DI BLASIO, Scipione

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 39 (1991)

DI BLASIO, Scipione

Stefano Caviglia

Nacque a Casacalenda (Campobasso) il 26 ott. 1834 da Francesco Saverio e Isabella Vincelli. Compiuti i primi studi nella città natale, frequentò il collegio Sannitico di Campobasso e il seminario di Nola, recandosi infine a Napoli a studiare legge. Prese parte al movimento per l'unificazione italiana, e nel 1860 era arruolato a Napoli nel corpo delle guardie nazionali a cavallo.

Nel 1862 fu eletto consigliere provinciale del mandamento di Casacalenda. In tale veste si recò a Torino nel 1864 per sostenere presso il governo il progetto relativo alla linea ferroviaria Termoli-Campobasso-Benevento. Di questioni ferroviarie, riguardanti non solo la sua regione ma anche l'intero servizio nazionale, si occuperà frequentemente durante la lunga carriera parlamentare, partecipando in modo determinante a diverse commissioni dal 1874 al 1887.

Nel 1865, appena raggiunta l'età minima consentita, era stato eletto deputato dal collegio elettorale di Larino per la IX legislatura, e rieletto consecutivamente fino alla XIII, quando si presentava nel 1º collegio di Campobasso, elettovi dalla XIV alla XVIII.

Nei trent'anni di Parlamento fu sempre con la Sinistra, sebbene non risparmiasse critiche, anche aspre, per le aspettative deluse, per le divisioni interne e i personalismi che ne segnarono l'azione dopo il 1876. Ricoprì la carica di questore della Camera dal 1876 al 1879, dimettendosene con la motivazione di non poterne più adempire con solerzia e assiduità le funzioni.

Incarichi di primo piano gli vennero offerti più volte dai principali esponenti della Sinistra avvicendatisi in quegli anni alla presidenza del Consiglio. Nel 1877 rifiutò il segretariato generale al Tesoro nel governo Depretis-Crispi, perché non confacente ai suoi studi ed alle sue tendenze. Nel 1878 B. Cairoli lo invitò ad assumere il ministero dei Lavori pubblici e ne ebbe anch'egli un rifiuto. Il D. era considerato un'autorità in fatto di lavori pubblici, materia che aveva approfondito anche con numerosi viaggi all'estero. Fu eletto nel 1879 a presiedere la commissione per lo studio e la discussione della legge sulle ferrovie complementari in sostituzione di A. Depretis, chiamato alla presidenza del Consiglio.

In questa posizione poté difendere con forza la necessità di esecuzione della linea Termoli-Benevento (votata nel 1865, confermata nel 1870, entrata in esercizio nel 1883). Si deve in gran parte al suo impegno, come vicepresidente nel 1887 della commissione d'esame della legge per la concessione di nuove linee ferroviarie, anche la costruzione della linea Isernia-Campobasso, inizialmente non compresa nel progetto di legge del ministro G. Saracco. È del 29 nov. 1884 un suo importante intervento alla Camera a favore dell'esercizio e della proprietà pubblici del sistema ferroviario, con una dettagliata esposizione dei vantaggi per lo Stato e per la collettività.

Le sue riserve sulla politica trasformista lo avevano indotto a rifiutare il segretariato generale al ministero dei Lavori pubblici, offertogli da Depretis nel 1883. Non era comunque fra gli avversari di quest'ultimo: come il D. stesso precisava, la sua posizione era di completa indipendenza e di estraneità alle fazioni che dividevano la Sinistra.

Un rapporto di particolare stima e riconoscenza lo legava a F. Crispi, che era stato presidente della Camera quando egli ne era questore. Questi lo indusse ad accettare il sottosegretariato ai Lavori pubblici, ministro G. Finali, nel governo da lui presieduto nel 1889, incarico che il D. mantenne fino alla caduta del governo, nel 1891. In quello stesso anno era eletto presidente della commissione per la concessione dell'esercizio delle linee marittime.

Nel 1893 era stato proposto ministro delle Poste e dei Telegrafi nel governo Zanardelli, che non andò in porto sia per la fama di difensore accanito delle libertà statutarie sia per la simpatia per l'irredentismo attribuite al designato presidente del Consiglio.

L'attività di deputato del D. continuò, con la partecipazione a giunte e commissioni, finché uscì battuto nelle elezioni della primavera 1895.

Il 25 ott. 1896 era nominato senatore per la terza categoria, e convalidato il 1º dicembre.

Morì a Napoli l'11 genn. 1901.

Utili documenti sono i discorsi: S. Di Blasio agli elettori del Collegio di Larino, Campobasso 1874; Discorso pronunciato ... agli elettori di Larino il 12 nov. 1879, Roma 1879; Discorso pronunciato ... nella tornata del 29 nov. 1894, estratto dagli Atti parlamentari.

Fonti e Bibl.: Necrol. in Atti parlamentari, Senato, XXI legislatura, p. 839, e in La Tribuna, 13 genn. 1901. Si vedano anche Le carte di A. Bertani, Milano 1962, p. 961. Inoltre S. Sapuppo Zanghi, La XV legislatura, Roma 1884, p. 137; T. Sarti, Il Parlamento italiano nel cinquantenario dello Statuto, Roma 1898, pp. 233 s.; G. Masciotta, Il Molise dalle origini ai nostri giorni, Cava dei Tirreni 1952, IV, pp. 95 ss.; T. Sarti, Il Parlamento subalpino e nazionale, Terni 1890, pp. 397 s.; A. Malatesta, Ministri, deputati, senatori dal 1848 al 1922, Milano 1940, I, pp. 362 s.

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