francesco di Savoia (1454-1490), ultimogenito del duca Ludovico di Savoia, che era già stato vescovo di Ginevra e arcivescovo di Auch, nonché governatore della Savoia e del Piemonte durante la reggenza di Bianca del Monferrato.

Giuliano aveva già avuto un figlio illegittimo, Ippolito (1511-1535), da una relazione con Pacifica Brandano, conosciuta alla corte di Urbino. Tale figlio, divenuto cardinale, era destinato a rimanere il suo unico discendente.

A Roma Carlo II di Savoia aveva inviato, a trattare con il pontefice, all’inizio del 1514, Pietro Trolliet, consigliere, segretario ducale e mastro auditore della Camera dei conti, e Giacomo Gros. Carlo II fece di tutto per rinviare le nozze, essendo stato inizialmente contrario al legame con casa Medici; ma esse furono infine combinate secondo un contratto firmato il 10 maggio 1514 a Chambéry, ratificato da Giuliano de’ Medici, a Viterbo, in data 12-14 ottobre dello stesso anno in presenza del cardinale Bibbiena e di Pietro Ardinghelli, segretario di casa Medici. Con Giuliano s’impegnò, nel contratto, anche Lucrezia Salviati, in rappresentanza del marito Giacomo, banchiere ufficiale dei Medici.

Le condizioni economiche andavano a tutto vantaggio dei Savoia, mentre i Medici sfruttarono l’opportunità politica di stringere i rapporti con una dinastia, quella sabauda, imparentata con il nuovo re di Francia Francesco I e utile a controbilanciare l’influenza della casa d’Austria e di Spagna. La dote presunta di Filiberta era di 100.000 ducati; ma Giuliano de’ Medici, prima di riceverli, si impegnò a versare un reddito annuale alla moglie e a rimborsare la dote entro tre anni. Il papa, per sostenere questo legame, si era appoggiato a Francesco I, che, a sua volta, convinse infine il duca sabaudo a dare l’assenso, parendogli conveniente un matrimonio fra la zia e un Medici, che avrebbe legato alla casa regnante francese il pontefice, controbilanciando negli spazi italiani il potere degli Asburgo di Spagna e d’Austria.

Giuliano e Filiberta si conobbero in Francia nel gennaio del 1515, in occasione dell’incoronazione di Francesco I. Il matrimonio fu celebrato il 25 gennaio 1515 a Parigi e, in febbraio, a Torino e a Firenze, da dove la coppia partì per raggiungere Roma ed essere accolta dal pontefice. In occasione delle nozze, nel febbraio 1515, Carlo II vendette la baronia di Gex (all’epoca in Alta Savoia) a Filiberta, concedendole inoltre come dono nuziale il castello e i beni feudali e allodiali di Fossano. Filiberta, per parte sua, insieme con il marito, rinunciò a ogni pretesa sul Ducato di Savoia.

Creato capitano delle truppe pontificie, Giuliano era stato coinvolto nella lega antifrancese; ammalatosi, tuttavia, non poté scendere in campo, lasciando che fosse il fratello Leone X a trattare con il re di Francia perché gli venisse concesso il Ducato di Nemours: Giuliano de’ Medici ne fu investito il 23 novembre 1515.

Il 27 novembre Giuliano, Filiberta e i loro eventuali discendenti ricevevano l’infeudazione del marchesato di Sogliano, nella diocesi di Parma, feudo che sarebbe stato venduto a caro prezzo nel 1518 a Giovanni Battista de Melli. Nel settembre dello stesso anno, dopo la vittoria francese a Marignano, era sfumato il progetto pontificio di affidare a Giuliano la signoria su Parma e Piacenza, occupate dalle truppe di Francesco I.

Morto prematuramente Giuliano, il 17 marzo 1516, a Fiesole (quando il re di Francia e il papa iniziavano a prospettare per lui la Corona sul Regno di Napoli), e sepolto in S. Lorenzo a Firenze nel sontuoso mausoleo michelangiolesco, Filiberta, che non era riuscita ad avere figli, affrontò il contrasto del pontefice, il quale, a causa dei debiti lasciati dal marito, pretendeva di incamerare la sua dote richiedendole anche la restituzione di tutti i mobili e i gioielli preziosi ricevuti come doni di nozze. Trattenutasi per qualche tempo a Firenze, grazie alla sua intercessione con la corte francese, nel 1518 Filiberta combinò il matrimonio del nipote di suo marito, Lorenzo duca di Urbino, con una nobildonna francese di alto lignaggio, Madeleine de la Tour d’Auvergne. Partì, quindi, nel mese di luglio, da Firenze, accompagnata da Giuliano Tornabuoni, vescovo di Saluzzo, da Luigi Ridolfi, nipote del papa, e dal fratello Filippo. In una sosta in Piemonte, soggiornò nel castello di Carignano, ospite di Bianca Paleologa duchessa di Monferrato, che la accolse con tutti gli onori. Proseguì il viaggio verso nord incontrandosi a Saint-Jean de Maurienne con Carlo II di Savoia, che le cedette le signorie di Bridiers, uno dei viscontadi del Poitou, Malval, importante signoria della Haute-Marche, Thors, nella Charente inferiore, Fleix con Pontin e Cerdon, in Poitou, e Mondon, in Haute-Vienne. Il duca sabaudo le vendette, poi, anche Chasey, nel Bugey (1521).

Filiberta si stabilì, successivamente, a Chambéry, presso il fratello Carlo II di Savoia, dove rivide anche il re di Francia Francesco I, che si era recato nella città savoiarda per sciogliere il voto alla S. Sindone, custodita dai Savoia, che aveva formulato prima della battaglia di Marignano. Il sovrano francese persuase Carlo II a cedere il ducato di Nemours a Filiberta. Questa, tuttavia, non soggiornò mai presso il castello di Nemours, se non di passaggio. Si stabilì, piuttosto, ad Amboise, dove il nipote Francesco I aveva portato la famiglia e la corte, facendo confermare a suo favore, dal Parlamento di Parigi, la donazione del ducato di Nemours. Nonostante la lunga serie di titoli e signorie, la duchessa di Nemours riuscì a sostenere a mala pena, con le rendite alquanto incerte su terre di scarso rendimento e di difficile amministrazione, le spese che la vita alla corte del re di Francia le imponevano.

Ad Amboise Filiberta partecipò, in ogni caso, a un clima culturalmente vivacissimo, animato tra l’altro dalla presenza di Leonardo da Vinci. Vi rimase cinque anni, circondata dall’affetto della regina Claudia, di cui vide nascere quasi tutti i figli, e della sorellastra Luisa di Savoia, madre del re Francesco I. In quella residenza Filiberta cercò di operare attirando nell’alleanza con la Francia tanto il duca Carlo II di Savoia quanto il pontefice Leone X. Morto quest’ultimo nel 1521, considerò terminata la sua missione politica e decise di tornare nel castello di Billiat, pieno di ricordi dei periodi dell’infanzia, che aveva trascorso in quel luogo con la madre.

Dedita infine a opere di pietà, morì nell’aprile del 1524 a Virieu, nel Bugey, lasciando erede universale il duca Carlo II di Savoia, quando il re Francesco I stava riprendendo la guerra in Italia. Fu sepolta nella cappella del castello di Chambéry. Sorsero, tuttavia, forti contese intorno alla sua eredità fra i fratelli Carlo II e Filippo, tensioni che non si esaurirono in breve tempo, ma continuarono a opera dei discendenti di quest’ultimo.

Di Filiberta scarseggiano le immagini, anche se è stata formulata un’ipotesi, priva però a tutt’oggi di conferme definitive. Nel 1515 Filiberta e Giuliano si trovavano a Bologna, ospiti entrambi della famiglia Felicini, nota e potente casata di banchieri. In quella città era giunto allora anche Francesco I di Francia, che aveva condotto con sé Leonardo da Vinci. Secondo alcuni, il pittore, nel corso del soggiorno bolognese, avrebbe dipinto la Gioconda ispirandosi ai tratti del volto di Filiberta.

A Filiberta dedicò versi, elogiativi delle sue qualità morali, Ludovico Ariosto, nella canzone Anima eletta, che nel mondo folle, celebrando l’antico lignaggio della dinastia sabauda della giovane vedova lasciata sola dal marito precocemente scomparso («Ti guadagni la loda / che ’l padre e gli avi e i tuoi maggiori invitti / si guadagnar con l’arme ai gran conflitti», vv. 159-161).

Fonti e Bibl.: Delle nozze del magnifico Giuliano de’ Medici con la principessa F. di S. Commemorazione documentata di Antonio Zobi pel maritaggio di Umberto principe reale d’Italia, principe di Piemonte, con Margherita principessa di Savoia, Firenze 1868; A.Ch. Coppier, La “Joconde” est-elle le portrait de Mona-Lisa?, in Les arts, 1914, Janvier, pp. 2-9; G. de Bellecombe, Philiberte de Savoie duchesse de Nemours (1498-1524), in Mémoires de l’Academie des sciences, belles-lettres et arts de Savoie, s. 5, VI (1928), pp. 201-430; A. Caviglia, Claudio di Seyssel (1450-1520). La vita nella storia dei suoi tempi, Torino 1928, passim; O.F. Tencajoli, Filiberta, duchessa di Nemours (1498-1524), in Id. Principesse sabaude in Roma, Roma 1937, pp. 41-72; O. Majolo Molinari, Filippo di Savoia duca di Nemours, Torino 1938, pp. 57-61; M.A. Benedetto, Ricerche sui rapporti patrimoniali tra coniugi nello stato sabaudo: a proposito della questione dotale di F. di S.-Nemours, Torino 1957; C. Pedretti, Studi vinciani: documenti, analisi e inediti leonardeschi, Ginevra 1957, pp. 137, 141.

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