SEMONIDE di Amorgo

Enciclopedia Italiana (1936)

SEMONIDE (Σημωνίδες, Semonĭdes, ma spesso anche chiamato per errore Σιμονίδης) di Amorgo

Augusto Rostagni

Poeta giambico greco, nato a Samo; tuttavia trasse l'appellativo dall'isola di Amorgo, nella quale egli venne a stabilirsi guidando una colonia di concittadini, che al pari di lui si allontanavano dalla patria, probabilmente in seguito a lotte politiche interne. La sua età non è ben precisata: alcuni lo dànno coetaneo di Archiloco, il che porterebbe alla metà del sec. VII a. C.; altri lo collocano un poco più tardi, sulla fine del medesimo sec. VII: e questo sembra più verosimile, anche perché ci consente di collegare l'emigrazione del poeta da Samo con avvenimenti di cui abbiamo notizia, svoltisi intorno al 600 a. C., in particolare con la caduta del tiranno Demotele e dei popolari sopraffatti dall'aristocrazia. S. era uomo di popolo. E coltivò la poesia popolaresca: quella speciale forma di poesia che si veniva affermando allora in antitesi con le tradizioni dell'epopea, e aveva per oggetto il mondo della vita ordinaria, della novella e della favola esopica, e si manifestava nell'osservazione satirica e nella meditazione moraleggiante. Massimo rappresentante e iniziatore di tale forma poetica era Archiloco, il giambografo per eccellenza. Anche S. non compose semplicemente "giambi" bensì "elegie", che si prestavano ad analogo contenuto di sentimenti e d'idee.

Tra le sue elegie è ricordata una ἀρχαιολοξία τῶν Σαμίων, che tradisce interessi pragmatici e cronachistici come quelli da cui stava per sorgere la storiografia. Ma più importanti erano i giambi nei quali egli espresse più compiutamente che altrove la sua personalità, rivolta a considerare con ironica amarezza, anzi con fondamentale pessimismo, gli aspetti della vita. Temperamento meno vivace, meno violento e aggressivo di Archiloco, egli non tanto colpiva gl'individui, quanto la società, i vizî e i difetti in generale. La sua poesia era ricca di elementi morali; ma non per questo si perdeva in astrattezze; anzi aveva il segreto della rappresentazione icastica, ben disegnata e colorita. I frammenti a noi pervenuti sono pochi: alcuni però assai ampî e adatti a mostrarci in pieno la personalità dell'autore, come quello sulla incertezza della vita umana (24 versi), e la famosa satira contro le donne (94 versi continui, a cui si aggiungono altri 23 sul medesimo soggetto, appartenenti forse ad altro componimento): satira tradotta dal Leopardi, nella quale sono realisticamente descritti nove tipi di donne e ciascun tipo è ricondotto a diversa origine (terra, mare, e sette specie di animali).

Edizione dei frammenti: Anthologia lyrica, ed. E. Diehl, I, Lipsia 1923, pp. 245-257.

Bibl.: G. Fraccaroli, I lirici greci, I: Elegia e Giambo, Torino 1910, pp. 67-80 (con traduz. ital. dei fr.); E. Romagnoli, I poeti lirici greci tradotti, I, Bologna 1932, pp. 121-142; H. Flach, Geschichte der griechischen Lyrik, I, Tubinga 1883, pp. 240-252; W. Schmid, Geschichte der griechischen Litteratur, I, i, Monaco 1929, pp. 397-399; J. Geffcken, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., III A, col 184 segg.

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