GUZZONE, Sebastiano

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 61 (2004)

GUZZONE, Sebastiano

Gioacchino Barbera

Nacque a Militello in Val di Catania il 13 sett. 1856, da Giuseppe, proprietario terriero, e da Maria Sangiorgi. Sin da bambino mostrò una precoce attitudine per la pittura e il disegno, incoraggiata dai familiari e in particolare dallo zio prete, don Rosario Guzzone, che lo affidò a un incisore locale, tal Salvatore Grande, per un primo apprendistato. Nel 1869 il G. si trasferì a Roma dove fu dapprima a scuola di disegno da Filippo Casabene, mediocre pittore di origine siciliana e restauratore presso la Galleria Borghese, esercitandosi nel copiare i maestri del Cinque e Seicento, in particolare Guido Reni, il Domenichino (Domenico Zampieri) e il Guercino (Giovanni Francesco Barbieri). A partire dal 1871 per circa tre anni si iscrisse con profitto ai corsi dell'Accademia di S. Luca e successivamente alla scuola libera del nudo del Regio Istituto di belle arti.

Intorno al 1878 aprì uno studio in via Margutta e iniziò a frequentare il Circolo artistico, dove strinse amicizia con C. Maccari, G. De Sanctis e P. Joris, riscuotendo i primi apprezzamenti per le sue opere anche negli ambienti aristocratici e mondani della capitale. Già nel 1881 espose alla VI Mostra dell'Associazione degli acquerellisti di Roma (Il premio della giostra consegnato dalle dame, Studio di una giovane, Studio di un ciociaro, oggi dispersi), della quale fu socio effettivo fino alla morte. Per il Carnevale romano del 1885 il G. progettò, insieme con E. Basile e S. Frangiamore, un grande carro allegorico che raffigurava la Sicilia e le sue province, intitolato Conca d'oro, assai lodato nelle cronache giornalistiche del tempo.

Sono ricordati dai biografi i suoi frequenti soggiorni in Umbria (soprattutto ad Assisi) e in Toscana, documentati da moltissimi studi dal vero, le sporadiche visite ai familiari in Sicilia e una serie di viaggi di studio in Italia, in Francia e in Inghilterra, nell'estate del 1878 e nell'autunno del 1883. Alla fine degli anni Settanta si affermò come abile ritrattista e pittore di genere, con una spiccata predilezione per i soggetti storici e letterari, ma soprattutto come acquerellista di notevole talento e di grande perizia coloristica, spinta ai limiti del virtuosismo.

Nel 1887 partecipò all'Esposizione nazionale di Venezia con Studi dal vero, Meditazione, Procedamus in pace, Morte del Petrarca. Quest'ultimo dipinto, premiato con una medaglia d'oro, ora in possesso degli eredi, è concordemente riconosciuto come la sua prova più impegnativa e matura, caratterizzata dall'attenta resa veristica e da uno stile fluido e sciolto.

Il 1° luglio 1888 sposò a Militello la compaesana Gaetanina Baldanza. Subito dopo si trasferì a Firenze, dove morì per le complicanze di un'influenza il 1° febbr. 1890.

A conferma di una certa notorietà già consolidata prima della sua morte prematura, va evidenziato che opere del G. (le tele Famiglia fiorentina, Festa in chiesa, Testa di giovane donna, Monaca in coro, e gli acquerelli Dopo il vespro, Petrarca nella sua biblioteca) figuravano all'Esposizione nazionale di Palermo del 1891-92 e che Festa in chiesa fu acquistata nel 1892 dal ministero della Pubblica Istruzione per la Galleria nazionale d'arte moderna di Roma. All'Esposizione di Catania del 1907 furono presentati i quadri Monaci al coro, Petrarca (cit.), Nel giardino, Monaca, Un battesimo, Una famiglia fiorentina, Nel bosco, che ottennero lusinghieri giudizi critici (De Roberto). Alla Mostra retrospettiva della pittura catanese del 1939, infine, gli venne dedicata un'intera sala, con una ventina di opere in larga parte provenienti dalle collezioni degli eredi, presso i quali si conserva un nucleo consistente di disegni, acquerelli e dipinti: Festa in giardino, Interno di chiesa, La morte di Petrarca, Autoritratto, Donna che legge (acquerello), Monaco che legge, Meditazione del Petrarca (acquerello), Ciociaro (acquerello), Ritratto della sorella, Ritratto, Macchie (acquerello), Due benedettini, Ritratto della moglie, Casa rustica (acquerello), Ritratto di padre Alessandro Celona, Testa di donna (disegno), Ritratto del senatore Salvatore Majorana Calatabiano, Moniale, Ritratto dello zio prete, Autoritratto.

Moltissime sue opere già dalla fine del secolo XIX si trovano in collezioni private inglesi e francesi. Vanno segnalati inoltre l'acquerello Pastorello malato (1881) del Museo civico di Castello Ursino di Catania proveniente dalla collezione Zappalà Asmundo, costruito su iridescenti modulazioni chiaroscurali, l'intenso Ritratto di monsignor Antonio Morana vescovo di Caltagirone (Militello in Val di Catania, chiesa di S. Maria della Stella) e una piccola tela raffigurante I chierichetti (firmata e datata 1889), apparsa di recente sul mercato antiquario genovese (Antiquariato Boetto, asta di dipinti del XIX secolo, 22 marzo 1999, n. 32) e ora in una raccolta privata di Agrigento.

Fonti e Bibl.: Esposizione nazionale artistica (catal.), Venezia 1887, pp. 28, 43, 48 s.; A. De Gubernatis, Dizionario degli artisti italiani viventi, Firenze 1889, p. 246; Esposizione nazionale 1891-1892 in Palermo. Catalogo generale, Palermo 1891, pp. 470, 472; Esposizione di Catania 1907, Catania 1907, pp. 92, 95; F. De Roberto, Esposizione di Catania 1907. Albo illustrato, Catania 1908, pp. 71-73; L. Callari, Storia dell'arte contemporanea italiana, Roma 1909, p. 387; M. Accascina, Ottocento siciliano. Pittura, Roma 1939, pp. 72 s.; Mostra retrospettiva della pittura catanese, a cura di E. Maganuco, Catania 1939, pp. 34-36, 74 s.; E. Maganuco, La collezioneZappalà a Castello Ursino, in Catania. Rivista del Comune, s. 2, II (1954), 4, pp. 124 s.; M. Ventura, S. G. pittore, Catania 1960 (con bibl. precedente); F. Grasso, in Storia della Sicilia, X, Palermo 1981, p. 182; G.F. Lomonaco, Acquerelli dell'Ottocento. La Società degliacquerellisti a Roma, Roma 1987, pp. 10, 76, 125 s., 148; R. Mammuccari, La Società degli acquerellisti in Roma, Velletri 1987, pp. 34, 71, 135 s.; G. Barbera, in La pittura in Italia. L'Ottocento, II, Milano 1991, p. 866; Id., La pittura dell'Ottocento in Sicilia, in Ottocento. Catalogo dell'arteitaliana dell'Ottocento, n. 21, Milano 1992, p. 47; L. Giacobbe, in L. Sarullo, Dizionario degli artisti siciliani. Pittura, Palermo 1993, p. 255; G. Sardella, L'inventario della collezione Zappalà Asmundo donata al Museocivico Castello Ursino di Catania, in Lèmbasi. Archivio storico, II (1996), 3, pp. 153 s.; C. Guastella, Un'officina di talenti, in Militello in Val di Catania, in Kalòs, VIII, (1996), 6, suppl., p. 31; Per lustro e decorodella città. Donazioni e acquisizioni al Museo civico, a cura di C. Guastella, Catania 1997, pp. 16, 28, 85, 114 s.; Pittori e pitturadell'Ottocento italiano. Dizionario degli artisti, a cura di M.C. Bonagura, II, Novara 1999, p. 18; R. Mammuccari, Acquerellisti romani, Città di Castello 2001, pp. 305 s.; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XV, p. 372.

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