LANCELLOTTI, Scipione

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 63 (2004)

LANCELLOTTI, Scipione

Filippo Crucitti

Nacque a Roma a metà del XV secolo dal ramo di un'eminente famiglia siciliana di origine francese giunta a Roma qualche anno prima della sua nascita. Fu probabilmente figlio di Giovanni, speziale di cui è attestata la residenza nel rione Ponte nel 1470, e di sua moglie Maddalena.

Nel 1477 sposò Ippolita Casali, che possedeva alcune case nel rione Ponte e apparteneva a una illustre famiglia della nobiltà romana. Ebbe quattro figli: Laura, la primogenita, sposa di Burgundio Ceuli Griffi; Orazio, il secondogenito, che fu abbreviatore delle lettere apostoliche nel 1520, consigliere del rione Ponte nel 1530 e nel 1547, protomedico generale negli anni 1531, 1537, 1547 e 1556, conservatore nel 1533, medico del conclave che elesse Paolo III nel 1534, marito di Antonina d'Aragona e padre di Scipione, futuro cardinale (1583); quindi Aurelio, infine Lancellotto, cameriere di Leone X nel 1514-16, maresciallo del rione Ponte nel 1544 e nel 1548, canonico di S. Giovanni in Laterano nel 1546, referendario delle due Segnature, luogotenente a Fermo nel 1562, governatore di Ascoli nel 1564, vescovo di Rossano dal 1573 alla sua morte, avvenuta nel 1580.

In un periodo di grave decadenza dello Studium Urbis il L. scelse, come altri giovani romani, di completare i suoi studi a Pisa. Negli anni 1478-80 frequentò l'Università di quella città conseguendo, nel 1480, il titolo di artium et medicinae doctor. A Roma abitò nel rione Ponte e vi si radicò sempre di più con l'acquisto di numerosi immobili sulla cui area successivamente sorse il palazzo Lancellotti. Una casa in via dei Coronari gli fu venduta, il 2 nov. 1491, da una certa Lucrezia Mazzei. Nel 1483 divenne lettore ordinario di medicina teorica all'Università di Roma con l'incarico di tenere le lezioni di sera (i lettori ordinari insegnavano nei giorni feriali, quelli straordinari nei giorni festivi, e i corsi si svolgevano sia di mattina sia di sera). La sua retribuzione, che nel primo anno era stata di 20 fiorini per "terzeria" (cioè per trimestre), aumentò fino a 40 fiorini nel 1494 e a 56 nel 1495-96. Verso la fine del maggio 1497 fu perito di parte in un processo della Sacra Rota.

Si trattava della vertenza per l'eredità di Berto Berti, banchiere toscano in Roma, che in punto di morte aveva disposto una serie di legati, due dei quali, di 1000 ducati ciascuno, in favore di due suoi nipoti, e un altro, di 500 ducati, in favore di Niccolò Machiavelli, che aveva lavorato alle sue dipendenze. I fratelli del Berti, suoi eredi, dichiararono nulle le disposizioni testamentarie; i legatari si rivolsero alla giustizia e il loro procuratore, Antonio Morfi da Fermo, citò, fra i numerosi periti e testimoni, anche il L., medico di grande reputazione. Curiosamente, il 5 ottobre dell'anno successivo, il L. ricomparve in un altro atto dello stesso processo, ma stavolta come perito della parte avversa.

Nel 1503 fu medico del conclave che elesse Pio III e fu poi, sempre come medico, tra i familiares del papa. Nello stesso anno, al conclave che elesse Giulio II, fu al servizio del cardinale spagnolo Francesco di Sprata, vescovo di León. Fu medico di Giulio II, che nell'agosto del 1511 si trovò in pericolo di vita.

Il papa, debilitato da ripetuti attacchi febbrili e da problemi intestinali, aveva deciso di non seguire più il consiglio dei medici, rifiutava ogni sorta di cibo e peggiorava a vista d'occhio; la situazione era talmente grave che gli fu somministrato il viatico e furono raccolte le sue ultime disposizioni. Il ruolo del L. in quel frangente fu oggetto di molte narrazioni, secondo le quali riuscì a convincerlo a rompere il digiuno offrendogli una pesca. Si racconta che dopo qualche giorno il papa migliorò e verso la fine di agosto era quasi del tutto guarito.

La reputazione del L. nel campo della medicina e i suoi incarichi presso la corte pontificia gli facilitarono l'accesso al governo capitolino: nel 1510 fu nominato conservatore, la carica più importante cui poteva aspirare un cittadino romano.

Nel 1513 fu medico del conclave che elesse Leone X. L'11 aprile partecipò alla fastosa presa di possesso della basilica lateranense da parte del nuovo papa e gli furono assegnate dalla Camera apostolica dieci canne di velluto cremisi per il vestito da indossare nell'occasione, tre in più rispetto a quelle che gli sarebbero spettate, in considerazione del fatto che era notevolmente obeso. La sua fama di medico e di insegnante doveva essersi ulteriormente accresciuta se nel 1514 faceva ancora parte del corpo docente dell'Università con una retribuzione annua di 500 fiorini, superata solo da quella di Arcangelo da Siena, anch'egli professore di medicina, che ne percepiva 530.

Il L. fece parte della corte di Leone X. Il ruolo degli anni 1514-16 lo cita, insieme con il figlio Lancellotto, tra i camerieri del papa. Nel 1515 divenne abbreviatore delle lettere apostoliche e segretario del pontefice. Fu umanista e poeta in latino e fece parte della cerchia letteraria di Leone X. Il medico e letterato contemporaneo Francesco Arsilli, nel suo poemetto in esametri latini De poetis urbanis (vv. 177-180), lo annovera tra i poeti romani del suo tempo. La sua opera poetica tuttavia, probabilmente troppo legata all'improvvisazione e all'occasione, non ha lasciato traccia.

Il L. morì nel 1517 e fu seppellito in S. Salvatore in Lauro.

La data del 1527, proposta da alcuni, sarebbe in contraddizione con un censimento effettuato tra il novembre 1517 e il marzo 1518, che registrò nella parrocchia di S. Trifone, vicino alla chiesa di S. Agostino, "una casa de herede de maystro Scipio medico" in cui abitavano e svolgevano la loro attività due fornai francesi, tali Iacobo e Nicolò.

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