SIMONETTA, Scipione

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 92 (2018)

SIMONETTA, Scipione

Andrea Terreni

– Nacque a Milano, presumibilmente verso la fine del 1524, da Alessandro, collaterale generale del Ducato, e da Antonia Castiglioni.

Appartenne alla terza generazione dei Simonetta originari della Calabria e da decenni assai ben inseriti nell’élite sociale milanese, con esponenti familiari collocati in posizioni apicali nella gerarchia ecclesiastica e significative presenze nel S. Collegio. Alessandro, suo padre, era figlio di Giovanni, segretario ducale e storico dell’età sforzesca, a sua volta fratello di Francesco, detto Cicco, primo segretario e cancelliere di Francesco I Sforza. Nel gennaio del 1526 Alessandro fu creato conte palatino da Carlo V, privilegio esteso dall’imperatore anche ai suoi discendenti. Nel 1530, alla scomparsa del cugino Francesco Maria Simonetta, con l’estinzione della discendenza diretta del ramo di Cicco, venne concesso da papa Clemente VII il feudo di Torricella nel Parmense ad Alessandro e alla sua stirpe, unitamente ai Simonetta di Parma.

Quando il padre morì Scipione, ancora bambino, venne affidato assieme ai suoi fratelli più piccoli alle cure della madre e dello zio Bartolomeo Simonetta. Tra gli zii paterni di Scipione si richiama anche il nome di Giacomo Simonetta, cardinale per volontà di papa Paolo III. Tra i fratelli di Scipione, si ricordano, in particolare: Alessandro (figlio postumo), protonotario apostolico, abate commendatario di S. Barnaba in Gratosoglio, nunzio a Napoli; Giovanni, vescovo di Lodi dal 1537; Giulio, vescovo di Pesaro dal 1560; Ludovico, inizialmente vescovo di Pesaro, poi creato cardinale da Pio IV (1561), residente a Roma con importanti incarichi curiali.

Facendo seguito a una tradizione familiare di cursus studiorum già ampiamente praticata nel corso della precedente generazione, anche Scipione ricevette una formazione giuridica, iniziando a frequentare lo Studio pavese sul finire degli anni Quaranta. Nell’aprile del 1549, coinvolto a Pavia in una rissa conclusasi con il grave ferimento di alcuni studenti, venne giudicato colpevole, per giunta con l’aggravante «de la prima evaginatione» (Archivio di Stato di Milano, Famiglie, cart. 176, f. Simonetta, supplica di Giovanni Simonetta a Ferrante Gonzaga, 29 giugno 1552, Milano), espulso dall’ateneo e, poco dopo, condannato in contumacia. Trascorse pertanto alcuni anni a Bologna, proseguendo gli studi presso quella Università, dove peraltro in precedenza un suo zio Bernardino era stato lettore di diritto canonico. Solo negli ultimi mesi del 1552, in seguito all’intervento diretto del fratello Giovanni, vescovo di Lodi, presso Ferrante Gonzaga, allora governatore, Scipione ottenne la grazia e la contestuale riammissione all’ateneo pavese, dove si addottorò.

Nel 1555 sposò Margherita Brivio, figlia del senatore Dionigi, di antica stirpe patrizia milanese, e dal matrimonio nacquero otto figli: Antonia, Chiara, Francesco (poi vescovo di Foligno e nunzio apostolico in Polonia), Gerolamo, Giovanni, Isabella, Ottavio, Pio.

Da rilevare, tra le altre cose, il solido legame stabilitosi tra Simonetta e il cognato Sforza Brivio, entrambi assai attivi fin dagli anni giovanili nell’ambito delle magistrature cittadine milanesi e destinati a significativi incarichi pubblici e importanti missioni nell’ambito dei territori della Monarquìa. Altrettanto particolarmente significativo appare il rapporto cordiale – e a tratti persino confidenziale – che intrattenne a Milano nei decenni con Carlo Borromeo.

Risiedette a Milano, nel palazzo di famiglia, nel sestiere di Porta Nuova, nella parrocchia di S. Giovanni alle Quattro Facce.

Nel 1554 venne ascritto al Collegio dei nobili giureconsulti e, un biennio dopo, fu eletto vicario di Provvisione, avviando così una brillante carriera negli organi amministrativi e di governo della Civitas mediolanensis. Nel 1558 fece il suo ingresso nel Consiglio dei sessanta decurioni della città di Milano. L’anno dopo venne inviato con Alessandro Castiglioni e Francesco della Torre presso Filippo II, allo scopo di porgere al sovrano le felicitazioni dei milanesi per la pace da poco stipulata con la Francia, e pure nel tentativo di ricercare qualche beneficio fiscale per la città. L’abilità mostrata nella conduzione degli affari per conto del Consiglio dei sessanta contribuì al consolidamento della sua posizione, accrescendone il credito e la fama. Filippo II il 24 novembre 1560 lo volle ammettere nel prestigioso Senato. Anche nel ruolo senatorio partecipò ad ambascerie e missioni: ad esempio, nel 1561 fu (con Francesco Bossi, Carlo Visconti e Francesco della Torre) legato milanese a Pio IV per congratularsi dell’elezione del milanese cardinale Medici al pontificato.

Dalla fine degli anni Sessanta l’impegno di Simonetta nell’ambito della massima magistratura collegiale dello Stato di Milano s’intensificò ulteriormente, con conseguente maggiore attenzione e considerazione nei confronti della sua persona negli ambienti della corte regia. In una consulta del settembre 1569 venne indicato (accanto a Camillo Castiglioni e Danese Filiodoni) nella terna di nomi proposti per il ruolo di presidente del Magistrato straordinario, nel caso in cui il sovrano avesse proceduto alla nomina dell’allora presidente Giovanni Battista Rainoldi alla presidenza del Senato (per la morte di Gabriele Casati).

Fin dal 1576 Simonetta fu inoltre considerato adeguato a ricoprire il delicato ruolo di reggente milanese presso il Supremo Consejo de Italia. Infatti, in occasione delle consulte che in quel frangente si svolsero, il suo nome ebbe occasione di rientrare, ottimamente referenziato, già una prima volta nel novero dei nominativi (assieme a Sigismondo Picenardi e a Camillo Porro, anch’essi membri del Senato) che da parte milanese vennero sottoposti al giudizio del sovrano, per procedere appunto alla scelta della figura del nuovo reggente, carica lasciata poco tempo prima vacante da Giulio Claro. Paventando a corte una possibile ricusazione del ruolo da parte di Filiodoni, ritenuto in prima battuta il più idoneo per la reggenza, a Milano e a Madrid si pensò subito, in via subordinata, a Simonetta: «y para en caso que el Filidon no aceptasse, paresce que de los nombrados el mas aproposito es el Senador Simoneta, hermano del Cardenal Simoneta, que murìo, ya por las buenas partes que concurren en su persona, al qual se le podria ordenar que venga quando el Filidon no se dispusiere aello» (Archivo general de Simancas, Secretarías provinciales, legajo 1793, c. 106, consulta del 15 gennaio 1576). Dopo alcuni mesi di incertezza, la reggenza venne infine effettivamente assegnata a Filiodoni, che accettò la carica. Simonetta, assai stimato e giudicato «buen letrado», nel novembre del 1576 venne preso ancora in considerazione in altra terna di nominativi (ancora assieme ai senatori Picenardi e Porro), in questo caso per procedere alla nomina del nuovo presidente del Magistrato delle entrate straordinarie, vacante appunto per il passaggio di Filiodoni dalla presidenza del Minor Magistrato alla reggenza a Madrid.

Tuttavia, non trascorse un triennio completo e la partita per il seggio milanese nel Consejo de Italia si riaprì di nuovo, nel momento in cui Filiodoni venne rimandato a Milano, con la nomina a gran cancelliere. Immediatamente vennero riprodotte ottime valutazioni nei confronti di Simonetta (ottobre 1579), e nelle consulte dei primi mesi del 1580, valutando la terna delle personalità che il governatore da Milano aveva trasmesso a Filippo II per la scelta del nuovo reggente (Galeazzo Brugora, Picenardi e Simonetta), si convenne che il più idoneo fosse senza dubbio quest’ultimo, «por su integridad, bontad y otras partes», chiosando inoltre, significativamente, «no embargante que es gotoso, però hombre que no por esto deja de trabajar» (ibid., c. 188, consulta del 30 giugno 1580).

Solo verso la fine del 1581 Simonetta lasciò Milano partendo per la Spagna, per insediarsi operativamente, dal gennaio 1582, nel suo seggio al Consejo de Italia. Numerose e continuative sono le tracce documentarie sulla sua attività in seno al Consejo nel corso del biennio 1582-83. Accanto agli affari collegati al suo ufficio, supplicò e ottenne dal sovrano un ruolo da cappellano presso la Capilla Real per Giovanni, suo figlio. In quel medesimo periodo anche un altro suo figlio, Ottavio, si trovava in Spagna, studente all’Università di Salamanca.

Il suo stato di salute si aggravò sul finire del 1583 e l’infermità lo condusse in breve tempo al decesso, avvenuto a Madrid l’11 gennaio 1584. La sua salma venne collocata nella cripta della chiesa dell’Hospital de los Italianos a Madrid.

Un particolare aspetto degli interessi di Simonetta tramandatosi in ambito erudito è rappresentato dalla sua competenza e passione nella botanica: grande fama ebbe infatti a Milano il suo giardino e orto botanico, dove raccolse con cura molte specie vegetali anche di provenienza esotica.

Fonti e Bibl.: Archivo general de Simancas, Secretarías provinciales, legajo 1792, consulta del 30 settembre 1569; legajo 1793, consulte del 15 gennaio 1576, 3 ottobre 1579, 30 giugno 1580; legajo 1794, 9 maggio 1584; libro 1335, cc. 97v-98r, 24 novembre 1560, Toledo; Madrid, Archivo Histórico de Protocolos, protocolo n. 830, c. 46rv; Archivio di Stato di Milano, Atti dei Notai, cart. 8032, notaio Lodovico Varesi q. Stefano, atto n. 9252, 16 marzo 1555, Milano; cart. 13556, notaio Giovanni Antonio Sola q. Alessandro, atto n. 373, 17 dicembre 1561, Milano; cart. 18296, notaio Giovanni Battista Carcani q. Giovanni Pietro, atto n. 421, 3 marzo 1581, Milano; Atti di Governo, Araldica, Parte Antica, cart. 120 bis, f. Simonetta; Atti di Governo, Finanza Reddituari, cart. 754, 23 settembre 1581; Atti di Governo, Uffici Giudiziari, Parte Antica, cart. 189, f. Simonetta Scipione; Dispacci Reali, cartt. 30, 31; Famiglie, cart. 176, f. Simonetta, supplica di Giovanni Simonetta a Ferrante Gonzaga, 29 giugno 1552, Milano; Registri delle Cancellerie dello Stato, s. XXII, n. 26, c. 234r, 20 febbraio 1581, Milano; Milano, Archivio storico civico e Biblioteca Trivulziana, Archivio Barbiano di Belgiojoso d’Este, cart. 27, missiva di Scipione Simonetta a Filippo d’Este, 12 gennaio 1571, Milano; missiva di Filippo d’Este a Scipione Simonetta, 16 marzo 1572, Torino; Dicasteri, cart. 13, Ordinazioni dei Sessanta: 3 ottobre 1558, 13 maggio 1559, 2 gennaio 1560; Archivio storico diocesano, Visite Pastorali, S. Fedele, vol. LX; Veneranda Biblioteca Ambrosiana, Epistolario di San Carlo Borromeo, P.19 inf. 257, missiva di Carlo Borromeo a Scipione Simonetta, 4 dicembre 1580, Brescia; P.23 inf. 439, missiva di Carlo Borromeo a Scipione Simonetta, 24 dicembre 1583, Milano; F.153a inf. 223, missiva di Scipione Simonetta a Carlo Borromeo, 24 novembre 1580, Milano; F.162 inf. 144, missiva di Scipione Simonetta a Carlo Borromeo, 4 aprile 1583, Madrid; Títulos y privilegios de Milán (siglos XVI-XVII), a cura di A. González Vega - A.M. Díez Gil, Valladolid 1991, p. 337, n. 4038; Alberi genealogici delle case nobili di Milano. Edizione del manoscritto di proprietà della Società Storica Lombarda, con uno scritto di C. Manaresi, introduzione di M.P. Zanoboni, blasonature di C. Maspoli, Milano 2008, pp. 881-887.

P. Morigia, Historia dell’antichità di Milano, Venezia, Appresso i Guerra, 1592, pp. 664, 684; A. Salomoni, Memorie storico-diplomatiche degli ambasciatori, incaricati d’affari, corrispondenti, e delegati che la città di Milano inviò a diversi suoi principi dal 1500 al 1796, Milano 1806, pp. 153 s., 228; P. Litta, Famiglie celebri d’Italia, IX, Simonetta di Calabria, Milano 1820, tavv. II e ultima; G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, VII, 2, Milano 1824, p. 693; F. Calvi, Famiglie notabili milanesi, IV, Brivio, Milano 1885, tav. IX; U. Petronio, Il Senato di Milano. Istituzioni giuridiche ed esercizio del potere nel Ducato di Milano da Carlo V a Giuseppe II, Milano 1972, pp. 101 nota, 111 nota; G.P. Massetto, Un magistrato e una città nella Lombardia spagnola. Giulio Claro pretore a Cremona, Milano 1985, p. 3; Carriere magistrature e stato. Le ricerche di Franco Arese Lucini per l’Archivio Storico Lombardo (1950-1981), a cura di C. Cremonini, Milano 2008, pp. 112, 157, 163.

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