SECONDAMENTO

Enciclopedia Italiana (1936)

SECONDAMENTO

Paolo GAIFAMI

. È il terzo e ultimo periodo del parto; s'inizia dopo l'espulsione del feto e termina con la fuoruscita degli annessi ovulari, costituiti dalla placenta, dalle membrane (amnios, corion, decidua), dal funicolo; l'insieme di essi prende anche il nome di secondine; seconda nel linguaggio popolare è detta la placenta.

Dura in media da dieci a trenta minuti; è accompagnato da una modica perdita di sangue, valutata in media dai tre ai quattrocento grammi; perdita sopportata dalle partorienti senza alcun risentimento generale; in condizioni patologiche può invece essere così profusa o prolungata da diventare minacciosa per la vita, ove non intervenga opportuna cura.

Il secondamento puo essere spontaneo o artificiale; e questo, manuale o strumentale. Si distinguono scolasticamente varî tempi nel secondamento: il distacco della placenta e delle membrane dalla parete dell'utero; la discesa in basso nel segmento inferiore e in vagina; l'uscita all'esterno.

Fattore determinante il distacco della placenta è la riduzione di superficie dell'utero, che segue all'espulsione del feto e che è dovuta alla retrazione del viscere ed è mantenuta e accentuata dalle contrazioni muscolari, che seguitano anche in questo periodo, se pur meno avvertite dalla partoriente. Il distacco è sollecitato dall'avere la placenta un coefficiente di riducibilità molto inferiore a quello dell'utero, cosicché non può seguirlo e si separa nel tratto di unione alla muscolatura, nella zona profonda della decidua, la cosiddetta zona spongiosa o ghiandolare. Perché il secondamento sia fisiologico in questo primo tempo, che è il fondamentale e il più delicato, occorre che convergano: la struttura normale della decidua, la conformazione normale della placenta, l'efficienza della contrazione e retrazione dell'utero. Deviazioni dalla norma nell'uno o nell'altro di codesti fattori possono ostacolare, ritardando del tutto o rendendo parziale, il distacco della placenta. Così è quando l'utero resti in stato di inerzia e atonia, o sia minorato nella sua azione per la presenza di tumori, o per malconformazioni, o per la sede della placenta; così quando la placenta sia troppo sottile, diffusa, o quando abbia un diametro troppo ristretto o sia malformata; così, infine, quando la decidua sia troppo esigua o per la sede (margini, segmento inferiore) o per pregresse malattie della mucosa, ovvero i villi coriali si siano eccessivamente approfondati fino allo strato muscolare, dando un'aderenza esagerata (placenta accreta).

Anche il secondo tempo del secondamento può presentare delle anomalie; si può avere una semplice ritenzione per aderenza delle membrane, che tardano a staccarsi e trattengono la massa placentare; o si può avere una contrattura a livello dell'orifizio interno dell'utero che impedisca alla placenta già staccata di scendere (incarceramento) o che strozzi la placenta in parte scesa in basso (incastonamento).

Nel secondamento fisiologico la placenta può affacciarsi ai genitali esterni con la faccia fetale; allora entro al sacco si trova una certa raccolta di sangue, il cosiddetto ematoma retroplacentare, che ha contribuito a completare il distacco e a sollecitare la caduta in basso della placenta.

Altra volta la placenta scivola in basso conservando i rapporti suoi con l'utero, ossia si presenta con la faccia materna; in questo caso (distacco laterale) sogliono precedere delle perdite di sangue che stanno a segnalare il distaccarsi della placenta e che mancano nell'altro tipo (distacco centrale).

L'assistenza al secondamento si deve soprattutto preoccupare di non turbare il normale evolversi del primo tempo; compiutosi questo, se tarda il resto, si può anche affrettarlo con una dolce pressione sull'addome che sostituisce la forza espulsiva ridottasi per lo sfiancamento della parete. Per riconoscere che la placenta si è staccata molti segni sono utili: lo scendere in basso del funicolo, soprattutto bene identificabile quando si sia applicata ad esso una pinza; il risalire del livello del fondo dell'utero, mantenendosi il corpo duro e riducendosi di volume; il comparire di un rilievo nella regione corrispondente al segmento inferiore che viene disteso dalla massa placentare; si controllerà l'esattezza del rilievo, esercitando uno stiramento sul corpo dell'utero osservando se il funicolo segue o meno codesti movimenti.

Quando le secondine compaiono all'esterno, il compito di chi assiste si limita a sostenerle per evitare che si strappino le membrane. È utile a questo scopo mantenere all'esterno la faccia fetale; se la placenta si era presentata dal lato uterino, converrà rovesciarla in modo da mettere all'esterno le membrane. Per non turbare il delicato periodo del distacco, bisogna evitare: le trazioni sul funicolo; i massaggi sull'utero; le stimolazioni di qualsiasi genere; le iniezioni eccitanti la muscolatura; non bisogna avere eccessiva fretta, altrimenti si finisce per rendere patologico un secondamento che sarebbe stato normale se lasciato indisturbato; a volte si trasforma l'incidente non pericoloso lì per lì del ritardo, in una complicazione ben più allarmante: l'emorragia, dovuta al distacco parziale della placenta, donde la necessità di interventi manuali o strumentali, sempre delicati.

Le manovre, o intempestive o anche necessarie, per favorire artificialmente il secondamento sono pericolose anche per la facilità che gli annessi non siano espulsi in modo completo; ora se la ritenzione di lembi di membrane non dà di solito danni rilevanti, ne possono invece derivare di gravi dalla ritenzione anche di minime parti di placenta: ne vengono delle emorragie immediate o tardive; è preparato il terreno alle infezioni puerperali; è disturbato il processo di normale involuzione dell'utero dopo il parto.

Oltre all'astensione da ogni manovra non necessaria, per evitare codeste incresciose conseguenze di un secondamento non completo, è regola l'osservare, dopo ogni parto, gli annessi con la massima cura per constatarne la completezza o meno.

Il secondamento artificiale trae con sé facili pericoli di inquinamento della cavità uterina per il passaggio della mano o degli strumenti nell'interno dell'utero, dove germi infettanti possono essere portati direttamente contro le zone più temibili per la ulteriore diffusione a distanza della sepsi. Va condotto quindi con i maggiori scrupoli e fatto solo nei casi di assoluta necessità. Un'assistenza corretta potrà evitare molte volte di dover ricorrere al secondamento manuale, il più temibile; l'attesa paziente, la spremitura sul fondo dell'utero, dopo accertatisi che sia contratto, l'iniezione di liquido nei vasi del funicolo, talora un'iniezione antispastica, risolveranno brillantemente e con minori pericoli la situazione. Non va dimenticato che a volte potrà essere reso difficile o impossibile per la presenza di tumori o per il concrescimento della placenta nelle carni uterine; allora solo un'operazione demolitrice può salvare la situazione.