Sempre

Enciclopedia Dantesca (1970)

sempre (sempre mai)

Ugo Vignuzzi

Avverbio di tempo, di frequenza media nell'opera dantesca: 2 casi nella Vita Nuova, 21 nelle Rime, 78 nel Convivio (di cui uno in integrazione, in IV XX 7), e 77 nella Commedia; inoltre 7 casi nel Fiore e 4 nel Detto, per complessive 189 occorrenze.

L'avverbio rima con sé stesso, come parola rima, ai vv. 51-52 di Rime C (nel distico di chiusura della stanza), mentre si presenta in rima con tempre e stempre in Pg XXX 92 (rima aspra e difficile). Va rilevato però che la posizione preferenziale d'impiego dell'avverbio è quella a principio di verso, in collocazione cioè prosodicamente e stilisticamente ‛ forte '; in taluni casi, poi, tale posizione può venire ulteriormente sottolineata mediante l'enjambement (If III 29, XIII 145, XXVIII 93, Pg XVIII 38, Pd VI 105, IX 77, XII 129, XV 2, XXII 9, XXIV 9, XXX 11) o la posizione iniziale ‛ assoluta ' (cioè tanto di periodo quanto di verso: If V 13, XVI 124, Pd XVI 67 e XXX 52), accorgimento quest'ultimo che richiama l'uso dell'avverbio in contesti dal carattere gnomico sentenziale.

1. L'avverbio si presenta nel suo impiego più generico quando ha, come ambito di riferimento, una durata (senza principio e) senza fine, con un valore abbastanza simile appunto a " senza termine di tempo ", " eternamente "; con un valore siffatto risulta ovvio che s. compaia con una certa frequenza nei modi perifrastici con i quali, soprattutto in poesia, s'indica la divinità e i suoi attributi: Pd XII 40 lo 'mperador che sempre regna; XIV 28-29 Quell'uno e due e tre che sempre vive / e regna sempre in tre e 'n due e 'n uno (notevole tutta la figura chiasmica); XXX 126 sol che sempre verna; XXXIII 111 vivo lume... / che tal è sempre qual s'era davante, e anche, ma con diverso valore, in V 9 e in X 50; inoltre in I 122 La provedenza, che cotanto assetta, / del suo lume fa 'l ciel sempre quïeto; XXII 66, XXX 52, XXXI 12 (cfr. Pg XIII 21).

In tale impiego l'avverbio può venire anche riferito a realtà ‛ eterne ', in quanto ultraterrene e destinate a durare ‛ al di là ' del tempo: così la pena infernale, in If III 29 un tumulto... s'aggira / sempre in quell'aura sanza tempo tinta (da rilevare l'accostamento di s. a sanza tempo; cfr. anche Pg I 45); riferito invece alla condizione dei beati, in Pd XVIII 30, XXVIII 96 Io sentiva osannar di coro in coro / al punto fisso che li tiene a li ubi, / e terrà sempre, ne' quai sempre fuoro (cfr. Pg XXX 92), e XXX 11.

Il riferimento può attuarsi anche con le deità mitologiche, trasferite (trasfigurandole) su di un livello di finzione poetica: Pg XXII 105 il monte / che sempre ha le nutrici nostre seco (cioè il Parnaso); in un contesto iperbolico, l'‛ eternità ' può divenire, con un processo tipico dell'adinato, tratto proprio perfino della vita terrena: Rime C 52 io son fermo di portarla sempre / ch'io sarò in vita, s'io vivesse sempre (cui si possono accostare, anche se sostanzialmente diversi, Cv IV XIV 12, e Fiore XLIII 14).

Qui pure potrà andare esaminato il caso, non del tutto analogo ma con notevoli punti di contatto con i precedenti (in quanto concernente il Paradiso terrestre), di Pg XXVIII 143 Qui fu innocente l'umana radice; / qui primavera sempre e ogne frutto, che riprende l'ovidiano " Ver erat aeternum " (Met. I 107): assai interessante l'ellissi verbale, che contribuisce non poco alla messa in risalto dell'avverbio (anche da un punto di vista ritmico), portandolo ad assumere strutturalmente funzioni di predicato.

2.1. Con valore gnomico, di validità ‛ extratemporale ', l'avverbio si presenta in sentenze, proprie del senso comune, equivalendo quasi a un " da che mondo è mondo ": Rime XCI 91, Cv I I 9, V 5, XI 4 colui che è cieco de li occhi sensibili va sempre secondo che li altri [il guidano...] (un'altra occorrenza allo stesso paragrafo, e ancora ai §§ 11-20, per altre nove volte, in un complesso di casi, tutti sostanzialmente simili, con un valore tra lo gnomico e il durativo-reale, per cui cfr. 4.; tuttavia, per il contesto argomentativo-dialettico in cui si presentano, pare prevalere con maggiore verosimiglianza il primo; un caso analogo in IV XII 11); IV IV 3 (‛ ma sempre '), XV 3 sempre è l'uomo tale quale nasce, e tale nasce quale è (e si veda il caso di XIV 4); If XXVIII 99 [Curione] il dubitar sommerse / in Cesare, affermando che 'l fornito / sempre con danno l'attender sofferse, e Pd VIII 73 mala segnoria... sempre accora / li populi suggetti.

2.2. In altri casi, l'‛ extratemporalità ' nasce dal carattere ‛ necessario ' (nel senso dell'argomentazione filosofica) di certe affermazioni (e s. assume tendenzialmente il valore di un " non si dà che... "): Cv I II 6 del non potere e del non sapere ben sé menare le più volte non è l'uomo vituperato, ma del non volere è sempre (rimarchevole l'ellissi del participio, con un più forte rilievo dell'avverbio; altri casi del sintagma ‛ essere s. ', in III 11, III X 6, XIII 8, di un certo interesse in quanto a inizio di proposizione); VIII 9 e 11, II I 11, VIII 2, IV Le dolci rime 90-93 Dico che nobiltate in sua ragione / importa sempre ben del suo subietto, / come viltate importa sempre male; / e vertute cotale / dà sempre altrui di sé buono intelletto; XIII 1 (due volte, di cui una con ‛ non '), e 2, XXII 9 e 17, XXX 6; Pg XVII 94 Lo naturale [ amore ] è sempre sanza errore; XVIII 38, XXII 11, Pd IV 96 (dov'è presente il sintagma ‛ essere s. '), VIII 134, e 139 Sempre natura, se fortuna trova / discorde a sé, com'ogne altra semente / fuor di sua regïon, fa mala prova (la posizione iniziale di frase, coincidente con il principio della terzina, sottolinea e in un certo senso ‛ carica ' connotativamente la presenza dell'avverbio; un caso analogo in XVI 67); XIII 76, XV 2, XXVI 129.

In sintagma con ‛ non ', in Cv III X 6 l'ammonire... non sempre sta convenevolmente ne la bocca di ciascuno (in coppia antonimica con un altro s. precedente, già citato).

3. Un valore che media tra quello gnomico ‛ extra-temporale ' e quello durativo-reale, ma con netta prevalenza del secondo, si può ritrovare nell'impiego dell'avverbio in affermazioni di carattere ‛ scientifico ' (col valore di " costantemente "), come in Cv III III 2 Come le corpora simplici hanno amore naturato in sé a lo luogo proprio... la terra sempre discende al centro; lo fuoco ha [amore a] la circunferenza di sopra, lungo lo cielo de la luna, e però sempre sale a quello, e 3; IV XII 18, Pg IV 81 'l mezzo cerchio del moto superno, / che si chiama Equatore... / sempre riman tra 'l sole e 'l verno; e in contesti di carattere geografico-astronomico, ancora in XV 3 e in Rime CII 28, Cv II XIV 7, III Amor che ne la mente 77 - ripreso e commentato in IX 5 -, V 19, VI 3 (qui anche Cv IV XXIII 16 ne la diritta nona, sempre dee sonare nel cominciamento de la settima ora del die), e IX 11.

4. Con valore temporale più limitato, anche se solo implicitamente, e per lo più riferito a un contesto reale o realmente possibile, l'avverbio indica il perdurare di una situazione o di una condizione (e vale " in ogni momento "): Rime CXVI 63 Così m'hai concio, Amore... / ne la valle del fiume / lungo il qual sempre sopra me se' forte; Cv III V 12 li Garamanti, che stanno quasi sempre nudi (per la presenza di ‛ quasi ' si veda pure IV XI 6, ellittico del predicato); IV XV 2 'l mondo sempre sia stato con più uomini; If XXVI 126 volta nostra poppa nel mattino, / de' remi facemmo ali al folle volo, / sempre acquistando dal lato mancino (qui la sequenzialità assume l'aspetto di una progressione ‛ in crescendo ', come in Pg XXIV 86, e anche in If XII 128); Pg XXVII 96 Citerea / ... di foco d'amor par sempre ardente (da confrontare con Pd XXVI 15), e Pd XII 129 Io son la vita di Bonaventura / da Bagnoregio, che ne' grandi offici / sempre pospuosi la sinistra cura; infine Fiore CXXXVIII 3 gentil madonna preziosa, / che sempre foste e siete pïetosa.

Si vedano inoltre i casi di Rime LII 7 e 12, LVII 9, LXXX 7, XC 16, CVI 27, Rime dubbie XV 11, XVI 17 e 25, XVIII 4, XXVIII 13; Cv I I 6, II I 8 e 9, XIII 16, XV 10, III Amor che ne la mente 28 (ripreso in XIII 9 e commentato al § 10), V 9 e 15, VI 7, XV 9 (due volte), IV I 11, XII 4 e 19, XIII 2 e 15, XV 14 (anche qui una connotazione di carattere gnomico, per altro non molto rilevante, mentre sembra assai più netta in XXIV 15), XXIII 3, XXIX 6; If V 13 (a iniziale di frase e di verso), XIV 75 (‛ ma sempre ', come in Pg XV 111), XXIV 26, XXX 67 e 145 (‛ essere s. ', anche in Pg XIX 81 e Pd XXIV 3), Pg II 104, XI 31, XII 76, XXVII 42, Pd XXIV 9 (e cfr. VII 144), XXVII 89 (in enjambement, come in IX 77), XXXIII 99; Fiore III 8, CCXXI 10, Detto 41, 140 e 228.

Da rilevare il sempre sempre di Rime dubbie XXVI 8. Qui si può anche esaminare If XXIII 96 I' fui nato e cresciuto / sovra 'l bel fiume d'Arno a la gran villa, / e son col corpo ch'i' ho sempre avuto.

Si veda pure il caso di Pd XXXII 32 [il] gran Giovanni / ... sempre santo 'l diserto e 'l martino / sofferse (sempre santo perché " innanzi che nascesse, fu santificato nel ventre de la madre ", Buti, con il quale si accordano le Chiose Vernon e Benvenuto, mentre l'Ottimo interpreta: " sempre stette santo nel diserto ").

5. Con valore non durativo, ma ripetitivo, di fatti frequenti così da dare l'impressione della continuità (con senso analogo a " di continuo "), in If I 30 ripresi via per la piaggia deserta, / sì che 'l piè fermo sempre era 'l più basso.

6. Sempre con valore ripetitivo, però riferentesi a fatti non frequenti ma che si presentano ogni volta nelle medesime condizioni (e appunto equivalente a " ogni volta ", " in ogni occasione analoga "), l'avverbio si presenta in Cv IV II 16 questo modo tenne lo maestro de l'umana ragione, Aristotile, che sempre prima combatteo con li avversari de la veritade e poi, quelli convinti, la veritade mostroe; If XII 66 mal fu la voglia tua [di Nesso] sempre sì tosta; Pg IV 89 Questa montagna è tale, / che sempre al cominciar di sotto è grave; Pd XIII 112 questo ti sia sempre piombo a' piedi, / per farti mover lento... / e al sì e al no che tu non vedi.

E ancora Rime CVI 42 e 110, Cv IV XXVII 5 (‛ che ' è dipendente da ‛ prima '), If XIII 145, XVI 124 (a principio di periodo e di terzina), XXXII 72, Pg V 16, XX 108 (quasi " da allora in poi "; cfr. anche Vn XVII 1), XXIV 154, Pd VI 105, XXII 3, XXIII 88, Fiore XI 10.

A questi casi va ricondotto in ultima analisi anche If XIX 122 I' credo ben ch'al mio duca piacesse, / con sì contenta labbia sempre attese / lo suon de le parole vere espresse (si confronti il commento del Landino: " dimostra che molto sempre piace all'intelletto che nelle operazioni umane... la prudenzia... riprenda e danni e vizii scelerati ").

Qui si potrà anche esaminare il caso di Cv III XIII 3 Dico adunque che la gente che s'innamora... in questa vita, la sente nel suo pensiero, non sempre, ma quando Amore fa de la sua pace sentire.

7. In un caso s. si presenta con un'intensa connotazione concessiva, quasi con il valore di " nondimeno ", " ciononostante ": Pg XXVI 14 verso me, quanto potean farsi, / certi si fero, sempre con riguardo / di non uscir dove non fosser arsi (si veda anche, meno chiaro, Cv III VI 7, seconda occorrenza).

8. Talora all'avverbio può accompagnarsi ‛ mai ' (tanto precedente quanto seguente), in funzione rafforzativa (cfr. MAI 5.): Vn XVIII 9 propuosi di prendere per matera de lo mio parlare sempre mai quello che fosse loda di questa gentilissima; Rime LXVIII 26, If XVI 58 Di vostra terra sono, e sempre mai / l'ovra di voi e li onorati nomi / con affezion ritrassi e ascoltai; Fiore CCIV 14 (ma' sempre, come in Detto 9). Particolare il caso di Fiore CCXXXI 7 esser lor fedele a sempre mai.

9. In sintagma con ‛ che ' viene a formare una congiunzione esprimente contemporaneità, con valore durativo (" per tutto il tempo che "), in Rime C 51 la crudele spina / ...io son fermo di portarla sempre / ch'io sarò in vita (notevole, tra l'altro, l'enjambement); ha invece valore ricorsivo (" tutte le volte che ") in Pd XVI 113 Così facieno i padri di coloro / che, sempre che la vostra chiesa vaca, / si fanno grassi stando a consistoro, e anche in Cv III V 17 se uno uomo fosse in Lucia dritto, sempre che volgesse la faccia in ver lo sole, vedrebbe quello andarsi nel braccio sinistro, in cui può forse scorgersi un esempio del trapasso da tale tipo a quello ipotetico-limitativo moderno (" purché ", con la presenza obbligatoria del congiuntivo, come nel caso presente).