SENIGALLIA

Enciclopedia Italiana (1936)

SENIGALLIA (o Sinigaglia; A. T., 24-25-26)

Ettore RICCI
Pasquale ROTONDI
Giuseppe CASTELLANI

Città e ridente stazione balneare marittima delle Marche, a N. del Conero, in provincia di Ancona, costruita perfettamente in piano, a 5 m. s. m., sul terreno deltale del Misa; è sede vescovile. L'attuale città è attraversata dalla grande via litoranea dell'Adriatico - il Corso -; essa s'allarga a destra del buon porto-canale, ricavato dalla foce del Misa, munito di due moli e lanterna e capace di oltre 100 navi o barconi piceni della portata da 70 a 80 tonn.; alla sinistra è il quartiere peschereccio. Nella città è una solenne dignità e grandiosità di piazze, di vie e di edifizî in cotto e in pietra, con bello sviluppo di alti portici (i portici Ercolani).

Il territorio comunale (kmq. 115,68) è costituito di ampie piane deltali, di ridentissime colline plioceniche e, più internamente, di più alte colline mioceniche. Il suolo agricolo è di 10.860 ha., intensivamente coltivati a cereali, legumi, foraggere, ortaglie, viti, olivi e gelsi: assai sviluppate sono la bachicoltura e l'allevamento del bestiame.

La popolazione di 23.085 ab. nel 1881, saliva a 23.195 nel 1901, a 25.327 nel 1921 e a 26.345 nel 1931, dei quali oltre diecimila agglomerati nel centro e nelle 2 frazioni prossime (Portone e Pace); vi sono, poi, altre 6 frazioni lontane, delle quali Montignano (m. 99), Roncitelli (m. 120) e Scapezzano (m. 166) sono le più popolate (dai 400 ai 700 ab.). La densità è notevole: 227 ab. per chilometro quadrato, più che doppia della media regionale.

L'economia ha, soprattutto, carattere agricolo e commerciale; tuttavia ebbero o hanno discreta importanza le industrie seriche, della carta, del raffinamento dello zucchero, della molitura di cereali e d'olio, delle paste alimentari, della tintoria, delle macchine e strumenti agricoli, dei cementi, del rifinimento dei cristalli, ecc. Notevolissimo ed esportato è il prodotto della pesca.

Molte sono le opere pie e di cultura esistenti nella città; l'ospedale e l'orfanotrofio maschile (1534), il femminile, il brefotrofio e il seminario, le scuole classiche, tecniche, professionali.

Monumenti. - Ancora parzialmente recinta di mura quattrocentesche, con la Rocca eretta tra il 1480 e il 1491 da Baccio Pontelli per Giov. della Rovere, la cittadina ci si presenta con un carattere singolarmente interessante, che poi sembra contraddetto dal suo interno prevalentemente costituito da costruzioni barocche. La chiesa più notevole è S. Maria delle Grazie, edificata nel 1491 dal medesimo Pontelli, nella quale è ancora conservata una tavola del Perugino. Altra chiesa del'400 è S. Giovanni nella frazione di Scapezzano, con affreschi coevi umbro-marchigiani. Opere del Barocci si conservano in S. Croce e in S. Rocco. Un dipinto del Palma il Giovine e uno del Guercino sono in S. Martino. Notevoli nei dintorni le fortificazioni, come il quattrocentesco castello di Roncitelli, gli avanzi del trecentesco castello di Scapezzano e la torre di frazione Montignano. (V. tav. LXVII).

Storia. - Sena Gallica fu colonia romana, fondata nel 283 a. C. dopo la sottomissione dei Senoni, dai quali prese il nome. Non ebbe una storia di rilievo, ove si eccettui la famosa battaglia del Metauro, combattutasi nel 207 nelle sue vicinanze. Nell'82 fu saccheggiata da Pompeo. Le poche epigrafi rinvenute nel suo territorio sono in Corp. Inscr. Lat., XI, nn. 6211-6217.

Fu invasa e, si dice, distrutta dai Goti di Alarico; sconfitti questi, fece parte della Pentapoli e dell'Esarcato di Ravenna. Venne poi in potere dei Longobardi dei quali si ricorda un duca che vi risiedeva, finché fu compresa nella donazione di Pipino alla Chiesa. Da questa fu scomunicata per avere seguito le parti dei conti del Tusculo, assolta poi da Martino II nell'882. Verso i primi del sec. XII ebbe vita il comune, travagliato da fazioni intestine. Nel 1137 fu conquistata da Lotario III e governata da conti imperiali. Ebbe lotte con i vicini: con Fano nel 1140; si ricorda, poi, una pace con Iesi nel 1197. Risale a questo tempo l'origine della fiera famosa. Nei primi anni del sec. XIII si ebbero contese con Osimo, Fano e Ancona. Venne infeudata col resto della Marca agli Estensi (1210-1216) ma, passata dal partito ghibellino a quello guelfo, venne occupata violentemente nel 1264 da Manfredi che continuò l'opera di distruzione iniziata pochi anni avanti da Guido di Montefeltro (1260) con l'uccisione di 1500 cittadini. Di qui la decadenza ricordata anche da Dante (Paradiso, XVI, 75), sia per le discordie interne sia per le guerre esterne dalla quale risorse molto lentamente. Pandolfo Malatesta la occupò nel 1306 ma ne fu cacciato. Subì l'interdetto in seguito alla ribellione delle città marchigiane che poi tornarono alla Chiesa per opera del cardinale Albornoz (1355-57); dopo fu alternatamente alle dipendenze dei Malatesta e del papa, finché questi ne confermò il possesso come vicariato a Sigismondo Malatesta che diede opera alla ricostruzione delle mura e al risorgimento della città.

Il pontefice Pio II nel 1462 la ritolse al Malatesta, che era stato sconfitto al Cesano dalle truppe pontificie comandate da Federico di Montefeltro, e la diede in feudo al nipote Antonio Piccolomini, ma anche questi venne cacciato dal popolo un anno dopo. Così tornò alla dipendenza diretta della Chiesa che confermò e ampliò le franchigie della fiera. Il Piccolomini tentò inutilmente di riconquistarla nel 1472; nel 1474 Sisto IV la diede in feudo al nipote Giovanni della Rovere dal quale ebbe inizio la dinastia roveresca che, venuta in possesso del ducato di Urbino, seguitò ad averne la signoria fino alla devoluzione di questo alla Chiesa nel 1631. Ma questa dominazione non fu totalmente pacifica e subì due interruzioni: tragica e sanguinosa la prima con Cesare Borgia (1502-1503) del quale è ben nota la cosiddetta strage di Senigallia, e l'altra non meno travagliata da guerre sanguinose con Lorenzo de' Medici duca d'Urbino (1516-1519). Tornata alla Chiesa, seguì le sorti delle altre città marchigiane: invasione francese, primo regno d'Italia, Gioacchino Murat e infine restaurazione della potestà pontificia. Nel 1846 assurse ad alta rinomanza e anche importanza politica perché venne eletto papa col nome di Pio IX il cittadino senigalliese Giovanni Maria Mastai Ferretti. Entrò a far parte del regno d'Italia col plebiscito del 1860.

Bibl.: Statutorum et reformationum magnificae civitatis Senogalliae volumen, ecc., Pesaro 1584; G. Colucci, Di Sena ossia Senogallia oggi Sinigaglia, in Antichità picene, Fermo 1786 segg.; XIII; A. Lazzari, Due dissertazioni concernenti l'antichità di Sinigaglia, ibid, XIII; L. Siena, Storia della città di Sinigaglia, Senigallia 1764; A. Margutti, Cenni di bibl. sinigagliese, Roma 1883; id., Escursione artistica per Sinigallia, note ed appunti, Firenze 1886; id., Sinigallia e i suoi dintorni. Cenni bibliografici, storici e descrittivi, Fano 1877; B. Castelli, Constitutiones Synodales a B. Castelli episcopo Senigalliae editae in Cathedrali Eccelsia Senogalliae, 1728; Senegallia. Ville de l'État de l'Église, Amsterdam 1600 circa; Sinigallia antica e moderna, ossia ragguaglio storico della città di Sinigallia dalla sua fondazione fino all'anno 1773, colla minuta descrizione della sua celebre fiera, Senigallia 1783; Regolamenti relativi alla giurisdizione e procedura del Consolato di Sinigallia, Pesaro 1785; H. Nissen, Italische Landeskunde, II, Berlino 1902, p. 385; Breve compendio storico della origine, fondazione e situazione della città di Sinigaglia compilato dal cittadino M. M. D. A., Senigallia 1798; G. Castelli, Il passato e l'avvenire di Senigaglia, Ascoli 1890; G. Cecconi, Sinigaglia liberata dall'oppressione del conte Gattiboldo Leopardi intorno all'anno 1200, Fermo 1878; L. Mancini, Sinigaglia dai Malatesti ai Rovereschi, Fabriano 1926; D. Olivi, Notizie storiche di Sinigaglia, in Strenna picena, 1846, e in Eco del Misa, Senigallia 1847; G. Ridolfi, Un nuovo documento sulla strage del Valentino in Senigaglia, ivi 1903; L. Romanelli, Il tradimento del duca Valentino a Sinigaglia, in Nuova rivista misena, V, 1892; Zazzarini, Senigaglia nella storia e nell'arte, Senigallia 1927; L. Serra, L'Arte nelle Marche, voll. 2, Pesaro 1929 e Roma 1934. - In particolare, per la parte geologica (specie per le importanti sedimentazioni del Miocenico e i relativi nidi fossiliferi): V. Procaccini Ricci, Situazione geologica del terreno di Sinigallia, Firenze 1820; P. Spadoni, Pellegrinazioni alle gessaie di Sant'Angelo, San Gaudenzio, Portone e Scapezzano nel dipartimento del Metauro e scoperte quivi fatte, Macerata 1813; G. Scarabelli-Gommi-Flamini e A. Massolongo, Studi sulla flora fossile e geologia stratigrafica del Sinigalliese, Imola 1859; A. Massolongo, Synopsis florae fossilis senogalliensis, Verona 1858; G. Pagani, Venezia e la fiera di S., in Atti e mem. Dep. st. patr. per le Marche, s. IV, VI (1929); C. Selvelli, Fano e S., Bergamo 1931.

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