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SAVOIA VILLAFRANCA, Eugenio Emanuele, principe di Carignano

di Andrea Merlotti - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 91 (2018)
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SAVOIA VILLAFRANCA, Eugenio Emanuele principe di Carignano

Andrea Merlotti

– Nacque a Parigi il 14 aprile 1816 da Giuseppe Maria di Savoia Carignano (1783-1825) e da Marie Bénédicte Pauline De Quélen de la Vauguyon (1783-1829), figlia del duca Paul François (1746-1828), ambasciatore e ministro di Luigi XVI.

I conti di Villafranca erano una linea cadetta di Casa Carignano, nata nel 1780 quando Luigi Ilarione di Savoia Carignano (1753-1785), conte di Villafranca, aveva sposato Elisabeth Anne Magon de Boisgarin (1765-1834). Poiché il matrimonio era diseguale (la moglie non era di sangue reale) e non era stato approvato da Vittorio Amedeo III, Luigi Ilarione e i suoi discendenti furono esclusi dalla linea di successione al trono. Unico figlio della coppia fu il conte Giuseppe Maria, che seguì la carriera militare al servizio dei francesi, come ufficiale prima di Napoleone e poi dei Borbone. Alla Restaurazione, quando fu chiaro che il ramo primogenito si sarebbe presto estinto lasciando il trono ai Savoia Carignano, a Torino si ritenne opportuno ridare un ruolo ai conti di Villafranca, per cui si acconsentì che Eugenio, unico figlio maschio di Giuseppe, si trasferisse nella capitale sabauda.

Nel 1825 Eugenio giunse così a Torino, dove iniziò i suoi studi presso il Collegio del Carmine, gestito dai gesuiti e allora scuola per eccellenza dell’aristocrazia subalpina. Pochi mesi dopo, il 16 ottobre, morì improvvisamente suo padre, a soli 42 anni. Le sorelle Maria Gabriella (1811-1837) e Maria Filiberta (1814-1874) furono inviate a Chambéry a studiare; nel 1827 la prima sposò il principe Vittorio Emanuele Massimo d’Arsoli. Nell’aprile del 1830 Eugenio entrò alla Regia Scuola di Marina di Genova; partecipò a diverse missioni, mostrando una profonda e sincera passione per il mare. Il 28 aprile 1834 Carlo Alberto lo riconobbe quale principe del sangue, gli concesse il titolo di principe di Carignano e gli assegnò una propria corte. Egli si trasferì allora a Torino, dove il 3 marzo 1836 ottenne il comando onorario del Piemonte cavalleria e il 24 dicembre 1836 fu cooptato nell’Ordine della Ss. Annunziata. Il 1° giugno 1837, la sorella Maria Filiberta sposò il principe Leopoldo di Borbone, conte di Siracusa, fratello di Ferdinando II delle Due Sicilie. Nell’agosto del 1838, Carlo Alberto, dopo averlo nominato capitano di vascello, gli affidò quella che doveva esser la prima missione di una nave sabauda intorno al mondo. A novembre il principe salpò sulla fregata Regina per un viaggio che avrebbe dovuto circumnavigare il globo, dal Sudamerica all’India in circa tre anni. Tuttavia, il viaggio s’interruppe dopo una lunga tappa in Sudamerica ed Eugenio fece ritorno in patria nel maggio del 1839.

Nel 1842, dopo le nozze del principe ereditario Vittorio Emanuele con Maria Adelaide d’Asburgo, Carlo Alberto iniziò a pensare a quelle del principe Eugenio. Da Vienna fu informato che la principessa Januaria di Braganza (1822-1901), figlia dell’imperatore del Brasile Pedro I, sarebbe stata disponibile alle nozze. Eugenio aveva conosciuto Januaria durante il viaggio del 1838-39 e fra i due era nata una certa simpatia, inoltre la principessa era allora erede al trono: v’era la possibilità, quindi, che Eugenio divenisse un giorno imperatore del Brasile. Le trattative proseguirono per diversi mesi, ma poi s’arenarono, anche per le esitazioni per principe. Nel 1843 Carlo Alberto decise, allora, che Eugenio sposasse Maria Carolina d’Asburgo (1821-1844), sorella maggiore di Maria Adelaide. Eugenio e l’arciduchessa si conoscevano e il matrimonio era gradito a entrambi. Carlo Alberto stabilì che Eugenio e la sua sposa abitassero a palazzo Carignano, con la speranza che dessero origine a una nuova linea della dinastia che riprendesse il ruolo di quella che con lui era salita al trono. Quando ormai la data delle nozze stava per esser fissata, l’arciduchessa morì improvvisamente il 23 gennaio 1844. Per Eugenio il colpo fu grave e da allora avrebbe rifiutato a lungo ogni possibile sposa che gli sarebbe stata offerta.

Nominato comandante generale della Marina il 16 luglio 1844, tornò a Genova, dove restò per quattro anni. Allo scoppio della prima guerra d’indipendenza, Carlo Alberto, dovendo partire per il fronte, decise, come da tradizione di Casa Savoia, di nominare un luogotenente generale. Il 28 marzo 1848 affidò, quindi, tale carica al principe Eugenio che mantenne, almeno formalmente, anche il comando generale della flotta. Si trattava di un ruolo delicato, perché avrebbe dovuto gestire i rapporti con governo e Parlamento, facendo da tramite fra questi e il sovrano. Eugenio ricoprì la carica fino a settembre e in tale veste, fra l’altro, presiedette l’apertura del Parlamento subalpino, l’8 maggio 1848. Terminata la guerra, il 29 marzo 1849 Vittorio Emanuele II gli concesse il titolo di Sua Altezza Reale, l’ultimo riconoscimento che ancora gli mancava dal punto di vista degli onori reali; lo nominò, inoltre, comandante generale della guardia nazionale del Regno. Alla fine di giugno, Eugenio andò a Oporto per incontrare Carlo Alberto, che vi si era recato in esilio dopo la sconfitta di Novara; vi tornò poco dopo, in agosto, per organizzare il trasporto della salma del re, morto il 28 luglio. Alla fine dell’anno, Vittorio Emanuele II provvide alla riorganizzazione del comando della Marina, che Eugenio mantenne solo a titolo onorario fino al 1851, quando fu posto a riposo con il grado di ammiraglio. Da allora egli visse a corte, accompagnando spesso Vittorio Emanuele II nei suoi viaggi e compiendo egli stesso alcune missioni per suo conto. Godeva di un certo prestigio nell’ambito delle famiglie reali europee e ciò emerse nel 1856, durante il Congresso di Parigi, successivo alla guerra di Crimea. Il suo nome, infatti, fu fatto sia come possibile principe di Moldavia e Valacchia (secondo un progetto del conte di Cavour), sia come re di Grecia, in sostituzione del principe Ottone di Baviera (progetto caldeggiato dalla Gran Bretagna), ma nessuno di questi andò in porto anche per la scarsa volontà manifestata da Eugenio, che pareva non disponibile a diventare sovrano.

Tornato alla routine della vita di corte, la seconda guerra d’indipendenza ricondusse Eugenio sulla scena, portandolo ancora a rivestire un ruolo da protagonista. Il 29 aprile, mentre Vittorio Emanuele II si apprestava a partire per il fronte, Eugenio fu di nuovo nominato luogotenente generale. Questa volta, però, la sua funzione non si esaurì sulla scena torinese. Dopo il rientro del re nella capitale, infatti, Eugenio fu incaricato di alcune importanti missioni in Italia. Nell’autunno del 1859 le assemblee di Modena e della Toscana chiesero che egli assumesse la reggenza in attesa che il voto popolare indicasse il nuovo re di quello che sembrava profilarsi come un Regno dell’Italia centrale. Eugenio rifiutò, ottenendo che fosse nominata una persona da lui indicata. Per diversi mesi la creazione di un Regno dell’Italia centrale affidato a Eugenio fu un’ipotesi presa in considerazione nelle cancellerie. Eugenio giunse in Toscana il 29 marzo 1860 come luogotenente di Vittorio Emanuele II, al cui regno l’ex granducato s’era ormai unito. Il 26 settembre Vittorio Emanuele II, in partenza per la campagna del Mezzogiorno, nominò ancora una volta Eugenio luogotenente generale.

Eugenio si fermò a Torino solo pochi mesi, perché il 3 gennaio 1861 fu nominato luogotenente generale delle Province napoletane, l’incarico più delicato da lui rivestito. Non si trattava, infatti, solo di gestire rapporti politici ma, poiché Francesco II resisteva asserragliato a Gaeta, anche di comandare un’azione militare. Fu questo, peraltro, il settore dove il principe ebbe più problemi, poiché il comando era stato affidato al generale Enrico Cialdini e i rapporti fra i due si fecero subito tesi. Eugenio restò a Napoli sino alla fine di maggio 1861. Nel 1862 compì un viaggio a Parigi e a Londra, dove si svolgeva l’Esposizione universale, ed ebbe occasione d’incontrare sia Napoleone III sia la regina Vittoria, discutendo con loro soprattutto della questione romana.

Il 25 novembre 1863, il principe sposò la ballerina vercellese Felicita Crosio (1844-1911), allora diciannovenne. Le nozze si tennero nel duomo di Torino, capitale d’Italia. Eugenio e la sua famiglia – che assunse il cognome Villafranca Soissons – continuarono a vivere a Torino anche dopo il 1864, ma moglie e figli non furono ammessi a palazzo. Mentre il principe continuava a usare un appartamento a Palazzo Reale, alla consorte fu dato un edificio vicino a questo, vera abitazione della coppia. Nel giugno del 1866 fu di nuovo nominato luogotenente generale, in occasione della partenza del re per la campagna della terza guerra d’indipendenza, per cui dovette trasferirsi a Firenze.

Negli anni successivi compì ancora diverse missioni per conto del sovrano, sostituendolo in numerose occasioni ufficiali: il 14 novembre 1869 rappresentò Vittorio Emanuele II a Napoli in qualità di padrino nel battesimo del futuro Vittorio Emanuele III; tre giorni dopo, il 17, era a Firenze, testimone di nozze di Vittorio Emanuele II in occasione del suo matrimonio morganatico con Rosa Vercellana. Nel 1876, sciolta definitivamente la guardia nazionale, cessò il suo comando. Con la morte di Vittorio Emanuele II e l’ascesa al trono di Umberto I (1878), i suoi impegni si ridussero progressivamente. Fra il 1874 e il 1875 aveva fatto costruire una grande villa a Rivoli, destinandola a residenza della sua ormai numerosa famiglia. Il 14 settembre 1888 Umberto I concesse a Felicita Crosio il titolo di contessa di Villafranca e, inoltre, stabilì che i figli della coppia, esclusi dalla successione al trono, avessero diritto al titolo di conti.

Eugenio morì al Palazzo Reale di Torino, pochi mesi dopo, il 15 dicembre 1888.

Il titolo di IV conte di Villafranca passò ad Emanuele Filiberto (1873-1933), primo maschio dei suoi dieci figli.

Fonti e Bibl.: I conti di Villafranca-Soissons. A sua altezza reale il principe E. di S. C. nel solenne venticinquesimo anno delle fauste sue nozze colla signora contessa Felicita di Villafranca-Soissons, Torino 1888; G.B. Ghirardi, S.A.R. il principe E. di S. C. Commemorazione letta nella sala della Società filotecnica il 27 dicembre 1888, Torino 1889; F. Mogliotti, Commemorazione di S.A.R. il Principe E. di S. C., Torino 1889; L.C. Bollea, Il principe E. di C. e la sua luogotenenza a Napoli nel 1861, in Rassegna storica del Risorgimento, VIII (1921), 1-2, pp. 441-447; G. Gonni, Due ammiragli di Casa Savoia, Roma 1928; Carlo Bossoli: cronache pittoriche del Risorgimento (1859-1861) nella collezione di E. di S. principe di Carignano, a cura di C. Vernizzi, Torino 1998; P. Colombo, Con lealtà di Re e con affetto di padre. Torino, 4 marzo 1848: la concessione dello Statuto albertino, Bologna 2003, pp. 77, 104, 140; F. Sanfelice di Monteforte, I Savoia e il mare, Soveria Mannelli 2009, pp. 83-110; M. Ferranti, E. di S. C. Un artefice del Risorgimento italiano, Roma 2015.

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