Scienza egizia. Il contesto storico

Storia della Scienza (2001)

Scienza egizia. Il contesto storico

Jan Assmann

Il contesto storico

La cultura dell'Antico Egitto nasce contemporaneamente al regno dei faraoni e allo sviluppo della scrittura geroglifica. Sin dall'inizio tale cultura è inscindibilmente legata al sapere attinente alla costruzione di questo primo grande Stato territoriale della storia e al sistema di segni attraverso cui è tramandato. I contenuti, le articolazioni e la storia di questo sapere sono pertanto strettamente legati a tale Stato e alle sue vicende storiche. Si tratta di un sapere che si configura essenzialmente come dottrina del dominio, mirata a garantire il funzionamento dello Stato, e quindi del mondo poiché, nella concezione egizia, lo Stato è un'istituzione creata dallo stesso dio demiurgo per poter proseguire la sua opera di costituzione e conservazione dell'ordine sulla Terra, anche dopo aver fatto ritorno in cielo accanto alle altre divinità.

Tav. I

Le origini dello Stato egizio sono fatte risalire alla seconda metà del IV millennio a.C., epoca in cui compaiono i primi sviluppi della scrittura, dell'urbanizzazione e di una monarchia centralizzata. Le guerre condotte per l'unificazione del regno costituiscono l'oggetto dei primi esempi di epigrafia storica (3300-3050, cosiddetto Periodo Predinastico) (Tav. I).

Le prime due dinastie (3050-2750) rappresentano l'epoca formativa della cultura classica, il cosiddetto Periodo Protodinastico. Con la III dinastia (2750-2640) ha inizio l'Antico Regno, caratterizzato dalla divisione del territorio in unità amministrative designate col termine greco nomoí e governate da un nomarca; dallo sviluppo di un corpo di funzionari riccamente articolato, i cui ranghi superiori sono peraltro ancora reclutati in larga misura tra i membri della famiglia del sovrano; dall'uso della pietra nell'architettura e dalla costruzione della prima piramide, quella a gradoni del faraone Djeser a Saqqara. Con la IV dinastia (2640-2520) l'architettura delle piramidi ‒ il contributo egizio alla cultura megalitica ‒ conosce il suo massimo rigoglio. A quest'epoca risalgono infatti le grandiose piramidi di Cheope, Chefren e Micerino a Giza, che testimoniano la natura divina attribuita al re quale dio in Terra e la funzione di culto di Stato assunta dal culto dei sovrani defunti. Con il passaggio alla V dinastia (2520-2360) questo monopolio non è più così assoluto; accanto ai propri monumenti funerari, i sovrani fanno erigere anche templi al dio Sole, e l'appellativo 'figlio del dio Sole' diventa parte integrante dei titoli regali. L'apparato amministrativo conosce un significativo sviluppo e il ceto dominante si amplia in maniera notevole. Con l'ereditarietà delle cariche e con l'aumento dei poteri conferiti ai capi dei nomoí si formano progressivamente aristocrazie locali, 'grandi famiglie' con cui la casa reale cerca di imparentarsi. L'Egitto stabilisce rapporti commerciali con l'Asia Minore (Biblo) ed effettua spedizioni verso il Sinai, nel deserto orientale e in Nubia.

Alla fine della V dinastia i testi del rituale funerario cominciano a essere incisi sulle pareti delle camere sepolcrali nelle tombe dei re, allo scopo di mantenere l'efficacia dei rituali nei confronti dei sovrani per l'eternità, ben al di là del momento della loro effettiva esecuzione nel tempio della piramide. I cosiddetti Testi delle piramidi costituiscono il più antico corpus di testi religiosi che si sia conservato.

Nel corso della VI dinastia (2360-2190) il potere centrale dei faraoni si va indebolendo, a causa probabilmente del rafforzarsi delle aristocrazie locali. La fine dell'Antico Regno coincide con l'inizio di un periodo piuttosto confuso di transizione, detto Primo Periodo Intermedio (2190-2000), che segna anche una significativa rottura con la tradizione. Le norme sociali non sono più trasmesse automaticamente attraverso l'esempio e l'imitazione nelle cerchie del ceto dominante, e ciò implica non solo una loro codificazione scritta, ma anche l'inizio di una riflessione sui loro fondamenti. Si sviluppa così un nuovo campo del sapere, che trova il suo medium di trasmissione nella letteratura sapienziale degli Insegnamenti. Questo Periodo (dinastie VIII-XI) segna un declino della cultura della capitale e determina una forte provincializzazione dell'arte, ma anche un rigoglioso sviluppo delle iscrizioni funerarie autobiografiche, che attestano l'affermarsi di una nuova autocoscienza e fanno apparire la scomparsa del potere centrale come una liberazione. Venuta meno la legittimazione faraonica del potere, al suo posto compaiono forme nuove di legittimazione: quella 'dall'alto', fondata sulla designazione a un compito divino, e quella 'dal basso', fondata su politiche mirate al benessere dei sudditi e su opere di riforma; in questo caso i nuovi principi locali si presentano come salvatori dal caos che senza il loro intervento regnerebbe nel paese. Verso la fine dell'Antico Regno i testi dei rituali funerari, prima riservati esclusivamente al sovrano, divengono accessibili a tutti e, arricchiti con molte nuove composizioni, sono scritti sulle pareti interne dei sarcofagi. In questa epoca di transizione si assiste anche alla nascita di una nuova antropologia. Il concetto di ba, convenzionalmente tradotto con 'anima', che nell'Antico Regno era ancora considerato una prerogativa esclusiva del sovrano e indicava l'aspetto immortale della sua personalità destinata all'assunzione in cielo al momento della morte, è ora attribuito a tutti gli uomini. Nello stesso tempo si sviluppa l'idea di un giudizio universale oltremondano, in cui l'immortalità del ba è fatta dipendere dalla condotta tenuta in vita.

Dopo una nuova riunificazione del regno a opera di un sovrano della XI dinastia (Mentuhotep II, 2040 ca.), con la XII dinastia (2000-1780) si ha la piena restaurazione di una monarchia teocratica, caratterizzata da un forte potere centrale e da una politica estera di espansione che porta in particolare alla conquista della Nubia: è il periodo del Medio Regno (2000-1630). Tuttavia, a fronte delle forme alternative di potere che si erano affermate nel Primo Periodo Intermedio, lo Stato centrale necessita ora di una fondazione esplicita della propria legittimità. Nascono così nuove forme di epigrafia storica (iscrizioni dei re, in particolare narrazioni delle imprese dei sovrani) e una letteratura più strettamente narrativa che illustra il carattere divino del regno (Il racconto di Sinuhe, Il racconto del naufrago, I racconti del papiro Westcar, L'insegnamento lealista). La monarchia adotta il nuovo modello di legittimazione dei signori locali, basato da un lato sulla chiamata divina da parte di Amon-Ra, divenuto ora il dio dello Stato, protettore della famiglia reale e quindi dell'Egitto, e dall'altro lato sul ruolo di salvatore del paese e di benefattore dei sudditi. Anche i re del Medio Regno si presentano come salvatori del paese, ma poiché la precedente situazione di emergenza all'epoca non sussiste più, essi mantengono vivo il ricordo del Primo Periodo Intermedio, assurto a simbolo del caos da cui l'ordine da loro istituito avrebbe salvato il regno. La legittimazione del potere è ora cercata non soltanto nella pacificazione del paese e nella garanzia del benessere dei sudditi, ma anche in un'opera di colonizzazione in grande stile. La Nubia è annessa al territorio del regno sino alla seconda cateratta e tenuta in scacco attraverso un imponente sistema di fortificazioni; il Fayyum è bonificato con un ingegnoso sistema di chiuse.

La XII dinastia introduce nell'antico meccanismo di reclutamento di funzionari fedeli un nuovo sistema educativo, la scuola di corte, che rappresenta il più importante contesto istituzionale di sistematizzazione e trasmissione del sapere. A quest'epoca risalgono i più antichi manoscritti di medicina e matematica. Con la XII dinastia l'Egitto conosce un periodo di straordinaria fioritura culturale. Negli anni seguenti le produzioni letterarie di quest'epoca assurgeranno al rango di classici, la lingua del Medio Regno sarà coltivata come lingua sacrale sino alla fine della storia dei faraoni e l'arte arcaizzante della ben successiva Età Tarda (VIII-IV sec.) si rifarà in larga misura allo stile del periodo maturo della XII dinastia. Nella produzione artistica e letteraria del Medio Regno i posteri hanno visto l'espressione più alta ed eternamente valida di tutta la cultura egizia.

Verso la fine del XVIII sec. e nel corso del XVI si ha una nuova epoca di confusione, il cosiddetto Secondo Periodo Intermedio (1640-1540): a est del Delta s'infiltrano diverse tribù asiatiche che riescono a imporre la loro signoria sull'Egitto come XV e XVI dinastie (1640-1525), organizzando il territorio in base a un nuovo sistema di vassallaggio. Il regno si disgrega nuovamente in una serie di dinastie locali che sono tenute a pagare un tributo ai 're stranieri' o 're dei paesi stranieri' (è questo il significato del vocabolo egizio tradotto dai Greci col termine hýksos). Il Secondo Periodo Intermedio tuttavia non può essere considerato un momento di decadenza culturale, come attestano gli importanti documenti, in particolare testi scientifici: per esempio, risalgono a questa epoca per la medicina il papiro Ebers e per la matematica il papiro Rhind. La XVII dinastia (1640-1540) riesce a realizzare la 'liberazione' dell'Egitto; la successiva XVIII dinastia (1540-1293) fonda un impero che, adottando il modello degli Hyksos, costituisce una serie di piccoli Stati nell'Asia Minore sin oltre Biblo e riconquista la Nubia sino alla quarta cateratta, facendone un viceregno. L'ampliamento dei confini politici segna altresì una trasformazione dell'immagine del mondo. Al posto di un'immagine dell'Egitto che corrisponde al mondo ordinato circondato dal caos, si va sostituendo l'idea che esista una pluralità di popoli, con i quali gli Egizi devono coesistere, sia pure in una posizione di privilegio, tutti creati e mantenuti in essere dal dio Sole. La religione del Sole acquista un'importanza crescente, portando a una crisi del politeismo che culminerà con la rivoluzione di Akhenaton e con il trasferimento della capitale ad Akhetaton (oggi el-Amarna, 1356-1336). La religione tradizionale è abolita, i suoi templi sono chiusi, i suoi culti sono proibiti; al suo posto è istituito il culto esclusivo e dunque monoteistico di un nuovo dio, Aton (disco solare). Dopo la morte di Akhenaton la nuova religione sarà anch'essa ben presto abolita, perseguitata e dimenticata, ma le dispute religiose sulla concezione del mondo, sul problema dell'unicità o della pluralità della divinità, sul rapporto tra creazione e potere temporale, sul ruolo del sovrano e sul destino dopo la morte trovano espressione in innumerevoli testi, in particolare negli Inni solari, e fanno del Nuovo Regno (1540-1076) un'epoca di rigogliosa fioritura della teologia egizia.

I Testi oltremondani costituiscono un corpus dottrinario che, sebbene non sia nato nel Nuovo Regno, è documentato in quest'epoca nella forma in cui perlopiù si è conservato sino a noi, ossia come decorazione parietale delle tombe dei re. Si tratta di descrizioni del viaggio del Sole da oriente a occidente in figure e testi che codificano la cosmologia dell'epoca. Anche in queste composizioni entrano in gioco le dispute del tempo; dopo l'epoca di Amarna il 'classico' testo dell'oltretomba, l'Amduat, è affiancato da una serie di altri testi del genere. Poiché queste composizioni sono presenti soltanto nelle tombe dei re, rigorosamente inaccessibili, si ha l'impressione che si tratti di una tradizione dottrinale segreta. Tale impressione è rafforzata dal contenuto dei testi, che hanno per oggetto le conoscenze di cui deve disporre il sovrano per governare il corso del Sole e quindi il mondo; rientra in quest'ambito il Rituale delle ore, che accompagna il corso del Sole nelle ventiquattr'ore nei templi dedicati all'astro. Eliopoli, con il suo culto del Sole, può essere considerata la vera patria di questa tradizione cosmologico-cosmografica. Il corrispettivo per le sepolture comuni di questa letteratura funeraria riservata alle tombe reali è costituito dal cosiddetto Libro dei morti, una raccolta di formule, preghiere, inni, rubriche magiche e cerimoniali, non più incisi sui sarcofagi, come accadeva nel Medio Regno, ma scritti su rotoli di papiro. A ciò si accompagna una riduzione del corpus testuale a circa 190 capitoli o rubriche, di cui i vari papiri presentano ciascuno una particolare selezione.

Al periodo della XIX e della XX dinastia (1293-1076), noto come 'epoca ramesside', risalgono le principali fonti della tradizione scientifica egizia classica: testi di matematica, medicina, magia, teologia, geografia, cosmografia, amministrazione e diritto. Questa fioritura delle scienze va ricollegata al moltiplicarsi delle scuole, che ora non sorgono più soltanto nella capitale, ma sono annesse anche alle principali istituzioni amministrative della provincia e soprattutto ai templi.

La fine del Nuovo Regno (1076) coincide con la fine dell'Età del Bronzo e con il disgregarsi dell'impero a seguito delle migrazioni dei 'Popoli del Mare' e di varie crisi interne. La perdita dell'unità politica dell'Egitto segna l'avvento del Terzo Periodo Intermedio (1080-712). Nel Sud si forma uno Stato capeggiato dal gran sacerdote di Amon di Tebe, una teocrazia diretta in cui la divinità governa attraverso le decisioni degli oracoli, mentre a nord Tanis diventa la capitale di un regno autonomo (XXI-XXIV dinastia). Il ceto dominante è rappresentato ora dai Libici, i quali però sono via via assimilati culturalmente, cosicché per questo periodo non si può parlare di una vera e propria dominazione straniera. Assieme all'unità del regno scompare anche l'ideale faraonico del potere centrale, lasciando il posto a un modello di poliarchia, chiaramente ispirato alla Libia, che Erodoto in seguito definirà 'dodecarchia', cioè 'governo di dodici'. Il tentativo a opera del principe di Sais di riunificare il paese sotto il suo imperio (XXIV dinastia, 724-712) provoca l'intervento del principe del regno nubiano di Napata; la guerra che ne scaturisce si concluderà con l'assoggettamento di tutti i principi sotto la reggenza nubiana (XXV dinastia, 712-664): inizia l'Età Tarda (712-332).

Gli Assiri, che nel 722 avevano annientato il regno settentrionale di Israele, si spingono ora anche verso l'Egitto, distruggono Menfi e Tebe, cacciano i Nubiani e obbligano i sovrani locali libici ed egizi a pagare un tributo. Nel 664 Psammetico I riuscirà però a liberare il paese fondando la XXVI dinastia, che segna un nuovo periodo di prosperità dell'Egitto: l'epoca saita (664-525), considerata il 'Rinascimento' della cultura egizia, anche e soprattutto per quanto riguarda la scienza. Il desiderio di far rivivere l'antica grandezza stimola un intenso studio delle fonti del passato. L'arte dell'Antico, del Medio e del Nuovo Regno (sino ad Amenhotep III) è presa a modello per sculture e bassorilievi; intere pareti di monumenti di epoche passate sono fedelmente copiate e gli stili più antichi sono imitati con tale perfezione che le datazioni arrivano ad avere un margine di incertezza di 1000-1500 anni. Lo stesso vale per le iscrizioni, che riproducono non soltanto il lessico e la grammatica, ma anche la paleografia delle epoche passate con una precisione che induce all'inganno, attestando altresì l'esistenza di una conoscenza e una coscienza storiche altamente sviluppate. Il Libro dei morti diviene oggetto di un'accurata recensione filologica: dal corpus di capitoli o di rubriche è estratta una selezione normativa, è fissata la successione canonica dei capitoli e, sulla base di un confronto del maggior numero possibile di lezioni, è definito un testo canonico, di cui sono accolte tra parentesi le varianti più importanti. Si sviluppa così una tradizione filologica che dalla fine del VI sec. dà luogo a traduzioni in neoegizio e in demotico, nonché a glosse e commentari. Il centro di gravità dell'attività culturale si va intanto spostando nei templi che, dopo la perdita della sovranità politica sotto le dominazioni persiana (525-404 e 343-332), macedone (332-30) e romana (dal 30 a.C.), diventano gli unici depositari della cultura egizia classica. I sacerdoti dell'epoca padroneggiano quattro sistemi di scrittura completamente diversi: il geroglifico, ossia la scrittura delle epigrafi, che con l'introduzione di un'enorme quantità di nuovi segni assurge al rango di un'arte di sommo livello; lo ieratico, una forma corsiva della scrittura geroglifica usata per i testi religiosi; il demotico, una scrittura ancora più corsiva usata per riprodurre la lingua parlata, per i documenti e la letteratura dell'epoca; infine, il greco.

Allorché il tempio diventa il fulcro della cultura egizia si assiste a una rinascita delle tradizioni scientifiche. Accanto alle opere liturgiche, le biblioteche dei templi accolgono testi scientifici di tutti i generi. Nella sua descrizione di una processione di libri Clemente Alessandrino ci dà un'idea sulla composizione della biblioteca di un tempio. Tra i testi menzionati figurano: un libro di inni agli dèi; un libro sulla biografia del re; quattro libri di astrologia (sull'ordine delle stelle fisse; sulla posizione del Sole, della Luna e dei cinque pianeti allora conosciuti; sulle congiunzioni e sulle fasi del Sole e della Luna; sull'ora in cui sorgono le stelle); dieci libri in scrittura geroglifica che trattano di cosmografia e di geografia dell'Egitto e del Nilo, nonché di questioni attinenti al tempio, quali la sua costruzione, i suoi possedimenti, il suo approvvigionamento, il suo arredamento; dieci libri sull'educazione e sull'arte sacrificale, contenenti precetti e massime morali, inni, preghiere, descrizioni dei riti sacrificali e delle offerte di primizie, delle processioni e delle feste; dieci libri in ieratico sulle leggi, sugli dèi e sull'iter educativo dei sacerdoti; sei libri di medicina, dedicati alla struttura del corpo, alle malattie, agli strumenti, ai farmaci, alle malattie degli occhi e alle malattie femminili (Clemente Alessandrino, Stromata, VI, 4). Tale elenco trova riscontro in alcuni cataloghi di iscrizioni di templi, nonché nei reperti delle biblioteche annesse ai templi, in particolare quelli di Elefantina, Tebtunis e Soknopaiou Nesos (Dinai).

Nell'età tardoantica si sviluppa una ricca letteratura in lingua greca in parte di argomento religioso-filosofico, in parte legata alla tradizione ermetica magico-alchemica, i cui testi, a quanto vi si afferma, sono traduzioni da originali egizi. Per quanto riguarda la magia, i parallelismi demotici e copti sono evidenti, ma anche per la filosofia ermetica emergono chiare corrispondenze nella lingua demotica.

Vi sono fondamentalmente due modi di scrivere una storia del sapere scientifico prima dello sviluppo della scienza vera e propria. Il primo consiste nel descrivere ciò che le società dell'epoca intendono e tramandano come 'scienza'; il secondo cerca di delineare una preistoria di tutto ciò che in seguito, all'epoca della scienza vera e propria, verrà definito tale. Finora è stato sempre adottato il secondo approccio. Da questa prospettiva alquanto limitata la preistoria della scienza s'identifica con i primi sviluppi della medicina, della matematica e dell'astronomia. In questo modo sono del tutto ignorati gli altri ambiti che per la cultura dell'Antico Egitto formavano l'universo del sapere. La concezione evoluzionistica postula in genere un passaggio dal mito al lógos, dall'agire magico all'agire razionale: in realtà si verifica esattamente il contrario. Gli aspetti magici, mitici e mistici del sapere conoscono un particolare rigoglio persino nel sincretismo ellenistico e nella Tarda Antichità, e vengono in seguito recuperati e valorizzati dal Rinascimento europeo. Per questo è importante prendere in considerazione tutti quegli ambiti che nell'Antico Egitto formavano l'universo del sapere: oltre alla medicina, alla matematica e all'astronomia, anche l'onomastiká (la disciplina che s'occupa dell'ordine dei concetti e della loro rappresentazione geroglifica), la cosmologia, con particolare riguardo all'aldilà, la teologia, l'etica (vale a dire le norme della vita sociale), la mantica (che peraltro nella cultura egizia, rispetto a quella babilonese, ha un'importanza relativamente marginale), la geografia, la geologia, l'arte della mummificazione, la decorazione dei templi, l'annalistica, la grammatica e molti altri ancora, che sono considerati rami fondamentali del sapere, cui sono dedicati trattati e manuali.

Ciò che differenzia le scienze egizie da quelle greche è un radicale mutamento strutturale del sapere, che consiste nel passaggio dall'orientamento verso gli oggetti a quello verso il pensiero scientifico, come dire dalla curiosità pratica a quella scientifica. In Egitto il sapere resta costantemente legato alle esigenze pratiche del culto o dell'amministrazione. È un sapere concreto, pratico, privo di distanza critica dagli elementi mitici e speculativi. Tale differenza era fortemente percepita già dagli stessi Greci. Platone definisce il popolo greco philomathés, amante della conoscenza, mentre il popolo egizio è philochrḗmaton, amante del profitto (Respublica, 435 e). Erodoto, dal canto suo, si stupisce che gli Egizi non siano interessati alle cause delle piene del Nilo:

Sulla natura del fiume non riuscii a ottenere nessuna informazione, né dai sacerdoti né da alcun altro. Ecco ciò che volevo sapere da loro: perché il Nilo scorra in piena a partire dal solstizio d'estate per cento giorni; quindi, toccato il numero di questi giorni, esso si ritiri indietro abbassando le acque, così da mantenersi modesto per tutto l'inverno fino al ritorno del solstizio d'estate. A questo riguardo, dunque, non potei sapere nulla da nessuno degli Egizi, quando domandavo loro quale forza abbia il Nilo per comportarsi all'opposto degli altri fiumi. (Historiae, II, 19)

Erodoto considera come uno scherzo la risposta datagli da un sacerdote di Sais, secondo cui il Nilo nascerebbe tra due monti dalle alte vette situati tra Assuan ed Elefantina, di nome Krofi e Mofi; da qui una parte delle acque scorrerebbe verso nord, una parte verso sud. Questo aneddoto illustra il profondo contrasto tra il pensiero greco e quello egizio. Dal punto di vista dei Greci e delle scienze occidentali sviluppatesi dalla cultura greca il sapere dell'Antico Oriente appariva strano e destinato a cadere nell'oblio.

Bibliografia

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Grimal 1988: Grimal, Nicolas, Histoire de l'Égypte ancienne, Paris, Fayard, 1988 (trad. it.: Storia dell'Antico Egitto, Roma-Bari, Laterza, 1990).

Kemp 1989: Kemp, Berry J., Ancient Egypt. Anatomy of a civilization, London-New York, Routledge, 1989.

Trigger 1983: Trigger, Bruce G. [et al.], Ancient Egypt. A social history, Cambridge-New York, Cambridge University Press, 1983 (trad. it.: Storia sociale dell'antico Egitto, Roma-Bari, Laterza, 1989).

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