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SCOLASTICI

di Pietro Torelli - Enciclopedia Italiana (1936)
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SCOLASTICI

Pietro Torelli

. Designazione usatissima dei giuristi Bartolisti (v.) o commentatori. Scolastici, o anche dialettici, si dissero per il metodo da loro usato negli scritti e nell'insegnamento. Bisogna tuttavia nettamente distinguere il valore storicamente attribuito a queste denominazioni, dal nesso che vogliono indicare col fenomeno scolastico tipico, quello proprio degli studî teologici e filosofici. È un nesso molto antico: allo scopo della prima scolastica (secolo XI-XII) di sistematizzare il tesoro delle conoscenze rivelate o naturalisticamente già acquisite, corrispose per i giuristi uno scopo analogo di fronte al tesoro del Corpus Iuris; e d'altra parte era comune a tutti gli studî l'arma scientifica offerta dalla logica aristotelico-boeziana, esposta nelle scuole già almeno col trivium. Si comprende allora come già agl'inizî del rinascimento giuridico, le stesse forme assunte dall'insegnamento teologico: lectio e spiegazione di un testo, disputatio sul testo medesimo con l'uso pratico delle regole sillogistiche, sententiae auctorum allegate largamente cercando di conciliarne le antinomie, trovassero prontissima applicazione, e d'altro lato il ragionamento logico assumesse lo schema che contrappone le diverse autorità e rationes in una serie pro e in una contra e ne trae una solutio. Lo schema, già più che adombrato nei canonisti precedenti da tempo occupati in concordantiae discordantium canonum, col sic et non di Abelardo era entrato definitivamente nella teologia sistematica come negli studî filosofici: da Abelardo, e forse più tardi anche attraverso Rolando Bandinelli e Pietro Lombardo, non solo lo schema, ma in genere il procedimento scolastico, perviene ai glossatori bolognesi, nei tipi formali compiuti di quaestiones, quare, brocarda: procedimento scolastico che costituirà prestissimo, con le Sentenze appunto di Pietro Lombardo (1150), il metodo scientifico già pienamente determinato e dominante per tutto il Medioevo.

Dunque questo metodo ha dato la sua impronta formale già all'opera dei glossatori: tuttavia nella storia giuridica non essi sono denominati scolastici, bensì coloro che li seguirono ma che, attraverso la sosta breve e così più comprensibile dei postaccursiani, sono i loro successori legittimi nell'aderenza ai procedimenti scolastici vale a dire nel distacco, fattosi sempre più vivo, dallo spirito e dai modi del rinascimento letterario italiano: il loro mos italicus iura docendi non è cioè tanto non italiano perché usato presto negli studî giuridici da Iacopo di Révigny e Pietro Bellapertica (anche in Italia si scriveva ad es. un apposito Modus arguendi da Dino da Mugello), quanto perché intensifica l'applicazione formale di un indirizzo che in Francia è viceversa fenomeno sostanziale: in Francia cioè anche il diritto, meno rigorosamente costretto dalla tradizione romanistica, può rifarsi alle concezioni filosofiche generali. In Italia invece il diritto romano è considerato patrimonio nazionale sacro e intangibile, e allora la concezione scolastica non può penetrarlo, ma solo imporgli le proprie esigenze formali; così il nuovo metodo, che presto ebbe, fra i giuristi, oppositori (Riccardo Malombra) ma anche amici (Cino da Pistoia), finì per indugiarsi in quelle esigenze e, ostacolando a lungo uno sviluppo ulteriore, finì per diventare metodo italiano. Immediatamente riconoscibile dall'uso costante del sillogismo, dalla posizione delle quattro cause, ecc., prevale e spesso guasta nei giuristi minori: i più forti usano cautamente delle forme dialettiche (Bartolo) o, nelle opere migliori, ne usano con ingombro ma senza danno della costruzione giuridica (Baldo).

La produzione degli scolastici è ancora, come quella dei glossatori, ricchissima di commentarî e di letture in nesso con l'insegnamento, e anche di questioni spesso ormai inventate e assurde; ma si afferma pure sinteticamente, o almeno sistematicamente, in trattati, e praticamente in practicae e in infiniti consigli. Le caratteristiche tipiche che derivano dal metodo consistono, riguardo all'insegnamento, in un'uniformità generale di esposizione, notissima per un chiaro distico di Gribaldi Mofa:

Praemitto, scindo, summo casumque figuro,

Perlego, do causas, connoto et obicio;

questo modo d'esposizione passa naturalmente nei commentarî e nelle letture. Fuori dell'insegnamento, in tutte le altre forme della produzione scientifica, lo scindere, in sé utile, diventa un polverizzare il soggetto disperdendone od oscurandone le caratteristiche giuridiche peculiari. Il difetto formale diventa, cioè, sostanziale; soprattutto perché si esagera l'altro indirizzo della mentalità scolastica, l'allegazione delle auctoritates. Riappare (dopo notevoli opposizioni rimaste e continuate soprattutto oltralpe) l'incontestata autorità della glossa accursiana ("volo pro me potius glosatorem quam textum", R. Fulgosio), si aggiunge l'infallibilità di Bartolo, poi quella di altri, tanto che il ragionamento giuridico diventa uno schieramento interminabile delle opinioni altrui e spesso un puro giuoco per farne prevalere una come communis opinio. Come altro aspetto non meno ingombrante della mania delle citazioni, si accentua la tendenza, che già era nei più tardi glossatori, e più nei postaccursiani, di allegare infiniti passi del Corpus Iuris, spessissimo senza relazione effettiva, o almeno seria, con l'argomento che dovrebbero appoggiare. Il latino di questi giuristi è inquinatissimo per il vocabolario, spesso incerto per la grammatica, sempre privo del senso proprio della lingua, lontanissimo, d'altro lato, dalla concisa precisione dei giuristi classici.

Il valore fondamentale dell'opera degli scolastici, per quanto veramente se ne è studiato fin qui, è nell'assecondamento dei bisogni giuridici nuovi, ottenuto forzando il diritto romano (v. bartolisti); l'ingiustizia o almeno l'incertezza dei giudizî, che di loro sono stati dati finora, derivano dalla nostra impazienza di fronte a una produzione enorme e a una tecnica ingombrante e irritante, più atta a nascondere che a rilevare gli eventuali pregi di contenuto: le indagini finora condotte sono, soprattutto per i minori, piuttosto biografiche; per i maggiori, non di rado ne vennero considerate le opinioni riguardo a istituti singoli, per raggiungere costruzioni sistematiche spesso antistoriche. Ne è tuttavia uscita la conoscenza delle già accennate teorie nuove che, come si disse, costituiscono il maggior merito degli scolastici.

Alle fonti citate sotto la voce bartolisti, si aggiungano, per gl'inizî del metodo scolastico, U. Nicolini, Pilli Medicinensis Quaestiones Sabbatinae, introduz. all'ediz. critica, Modena 1933; E. Genzmer, Die iustinianische Kodifikation und die Glossatoren, in Atti del congr. internaz. d. diritto romano, 1933, I, Pavia 1934.

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