SHIFT AND SHARE ANALYSIS

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1994)

SHIFT AND SHARE ANALYSIS

Renato Guarini

In economia, la Shift and Share Analysis (SSA), o "analisi delle componenti regionali e strutturali", è un metodo di scomposizione settoriale-territoriale che consente di valutare l'influenza che esercitano sulla crescita di una variabile economica (occupazione, prodotto lordo, esportazioni, importazioni, ecc.) da un lato la struttura settoriale preesistente e, dall'altro, la presenza di condizioni favorevoli alla crescita nel territorio considerato. Il metodo, suggerito da H. Perloff e altri (1960), ha avuto una diffusione via via crescente tra gli economisti regionali e dagli anni Ottanta è abitualmente utilizzato anche in Italia, soprattutto nell'ambito delle ricerche di economia regionale (tra i lavori, pubblicati in Italia, che, oltre ad applicare la SSA, hanno portato anche interessanti contributi metodologici cfr. Martellato 1976; Terrasi Balestrieri 1982; Mazziotta e Tarquini 1985; Guarini 1987).

L'obiettivo della SSA è quello di scomporre la variazione assoluta o relativa della variabile economica, considerata in una data unità territoriale (regione, provincia, ecc.) con riferimento a un intervallo di tempo, in più componenti fondamentali (generalmente tre) che valutano l'apporto di altrettanti fattori di crescita, definibili come tendenziali, strutturali e locali (o competitivi).

Nel caso, per es., della variabile occupazione, rilevata a livello di unità territoriali regionali in due successivi censimenti, la variazione dell'occupazione nell'intervallo intercensuario può scomporsi in tre componenti fondamentali:

a) componente tendenziale o nazionale che valuta l'apporto alla crescita dell'occupazione regionale attribuibile all'andamento complessivo della variabile studiata nell'economia nazionale;

b) componente strutturale, che valuta l'effetto della maggiore o minore presenza nella regione, all'inizio del periodo considerato, di settori produttivi che nel sistema economico nazionale sono risultati a più rapida crescita;

c) componente regionale (locale o competitiva) che misura l'attitudine dell'economia locale ad attrarre nuovi settori ossia a espandersi più o meno di quanto ci si dovrebbe attendere in rapporto alla sua struttura produttiva iniziale se ogni settore di attività si sviluppasse nella stessa misura del corrispondente settore a livello nazionale.

La semplicità del metodo ha indotto in alcuni casi gli analisti ad applicazioni e interpretazioni non sempre corrette; per una soddisfacente interpretazione economica dei risultati è, invece, necessario evidenziare le connessioni tra le caratteristiche e i limiti della tecnica e i risultati ottenuti. In letteratura si trovano diverse versioni della SSA (Mazziotta e Tarquini 1985); la scelta tra le varie alternative deve essere fatta tenendo conto degli obiettivi e dei risultati attesi dall'analisi. Le versioni più diffuse della SSA sono: 1) National Growth Rate (NGR); 2) Structural Base (SB); 3) Synthesis (Syn); 4) Esteban Marquillas (EB); 5) Arcelus (Ar).

La versione NGR, la più applicata, introduce nella scomposizione il tasso di variazione della variabile in esame (Perloff e altri 1960).

Sia χij0 l'ammontare della variabile nel settore i della regione j al tempo 0. Posto 〈\001.0fr> il tasso di variazione della variabile può scriversi χij1ij0(rij+1); introducendo il tasso di variazione nazionale a livello di tutti i settori r.. e quello nazionale a livello del settore in esame ri. si ha:

χij1−χij0ij0r..+χij0(ri.r..)+χij0(rijri.)

La variazione della variabile in esame nel periodo 0-1, risulta scomposta in tre parti, già enunciate nella precedente esemplificazione, aventi ciascuna un preciso significato economico: la prima componente (nazionale o tendenziale) esprime il livello virtuale della variazione nel settore i dell'unità territoriale j, nell'ipotesi che la variabile considerata avesse avuto un tasso di variazione pari a quello registratosi per l'insieme dell'economia a livello nazionale; la seconda componente (strutturale) indica quanta parte della variazione cosiddetta ''differenziale'' possa attribuirsi alla specializzazione settoriale già esistente nella unità territoriale j per il settore i. Per variazione ''differenziale'' si intende la variazione complessiva al netto dell'influenza della componente nazionale o tendenziale; la terza componente (regionale) indica la parte residua di variazione differenziale attribuibile al particolare ''dinamismo'' del settore i nella unità territoriale j.

Un semplice esempio varrà a illustrare il campo di applicazione del metodo e il significato delle tre componenti menzionate. Dal prospetto sotto riportato si può facilmente ricavare che il settore i della regione j ha fatto registrare nel periodo considerato un incremento assoluto di 12.000 occupati, pari a una variazione relativa del 40%. Tale incremento è scomponibile nelle tre componenti, prima definite. La prima componente (nazionale) risulta pari a 30 × 0,15=4,5. La seconda componente (strutturale) risulta pari a 30 × (0,20-0,15)=1,5. La terza componente (regionale) risulta pari a 30 × (0,40-0,20)=6,0. L'additività della scomposizione garantisce che la somma delle componenti è pari alla variazione complessiva fatta registrare dal settore i nella regione j (4,5+1,5+6,0=12,0).

Esistono molte varianti del metodo SSA in versione NGR che differiscono per l'adozione di diversi sistemi di pesi sostanzialmente in funzione del periodo di riferimento (Terrasi Balestrieri 1982).

Alla versione NGR sono state avanzate critiche che riguardano sia la componente strutturale sia quella differenziale. La componente strutturale, così come calcolata, classifica i settori dell'unità territoriale in base all'andamento nazionale dei tassi di variazione della variabile oggetto di studio e quindi non riesce a individuare la specializzazione settoriale specifica dell'unità territoriale prescelta. La componente differenziale d'altro canto a causa della presenza del peso χij0 è strettamente correlata alla componente strutturale. Le alternative alla versione NGR che saranno illustrate di seguito cercano di superare queste critiche ma, come si vedrà, presentano anch'esse limiti interpretativi per le analisi economiche dello sviluppo.

La versione SB (Structural Base), introdotta in una applicazione in Gran Bretagna da F.J.B. Stilwell (1969), considera la stessa componente differenziale della versione NGR, ma scompone χij0 considerando come standard la struttura settoriale nazionale del periodo base.

Ciò comporta la scomposizione dell'ammontare della variabile, rilevato nel settore i dell'unità territoriale j, in un livello ipotetico che si sarebbe avuto se la struttura settoriale regionale avesse coinciso con quella nazionale, e in una componente strutturale che meglio evidenzia la specializzazione. In simboli si ha:

La scomposizione ottenuta con la versione SB permette quindi di identificare la specializzazione settoriale, mentre NGR classifica i settori di una regione in base all'andamento nazionale dei tassi di variazione della variabile oggetto di studio. I valori della componente strutturale nella versione SB (M. Tarquini 1984, tesi di laurea) dipendono dalla distribuzione territoriale della struttura settoriale, ma in una fase di recessione a livello nazionale un tasso di variazione settoriale nullo dà luogo a una componente strutturale nulla, celando quindi la "forza delle regioni che sono specializzate nel settore".

La versione Syn (Syntesis), introdotta da K.C. Bishop e C.E. Simpson (1972) cerca di ovviare all'inconveniente prima evidenziato e di riunire i vantaggi delle versioni SB e NGR; la componente strutturale è fornita dall'espressione:

la componente nazionale dall'espressione:

I risultati che si ottengono applicando questa versione di SSA, come verificato da numerosi autori, presentano una maggiore coerenza economica e sono più rispondenti agli obiettivi delle analisi regionali.

La versione EB introdotta da S.M. Esteban Marquillas (1972) tenta di superare l'inconveniente della versione NGR riguardante la dipendenza della componente differenziale da quella strutturale determinata dalla presenza del peso χij0 indicativo della specializzazione regionale. Per rendere la componente differenziale indipendente Esteban Marquillas ha introdotto il concetto di distribuzione omotetica ovvero quel livello della variabile in esame che si ottiene applicando alla regione la distribuzione settoriale presente nella media. In questo modo la componente differenziale risulta scomposta in:

Questa componente, se la regione è specializzata in quei settori dove presenta maggiori vantaggi competitivi, sarà positiva se la regione è specializzata nei settori di maggiore sviluppo regionale o se la regione non è specializzata in quei settori di minor sviluppo regionale; negativa negli altri casi.

Le varie alternative del metodo SSA cercano di superare le critiche formulate alla versione originaria relativamente alla componente competitiva, che dal punto di vista del calcolo numerico è di natura residua e non risulta sempre di chiara interpretazione economica. Tra le varie alternative si ricorda la variante suggerita da F.J. Arcelus (1984) che riguarda la possibilità di scomporre, a fini interpretativi, in vario modo la componente competitiva.

Una prima scomposizione della componente competitiva distingue due fattori: un vantaggio competitivo (che spiega la crescita settoriale di un settore rispetto all'andamento nazionale del settore stesso) e un effetto allocazione che spiega l'evoluzione regionale del settore in relazione al mix settoriale del sistema locale. L'idea di isolare l'effetto allocazione riprende i concetti della variante, già precedentemente illustrata, introdotta da Esteban Marquillas e fa riferimento alla stima della variabile nel caso in cui la struttura regionale del fenomeno fosse uguale a quella nazionale.

Una seconda scomposizione della componente competitiva tende a individuare da un lato la parte di crescita dell'aggregato economico attribuibile allo sviluppo complessivo della regione e dall'altro lato la parte di crescita che si può imputare al mix settoriale della regione. In altri termini il fattore regionale è considerato come il risultato di due specifiche tendenze: la prima che misura la crescita del settore i della regione j che ci si attende sulla base della posizione relativa della regione i rispetto alla nazione. La seconda che praticamente applica la variazione di posizione relativa della regione rispetto alla nazione alla specializzazione della regione j nel settore i.

La variante di Arcelus, con riferimento alla componente competitiva, permette di superare (Biffignandi 1992) le critiche avanzate da R. Beandry e F. Martin (1979) alla formulazione di Esteban Marquillas; infatti tale componente soddisfa matematicamente il requisito di logica economica che richiede che la somma rispetto a j sia uguale a zero, ovvero che le specializzazioni regionali si annullino nella più generale media nazionale.

Le varianti del metodo SSA prima illustrate forniscono risultati non sempre concordi, che risultano influenzati da vari elementi quali: il grado di disaggregazione settoriale dei dati utilizzati, le interazioni tra le diverse componenti, gli eventuali cambiamenti strutturali e ciclici intervenuti nel periodo di tempo esaminato. Le osservazioni formulate in relazione alle diverse versioni del metodo mettono in evidenza che, come peraltro si verifica anche per altri metodi di calcolo statistico, non esiste una versione ''ideale'' o migliore delle altre. La scelta tra le diverse alternative di scomposizione SSA deve essere fatta in base alla specificità dell'analisi intrapresa e agli obiettivi fissati. Per orientarsi nella scelta possono essere di aiuto alcune considerazioni che riguardano il confronto tra i risultati ottenibili dall'applicazione delle diverse alternative in relazione alle modalità di calcolo delle varie componenti (Mazziotta e Tarquini 1985).

Una prima considerazione concerne l'influenza sui risultati dell'articolazione territoriale e settoriale dei dati di base. Il livello di disaggregazione territoriale non influisce sui risultati della SSA, mentre al contrario il livello di disaggregazione settoriale (rami, classi, categorie) delle attività economiche influenza tanto più notevolmente quanto più la disaggregazione porta a isolare settori che pesano molto sulla struttura complessiva e che presentano alti tassi di variazione. In particolare la componente strutturale della versione SB risulta più sensibile di quella della versione NGR alla disaggregazione settoriale. Un'altra considerazione, relativa alla componente strutturale, deve tener conto della circostanza che tale componente, se riportata in termini relativi, cioè con riferimento al livello della variabile al tempo 0, nella versione NGR è costante, mentre nelle versioni SB e Syn presenta concordanza di segno e di graduatoria se è rispettata la condizione di concordanza di segno tra (ri.r..) e (ri.). In particolare la versione Syn presenta, rispetto a quella SB, valori più elevati nel caso ri>r... Inoltre la versione Syn fornisce risultati più significativi rispetto a quella SB nel caso di ri.=0 e r..〈0. Un'altra considerazione riguarda la componente differenziale, che nella versione EB, avendosi l'articolazione in due sub-componenti (differenziale e allocativa), fornisce una migliore valutazione della capacità competitiva dell'unità territoriale considerata.

Dalle precedenti considerazioni emergono alcune indicazioni nella scelta tra le diverse versioni che possono così schematizzarsi: a) indifferenza tra i metodi se l'analisi ha l'obiettivo di confrontare gli andamenti complessivi delle unità territoriali prescindendo dalle singole specificazioni settoriali, nel qual caso è consigliabile l'utilizzazione di NGR che è di più facile calcolo e di più immediata interpretazione; b) preferenza per la versione SB quando gli obiettivi dell'analisi richiedono informazioni settoriali molto disaggregate; c) preferenza per la versione Syn quando, in corrispondenza di fasi recessive, alcuni settori di attività possono presentare tassi di variazione prossimi allo zero; d) scelta tra le versioni NGR, SB e Syn rispetto alla EB quando l'analisi deve essere condotta a un livello territoriale molto disaggregato, quali le unità comunali o provinciali.

Bibl.: H. Perloff e altri, Regions, resources and economic growth, Baltimora 1960; F.J.B. Stilwell, Regional growth and structural adaptation, in Urban Studies, 6 (1969); K.C. Bishop, C.E. Simpson, Components of change analysis: problems of alternative approaches to industrial structure, in Regional Studies, 1972; S.M. Esteban Marquillas, A reinterpretation of shift and share analysis, in Regional and Urban Economics, 2 (1972); D. Martellato, Intorno ad un metodo per l'analisi delle disparità nella crescita regionale, in Giornale degli economisti e Annali di economia, 5 (1976); R. Beandry, F. Martin, Regional structure, A comment, in Journal of Regional Science, 19 (1979); M. Terrasi Balestrieri, L'analisi shift and share: aspetti metodologici con particolare riferimento alle applicazioni agricole, in Rivista di economia agraria, 1982; F.J. Arcelus, An extension of shift-share analysis, in Growth and Change, gennaio 1984; C Mazziotta, M. Tarquini, La ''shift and share analysis'': implicazioni metodologiche di versioni alternative, in Atti della VI conferenza italiana di scienze regionali, ii, Genova 23-25 ottobre 1985; R. Guarini, in ISTAT, Relazione generale sul censimento, Censimento generale dell'industria del commercio dei servizi e dell'artigianato del 26 ottobre 1981, Roma 1987; S. Biffignandi, Le componenti dell'analisi Shift-Share: proprietà e significato economico, in Quaderni del dipartimento di matematica, statistica, informatica e applicazioni, Università di Bergamo, 21 (1992).