KRACAUER, Siegfried

Enciclopedia del Cinema (2003)

Kracauer, Siegfried

Lorenzo Dorelli

Sociologo, teorico del cinema e scrittore tedesco, naturalizzato statunitense, nato a Francoforte sul Meno l'8 ottobre 1889 e morto a New York il 26 novembre 1966. Attento osservatore dei fenomeni culturali connessi alla società moderna, concentrò il suo sguardo sul cinema, in cui vide il mezzo artistico più adatto per catturare i mutamenti impercettibili dei modi collettivi di sentire e di vivere, nel loro immediato e sintomatico manifestarsi. Dopo aver applicato questa idea ai film tedeschi del periodo di Weimar, in From Caligari to Hitler. A psychological history of the German film (1947), la sviluppò in Theory of film. The redemption of physical reality (1960) attraverso un'analisi sistematica del rapporto tra cinema e fotografia, che rappresenta tuttora un punto di riferimento per le estetiche orientate verso il realismo.

Nato in una famiglia ebrea di media estrazione sociale (il padre Adolf commerciava prodotti tessili) frequentò a Francoforte il ginnasio ebraico Philantropin e il liceo scientifico Klinger, dove si diplomò nel 1907. Iniziò a studiare architettura alla Technische Hochschule di Darmstadt e nel 1914 si laureò a Berlino. Tornato a Francoforte, entrò in contatto con i filosofi M. Scheler e G. Simmel; lavorò per qualche tempo come architetto, fino a quando, nel settembre del 1917, fu arruolato in un reparto di artiglieria. Dopo la fine della Prima guerra mondiale i suoi interessi si indirizzarono verso la sociologia e la filosofia. Conobbe Th.W. Adorno, con il quale approfondì la sua conoscenza di I. Kant, e più tardi strinse amicizia con E. Bloch e Walter Benjamin. Nel 1921 stese la sua prima monografia, su Simmel (di cui pubblicò solo il capitolo introduttivo), seguita l'anno dopo dal saggio Soziologie als Wissenschaft (trad. it. 1974). Lo studio intensivo degli scritti giovanili di K. Marx acuì in K. l'interesse per i conflitti sociali e diede al suo pensiero un'impronta decisamente materialistica. Nel 1924 iniziò a scrivere con regolarità per la "Frankfurter Zeitung", attività che proseguì per dodici anni, a ritmi intensissimi, spaziando fra i temi e gli eventi più vari, ma focalizzando l'attenzione sulle nuove forme della cultura di massa ‒ gli sport, il ballo, il romanzo poliziesco e, soprattutto, il cinema ‒ in cui vedeva manifestarsi gli atteggiamenti e i modi di sentire del ceto medio emergente. Alla figura sociale dell'impiegato K. dedicò lo studio Die Angestellten: aus dem neuesten Deutschland (1930; trad. it. 1980), dopo aver pubblicato con discreto successo, ma anonimo, il romanzo autobiografico Ginster (1928; trad. it. 1984), il cui protagonista venne descritto dalla critica dell'epoca come una sorta di Charlie Chaplin letterario.

Nel febbraio del 1933, il giorno dopo l'incendio del Reichstag, K. lasciò Berlino per rifugiarsi in Francia, dove sarebbe rimasto fino al 1941. Fu in questo periodo che nacque il progetto di un saggio sul cinema dell'epoca di Weimar, a cui K. avrebbe dedicato gran parte delle sue energie nella prima metà degli anni Quaranta, dopo aver lasciato l'Europa, al termine di una lunga e drammatica fuga in cui perse anche l'amico Benjamin. Negli Stati Uniti, dove arrivò nell'aprile del 1941, ottenne una borsa di studio dalla Rockfeller Foundation e un posto di Special Research Assistent presso la Film Library del Museum of Modern Art di New York; iniziò quindi la stesura del libro (direttamente in inglese, come tutti i saggi successivi), che si protrasse fino al 1947 (dal 1943 al 1946 con il finanziamento della Guggenheim Foundation). Il risultato finale fu From Caligari to Hitler (trad. it. Cinema tedesco, 1954; Da Caligari a Hitler. Una storia psicologica del cinema tedesco, nuova ed. a cura di L. Quaresima, 2001), un ampio studio in cui K. applica alla produzione cinematografica tedesca del periodo postbellico il suo originale approccio psico-sociologico, influenzato dalla psicoanalisi di S. Freud e di E. Fromm, ma anche dal metodo iconologico di E. Panofsky. Attribuendo al cinema la capacità di rendere trasparenti i contenuti inconsci delle relazioni umane, K. interpreta i film del periodo di Weimar come sintomi di una disposizione psicologica intimamente contraddittoria, oscillante tra la libertà sfrenata degli istinti e il dominio tirannico dell'autorità. Di questa contraddizione, che riflette la posizione sociale e politica del ceto medio tedesco, ricostruisce la dinamica, distinguendo tre fasi storiche principali: la prima, segnata dallo "shock della libertà", in cui le tendenze contrastanti si manifestano con la diffusione dei documentari di argomento sessuale (resa possibile dall'abolizione temporanea della censura), da un lato, e la parata di tiranni (il Nosferatu di Friederich W. Murnau, il Dottor Mabuse di Fritz Lang ecc.) che segue l'apparizione del Caligari di Robert Wiene, dall'altro; la seconda fase, che accompagna il processo di stabilizzazione economica e politica avviato verso la metà degli anni Venti, in cui lo stato di paralisi sociale si rispecchia sia nella proliferazione di generi cinematografici di evasione, come la commedia sentimentale e il film d'avventura, il Kulturfilm e le grandi produzioni dell'UFA (il Faust di Murnau e Metropolis di Lang), sia nei filoni alternativi degli Strassenfilme e della Neue Sachlichkeit cinematografica (Georg Wilhelm Pabst e i film di montaggio di Walter Ruttmann), che portano alla luce le dinamiche psicologiche sottese allo stato di paralisi; e infine la terza fase, innescata nel 1929 dal crollo della Borsa di Wall Street, in cui gli schermi tedeschi tornano a essere il "campo di battaglia delle contrastanti tendenze interiori", con il riemergere delle passioni sfrenate (in Der blaue Engel di Josef von Sternberg e M di Lang) e la nuova contrapposizione tra un filone antiautoritario più ricco e consapevole, culminante nel cinema rivoluzionario (Kuhle Wampe di Slatan Th. Dudow), e una tendenza reazionaria ormai dominante, che prefigura i temi del cinema nazista, specialmente con l'abile commistione di motivi nazionalistici e ribellistici che caratterizza i Bergfilme di Arnold Fanck, Leni Riefenstahl e Luis Trenker.

Conquistata una posizione professionale stabile, come collaboratore e Research Director del Bureau of Applied Social Research, negli anni Cinquanta K. continuò a occuparsi intensamente di cinema. Dopo aver compiuto un viaggio in Germania (1956), pubblicò la prima edizione tedesca di From Caligari to Hitler, che nonostante i drastici tagli ‒ volti in particolare ad attenuare l'impostazione marxista del saggio ‒ avrebbe rappresentato un punto di riferimento per i critici riunitisi intorno alla rivista "Filmkritik". Nel 1960 portò a termine il saggio Theory of film (trad. it. 1962), in cui l'idea, già operante nell'indagine del 1947, del cinema come 'arte della superficie', viene teorizzata mediante un'analisi sistematica del nesso tecnico-funzionale che lo lega alla fotografia. La tendenza al realismo ‒ che K. fa risalire ai fratelli Lumière ‒ viene così sostenuta, di contro alla tendenza creativa inaugurata da Georges Méliès sulla base di un'"estetica materiale", attenta in primo luogo alle qualità riproduttive del mezzo, naturalmente incline al non teatrale, attratto dal fortuito e, soprattutto, capace di cogliere, nella dimensione propria della durata (che resta inaccessibile alla fotografia), il flusso ininterrotto della vita, e in particolare le modificazioni quasi impercettibili della quotidianità.Dalla seconda metà degli anni Sessanta la sua opera è stata riscoperta: nel 1971 è apparso in Germania il primo dei nove volumi degli Schriften; tra le numerose riedizioni e nuove traduzioni uscite in Italia, nel 1984 è apparso il saggio Der detektiv Roman (1971), nel 1985 il romanzo Georg (1929) e nel 2002 la raccolta La fabbrica del disimpegno, che contiene importanti studi.

Bibliografia

T.Y. Levin, Siegfried Kracauer. Eine Bibliographie seiner Schriften, Marbach am Neckar 1989.

Siegfried Kracauer. Neue Interpretationen, hrsg. M. Kessler, T.Y. Levin, Tübingen 1990.

Special issue on Siegfried Kracauer, in "New German critique", 1991, 54.

Kracauer: il riscatto del materiale, a cura di G. Cunico, Genova 1992.

D. Barnouw, Critical realism. History, photography and the work of Siegfried Kracauer, Baltimore 1994.

G. Koch, Kracauer zur Einführung, Hamburg 1996.

H. Schlüpmann, Ein Detektiv des Kinos. Studie zu Siegfried Kracauers Filmtheorie, Basel-Frankfurt a.M. 1998.

L. Quaresima, Rileggere Kracauer, in S. Kracauer, Da Caligari a Hitler. Una storia psicologica del cinema tedesco, Torino 2001, pp. 7-44.

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