MOCHI ONORY, Sergio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 75 (2011)

MOCHI ONORY, Sergio

Chiara Barberis Fiumi Sermattei

– Nacque a Cagli, nelle Marche, il 21 ag. 1902, da Andrea e Matilde Mignini.

Nel 1906 la famiglia si trasferì a Città di Castello; dal 1918 il M. frequentò il convitto dei gesuiti di Mondragone, in Campania, per compiervi gli studi classici e, nel 1926, si laureò in giurisprudenza a Roma, avendo F. Brandileone come relatore, con una tesi sul diritto penale negli statuti di Città di Castello. Nel 1928 fondò, con M.E. Viora, la Rivista di storia del diritto italiano.

Nata come quadrimestrale, la Rivista conservò tale scadenza fino al dopoguerra (XVII-XX [1944-47]), quando divenne annuale. Ebbe fin dall’inizio un’impostazione volutamente «asettica», intendendo «offrirsi come un contenitore il più possibile ininfluente degli interessi via via emergenti» (G.S. Pene Vidari, Mario Enrico Viora e la Rivista di storia del diritto italiano, in Nuovi studi politici, XVIII [1988], 1, p. 89); significativa, nel primo quinquennio, la pubblicazione, in appendice, di una esaustiva «bibliografia annuale di storia del diritto italiano», nazionale e internazionale. Direttori furono, in principio, Brandileone, C. Calisse e N. Tamassia, con il M. e Viora segretari di redazione; i due ideatori, che avevano fin dall’inizio determinato l’indirizzo e la conduzione scientifica del periodico, nel 1937 ne assunsero insieme la direzione (che il M. mantenne fino alla morte), coadiuvati da un comitato formato dai titolari di storia del diritto italiano.

Nel 1929 il M. conseguì la libera docenza (Ricerche sui poteri civili dei vescovi nelle città umbre durante l’Alto Medioevo, Bologna 1930). Nell’anno accademico 1930-31, segnalato da K. Beyerle, tenne un corso all’Università di Monaco e l’anno seguente (1931-32) fu incaricato di diritto ecclesiastico a Siena. Nominato, nel 1932, professore straordinario di storia del diritto italiano a Sassari (Vescovi e città, secc. IV-VI, ibid. 1933), dal 1934 fu preside della facoltà di giurisprudenza.

Nel 1933 aveva sposato Maria Aurelia Vicarelli di Saluzzo. Nel 1935 tornò all’Università di Siena – tenendo i corsi di storia del diritto italiano, esegesi delle fonti del diritto italiano (a.a. 1935-36), diritto comune (dal 1936 al 1941) e storia moderna (dal 1938 al 1941) –, dove divenne ordinario nel 1937 (Studi sulle origini storiche dei diritti essenziali della persona, ibid. 1937).

In questi anni fu preside della commissione accademica per la cattedra di studi cateriniani e negli anni accademici 1939-40 e 1940-41 direttore del corso di cultura storico-letteraria su s. Caterina da Siena. Fece inoltre parte del comitato di dotti costituito per la celebrazione dell’VIII centenario dalla fondazione della R. Università di Siena (1141-1941).

Nel 1941 l’Università cattolica lo chiamò a Milano alla cattedra di storia medievale (prolusione: Modernità del Duecento, in Annuario dell’Università cattolica del S. Cuore per l’a.a. 1941-42, Milano 1942). Dal 1947 fu anche preside della facoltà di lettere e filosofia e negli anni 1950-51 e 1951-52 gli fu conferita per incarico la cattedra di storia del diritto italiano.

A Milano, dove diresse l’istituto di storia medievale e moderna, l’attività didattica del M. fu particolarmente intensa; intorno a lui si formò una folta schiera di allievi, fra cui R. De Cesare e P. Zerbi, suo assistente e successore nell’insegnamento di storia medievale.

Gli scritti del M. seguirono gli interessi storico-giuridici degli studiosi del suo tempo. All’attenzione per le edizioni di testi statutari, per le fonti relative e per le loro applicazioni pratiche si possono far risalire le sue prime ricerche.

Il titolo del suo primo studio, L’applicazione pratica del diritto statutario. Contributo per una «Storia del diritto consuetudinario» e per un’organica classificazione degli statuti italiani. Studio su alcuni «banni» inediti del 1256 del Comune di Città di Castello (Città di Castello 1927), ne esprime sinteticamente il contenuto e l’originalità. L’ampia introduzione metodologica testimonia l’esigenza di un’organica classificazione degli statuti delle città italiane. Il M., utilizzando il criterio topografico e un rigoroso metodo d’impianto positivista – confermato dall’attenta pubblicazione in appendice del Liber bannorum del 1256 e dal suo costante richiamarsi direttamente ai documenti –, sintetizza in tre punti la meta della ricerca: vedere l’antitesi tra la legge scritta e la sua pratica applicazione; la pratica come fonte di riforma dello statuto; e infine i banni come sintesi e genesi del diritto, specialmente consuetudinario, applicato nei Comuni italiani.

Nell’ambito di un rinnovato interesse per il diritto pubblico dell’Italia bizantina nell’Alto Medioevo e nel rapporto con i Longobardi si possono leggere le sue Congetture sulla data del passaggio del «Castrum felicitatis» alla definitiva dominazione longobarda (Roma 1930) nelle quali disegna i confini nordoccidentali della dominazione longobarda. Nello studio dei poteri civili dei vescovi come parte della storia della città italiana, il M. articola la sua ricerca in due volumi: il primo, le Ricerche …, è relativo ai secoli VI-XII, mentre il secondo, Vescovi e città, torna ai secoli IV-VI e si estende al di fuori dell’Umbria. Sempre aderendo alle fonti, ridisegna i confini delle diocesi umbre, la collocazione delle città vescovili, le grandi vie di comunicazione; nel dissolvimento dell’Impero romano le città, già «nervii reipublicae», diventano nodo vitale della nascente costituzione ecclesiastica. Il vescovo è autorità eminentemente cittadina e proprio la sua autorità immette nella pratica giudiziaria il diritto romano, rielaborato dal cristianesimo, e, con s. Ambrogio, distingue e dichiara di voler comporre le controversie piuttosto che sentenziare. La legislazione giustinianea, dice il M. in polemica con gli storici suoi contemporanei, si limita a dare definitiva sistemazione giuridica ai pubblici poteri già esercitati dal vescovo nel Basso Impero: tra la «civitas» e il palazzo imperiale c’era il legame dell’«episcopus civitatis». All’argomento il M. rimase sempre legato, ne fece materia di più di un corso monografico alla Cattolica di Milano e del suo ultimo studio, pubblicato postumo, L’Umbria bizantina (in L’Umbria nella storia nella letteratura e nell’arte, Assisi 1954).

Il M. studiò anche la genesi di quei diritti che egli stesso denomina «diritti essenziali della persona» o «diritti della personalità».

Nati dalla limitazione della posizione dello Stato nei confronti del cittadino, essi si rivolgono «in due direzioni: la prima riguarda i diritti come riferimento soprattutto politico e pubblicistico […] e si sviluppano in età moderna e contemporanea; la seconda si riferisce ai diritti di contenuto maggiormente privatistico, la cui emersione si può far risalire al Basso Medioevo» (G.S. Pene Vidari, Storia giuridica e diritti essenziali della persona: gli inizi medievali, in I diritti della persona nella storia delle istituzioni, Torino 1991, p. 9). Nelle «carthae» di libertà e di franchigia dei secoli X-XII il M. seppe leggere «il risultato di patteggiamenti concreti fra determinati gruppi sociali e il signore o il principe»; e come non esista «alcun diritto innato: ogni diritto è riconosciuto in conseguenza di un patteggiamento […]. Nel medioevo non si assiste ad alcuna enunciazione di principi» (ibid.). Per primo il M. studiò accuratamente le carte di libertà, la loro diffusione e l’aumento nel numero, nella sostanza delle concessioni, nell’ampliamento dei destinatari. Descrisse il lento processo evolutivo che vide emergere il popolo quale soggetto di diritto destinatario della norma giuridica, ed evidenziare come il primo e più semplice limite alla coazione del signore sia stato il ricorso alla «bona et justa consuetudo». Suo merito è anche l’aver colto come nelle carte medievali «l’esistenza della capacità giuridica è sempre presupposta, se in concreto i singoli diritti che ne discendono sono ammessi, elencati e precisati nel dettaglio» (ibid.).

L’argomento era originale per quegli anni in Italia (1935-40) e testimonia un forte interesse politico (Paradisi, p. 366). In Studi sulle origini storiche dei diritti essenziali della persona (cit.) il M. dedica la sua attenzione «al tempo in cui i diritti di libertà cominciarono a trovare una garanzia giuridica dopo secoli di illegalità e di arbitrio» mosso dalla «dolorosa constatazione di come allora la personalità umana fosse per più aspetti calpestata» (U. Nicolini, recensione a Fonti canonistiche dell’idea moderna dello Stato, in Rivista di storia del diritto italiano, XXIV (1951), p. 234).

Proprio il volume sulle Fonti canonistiche dell’idea moderna di Stato (Milano 1951) fu il più discusso del M. e fu pubblicato in contrasto con quello di F. Calasso, I glossatori e la teoria della sovranità (Firenze 1945).

La polemica tra i due studiosi, sempre corretta, è tuttavia pur sempre palese e ciò che li divide è il concetto di ierocrazia e l’affinità con il pensiero dei glossatori canonisti piuttosto che civilisti. La ricerca delle remote origini dello Stato moderno parte per il M. dall’ascolto della «viva voce» dei glossatori canonisti, da Graziano alle decretali di Gregorio IX (1140-1234), ed egli sostiene che i «decreta» pontifici e l’interpretazione dottrinale che i glossatori ne fecero modificarono, rinnovandolo, il diritto pubblico del tempo. La decretale Ad Haec di Innocenzo III chiariva la competenza del papa «in temporalibus»: limitata ai beni della Chiesa ed estesa solo «ratione peccati». Per il M. i canonisti si presentano come una fronda politica antimperiale ed egli non nasconde la sua simpatia per quegli «spiriti liberi aderenti alla vita» (Fonti canonistiche, p. 18) che riconoscevano nella crisi dell’Impero i germi del particolarismo statale. S. Bernardo chiama il pontefice «pater regum»; Uguccione da Pisa, la cui Summa super Decretum è databile intorno al 1188, è nelle pagine del M. un chiaro momento di sintesi del pensiero canonistico medievale. Questi glossatori dell’età pregregoriana, con l’affermazione del principio della «iurisdictio divisa» e dell’imperio spirituale del romano pontefice «super imperatorem et reges», divennero i teorici della sovranità dello Stato moderno: «rex superiorem non recognoscens in regno suo est imperator».

Il M. morì improvvisamente a Milano il 9 luglio 1953.

Nel suo testamento olografo, datato 31 dic. 1952, il M. aveva disposto l’istituzione di una Fondazione per la storia del diritto italiano, a lui intitolata, con lo scopo di promuovere gli studi storico-giuridici e in particolare la pubblicazione della Rivista di storia del diritto italiano.

Degli scritti del M., oltre a quelli citati, alle dispense universitarie e alle recensioni, si ricordano ancora: Sulla vigilanza esercitata dai vescovi nella pubblica amministrazione cittadina anteriormente alla caduta dell’Impero d’Occidente, in Studi in memoria di P. Rossi, Siena 1931; A proposito delle origini delle carte di libertà e di franchigia, in Volume in onore del prof. F. Virgilii, Roma 1935; Primordi e linee di sviluppo in Italia delle carte di libertà e di franchigia, in Studi senesi, s. 2, L (1936), 25, 1; Diritti della personalità e rapporti di famiglia nel diritto romano, in Zeitschrift der Savigny Stiftung für Rechtsgeschichte, germanische Abteilung, LVIII (1938); «Personam habere». Studio sulle origini e sulla struttura della «persona» nell’età del Rinascimento, in Studi di storia e diritto in onore di E. Besta, III, Milano 1938; Ecclesiastica libertas e concordati medievali (da Worms a Costanza 1122-1418), in Chiesa e Stato. Studi storici e giuridici per il decennale della conciliazione tra S. Sede e Italia, Milano 1939; Lo studio senese alla soglia dello Stato moderno, Siena 1939; «Manumittere et emancipare idem est». Studio sulle origini e sulla struttura della «persona» nell’età del Rinascimento, in Studi in onore di C. Calisse, III, Milano 1940; Considerazioni su alcuni recenti sviluppi degli studi di storia giuridica, in Jus, I (1940); Il tramonto della sovranità imperiale, in Rivista di storia del diritto italiano, XXIV (1951); La crisi del Sacro Romano Impero. Documenti, in collab. con G.L. Barni, Milano-Varese 1951; La crisi federiciana del Sacro Romano Impero: il «corpus saecularium principum» e l’«imperium spirituale» del pontefice, in Atti del Convegno internazionale di studi federiciani, … 1950, Palermo 1952; Commemorazione dell’VIII centenario del Decretum di Graziano, in Jus, n.s., III (1952); Il secolo IX, in Storia d’Italia, Milano 1954; Il Sacro Romano Impero, in Storia universale, diretta da E. Pontieri, Milano 1960.

Fonti e Bibl.: L. Gulli, A proposito delle Fonti canonistiche dell’idea moderna di Stato, in Humanitas, VII (1952), 3, pp. 283-290; B. Riposati, S. M.O., in Idea, 20 sett. 1953; G. Post, Two notes on nationalism in the Middle Age, in Traditio, IX (1953), p. 281; Id., Blessed lady Spain. Vincentius Hispanus and Spanish national imperialism in the XIII century, in Speculum, XXIX (1954), p. 198; G. De Vergottini, Il diritto pubblico italiano nei secoli XII-XV, Milano 1954, pp. 211, 220; F. Kempf, Papsttum und Kaisertum bei Innocenz III, Roma 1954, pp. 219, 235 s. («Miscellanea historiae pontificiae», XIX); P. Panbuffetti, Uomini del passato. S. M.O., in Il Tempo, 14 maggio 1954; P.G. Caron, Appunti sui concetti di «auctoritas» e di «potestas» nel decreto di Graziano e nella dottrina decretistica della seconda metà del secolo XII, in Il diritto ecclesiastico, XIII (1956), pp. 411, 415, 427 s.; S. Kuttner, Papst Honorius III, in Festschrift für M. Wolff, Tübingen 1957, p. 97, n. 80; G. Catalano, Impero, regni e sacerdozio nel pensiero di Uguccio da Pisa, in Rivista di storia del diritto italiano, XXX (1957), pp. 93-139; Scritti in memoria di S. M.O., Milano 1958; G. Falco, Alle origini dello Stato moderno, in Pagine sparse di storia e di vita, Milano-Napoli 1960, pp. 664-670; L. Ruggini, Economia e società nell’«Italia annonaria». Rapporti fra agricoltura e commercio dal IV al VI secolo d.C., Milano 1961, p. 332; E. Dupré Theseider, Vescovi e città nell’Italia precomunale, in Vescovi e diocesi in Italia nel medioevo (sec. IX-XIII), Padova 1964, pp. 55-109; B. Paradisi, Apologia della storia giuridica, Milano 1970, pp. 206, 366; Scritti in memoria di S. M.O., premessa di E. Franceschini, commemoraz. di M.E. Viora, Milano 1972; L. Berlinguer, Considerazioni su storiografia e diritto, in Studi storici, XV (1974), pp. 3-56; A. Mazzacane, Problemi e correnti di storia del diritto, ibid., XVII (1976), pp. 5-24; M.E. Viora, 1928-1977, in Rivista di storia del diritto italiano, L (1977), pp. I-XXX; P. Zerbi, Papato, Impero e «respublica cristiana» dal 1187 al 1198, Milano 1980, pp. 50-51, n. 181; M.E. Viora, La «Rivista di storia del diritto italiano»: storia di un cinquantennio (1928-1977), in Rivista di storia del diritto italiano. Indici del cinquantennio 1928-1977, Roma 1987; C. Ghisalberti, Storiografia giuridica, in Storiografia italiana degli ultimi vent’anni, II, Bari 1989, pp. 447-490; N. D’Acunto, Fonti e problemi di storia assisana nelle «Ricerche sui poteri civili dei vescovi nelle città umbre durante l’Alto Medioevo» di S. M.O., in Atti dell’Accademia properziana del Subasio, s. 6, XXII (1994), pp. 85-112.

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