SEVERO ALESSANDRO

Enciclopedia dell' Arte Antica (1997)

SEVERO ALESSANDRO (v. vol. I, p. 246)

K. Fittschen

La problematica relativa all'iconografia dell'imperatore può considerarsi ormai risolta. In particolare è da ritenersi definita l'annosa questione circa l'attribuzione dei ritratti giovanili di. S. A. al principe Filippo Minore. Sulla base di un altro tipo ritrattistico, più somigliante all'immagine di Filippo Minore riportata su monete, e con l'ausilio di alcune caratteristiche stilistiche (p.es. la tecnica «a penna» con cui viene realizzata la capigliatura), l'attribuzione è stata risolta in maniera univoca a favore di Severo Alessandro. Di incerta assegnazione rimangono alcune opere singole (p.es. la testa bronzea di Salonicco) che sono però irrilevanti per il discorso iconografico complessivo. Sono noti ventisei ritratti distribuiti, in base all'età raffigurata, in diversi gruppi. Al primo appartengono i ritratti giovanili; l'esempio più rilevante è il famoso busto dei Musei Capitolini. In base alle monete essi sono databili agli anni 222-224 d-C. A partire dall'anno 225 S. A. è caratterizzato da una peluria che inizialmente ornava soltanto il labbro superiore per poi ricoprire le guance e infine, a partire dal 226, raggiungere il mento e svilupparsi in una corta barba. Esempi caratteristici per quest'ultima fase sono i ritratti conservati in Vaticano nella Sala dei Busti e a Parigi.

Parallelamente all'evoluzione della barba, si osserva anche un cambiamento della struttura della testa: la linea piuttosto arrotondata dei ritratti giovanili diventa progressivamente ovale. E da notare però che anche le altre caratteristiche fisionomiche rimangono costanti: ciò vale soprattutto per l'attaccatura del casco dei capelli sopra la fronte, sulle tempie e sulla nuca. Il cambiamento dei tratti fisionomici permette di osservare un'evoluzione nella realizzazione dei ritratti: con l'inizio del suo regno (222 d.C., o forse già nell'anno precedente, in occasione della sua nomina a Cesare?) ha origine un tipo ritrattistico che rimarrà determinante lungo tutto il regno dell'imperatore. A intervalli determinati e forse in precise occasioni (p.es. il matrimonio nel 225 d.C.) questo tipo, corrispondente alle diverse età, verrà attualizzato modificando soltanto alcuni particolari. L'abitudine di apportare correzioni a un tipo ritrattistico già esistente può essere fatta risalire all'epoca di Nerone; essa entrò evidentemente in uso soltanto per gli imperatori che giungevano al potere in età giovanile. Questo procedimento si pone comunque in chiaro contrasto con le raffigurazioni autonome e diversificate degli imperatori adulti. Una tradizionale suddivisione dell'iconografia secondo tipi ritrattistici non è possibile nel caso di S. A., e di conseguenza, per la determinazione cronologica delle singole riedizioni, sussiste negli studi un certo margine di approssimazione.

Ritratti postumi, la cui esistenza può essere ragionevolmente ipotizzata per via della consacrazione dell'imperatore da parte di Gordiano III, non sono stati riconosciuti con certezza. Una testa colossale proveniente dal tempio del culto imperiale a Ostia, dimostra tuttavia l'esistenza di modifiche forse risalenti al periodo di Gordiano III.

Le due statue di S. A. che ci sono conservate (quella di Napoli è probabilmente ricavata da una statua del suo predecessore Eliogabalo) mostrano l'imperatore rappresentato secondo lo schema di Diomede. Tra i busti era particolarmente diffuso quello con la toga contabulata: ne è il primo esempio il ritratto giovanile dei Musei Capitolini ne è il primo esempio. Una coppa in vetro dorato conservata a Cleveland, la più antica finora nota di questo tipo, è pure da mettere in relazione con l'iconografia di S. A. rappresentato nella caccia al cervo. A giudicare dall'ampiezza della barba il ritratto è databile agli anni successivi al 225 d.C.

Bibl.: A. Greifenhagen, Eine Goldglasschale in Cleveland, in AA, 1971, pp. 581-584, figg. 1-2; M. Wegner, H. B. Wiggers, Caracolla, Geta, Plantilla. Macrinus bis Balbinus (Das römische Herrscherbild, III, é), Berlino 1971, p. 177 ss., tavv. XLIV, LVI, LXVa; O. Y. Neverov, Antique Cameos in the Hermitage Collection, Leningrado 1971, p. 93, p. 91; B. Andreae, Römische Kunst, Friburgo 1973, tav. cxx; X. Loriot, Les premières annales de la grande crise du lile siècle: de l'avènement de Maximin le Thrace (235) â la mort de Gordian III (244), in ANRW, II, 2, 1975, pp. 659-786, in part. pp. 728-729 (divinizzazione di S. Á.); M. Bergmann, Studien zum römischen Portrait des 3. Jahrhunderts n. Chr., Bonn 1977, p. 26 ss.; W. Real, in M. Wegner e altri, Gordianus III. bis Carinus (Das römische Herrscherbild, III, 3), Berlino 1979, p. 42 ss.; K. Fittschen, Ρ. Zanker, Katalog der römischen Porträts in den Capitolinischen Museen, I, Magonza 1985, p. 117 ss., nn. 99-103, tavv. CXXII-CXXVI e tavole d'aggiunta 84-88 (v. anche rec. di J. Meischner, in BJb, CLXXXVII, 1987, p. 768, nn. 99, 103); S. Wood, Roman Portrait Sculpture 217-260 A.D. The Transformation of an Artistic Tradition, Leida 1986, p. 124 s.; C. Maderna, Juppiter, Diomedes und Mercur als Vorbilder für römische Bildnisstatuen, Heidelberg 1988, p. 207 s., nn. D15-D-16, tav. xxi, 3 (statue); H. R. Goette, Studien zu römischen Togadarstellungen, Magonza 1990, pp. 64 ss., 148 ss., tav. LIV (busti).