BURRO, Sesto Afranio

Enciclopedia Italiana (1930)

BURRO, Sesto Afranio (Sextus Afranius Burrus)

Gaetano Mario Columba

Prefetto del pretorio sotto gl'imperatori Claudio e Nerone (51-62 d. C.). Nacque probabilmente a Vasione (Vaison) nella Gallia Narbonense, non certo molto dopo l'inizio dell'era cristiana. Fu tribuno militare e procuratore di Livia, poi di Tiberio e di Claudio. Sotto questo imperatore fu nominato prefetto del pretorio ad opera di Agrippina, cui premeva di allontanare dal comando dei pretoriani Lucio Geta e Rufrio Crispino, sospetti di parteggiare per Britannico (51 d. C.). Burro rimase solo nella carica, e la scelta non fu infelice. Egli godeva di buona fama militare, era severo di costumi, parlava con rude franchezza, anche con l'imperatore. Era mutilato d'una mano. Appena morto Claudio, procurò a Nerone il consenso dei pretoriani, assicurandogli l'impero. Resta ignota la sua condotta riguardo alla sorte di Britannico. Ma a fianco del giovane principe egli esercitò, d'accordo con Seneca, un'azione moderatrice opponendosi agl'impeti sanguinarî di Agrippina, e cercando di sottrarre al suo dominio l'imperatore e l'Impero. Egli fu pertanto, al pari di Seneca, riguardato da Agrippina come un nemico. Tuttavia, Burro si adoperò a quetare i primi sospetti e le prime ire di Nerone contro la madre. Il tentativo di farlo apparire complice d'una congiura fallì completamente. Nerone lo chiamò a consiglio al momento in cui decise di far morire Agrippina, ma egli ricusò di seguirlo, dichiarando che mai i pretoriani avrebbero prestato la mano contro la figlia di Germanico. Burro morì nel 62 d. C. d'una infiammazione alla gola. Si disse che Nerone lo avesse avvelenato, ma si tratta d'una diceria che non ha elementi di credibilità. Si narrava che quando Nerone venne a visitarlo, egli rispondesse voltando il capo: io sto bene. Burro era stato insignito degli ornamenti consolari. La sua morte produsse un vivo rammarico a Roma, e Seneca perdette in lui il più fido appoggio.

Bibl.: Vedi le storie dell'impero romano, e in particolare: E. Kleps, Prosop. Imp. romano, I, 40; P. v. Rolader, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., I, col. 712 seg. Inoltre le opere speciali cit. s. v. nerone e britannico.

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