SIFACE

Enciclopedia Italiana (1936)

SIFACE (Σύϕαξ, Syphax)

Gaetano De Sanctis.

Re dei Massesili, tribù della Numidia occidentale, dominava intorno ai primi anni della seconda guerra punica nella regione tra i fiumi Ampsaga e Muluchat, a un dipresso negli odierni dipartimenti di Algeri e di Orano. Sua capitale fu dapprima Siga presso il mare, all'estremità occidentale del suo regno. Nulla sappiamo della sua origine né come costituì un regno sì vasto. Venne in lotta con Cartagine, forse incoraggiato dai primi successi romani in Spagna. Battuto e respinto verso la Mauritania, ivi raccolse nuove forze. Pare che sulle prime i Cartaginesi riuscissero a contenerle con l'aiuto di una tribù numidica rivale, i Massili; poi peraltro S. ricuperò il suo regno. Queste vicende s'intrecciano con quelle della guerra spagnola. Sappiamo che dalla Spagna i Cartaginesi richiamarono per combatterlo Asdrubale di Gisgone che vi avevano inviato nel 215. E ci vien detto che P. e Cn. Scipione gli mandarono dalla Spagna un'ambasceria per allacciare relazioni con lui e che un ufficiale romano Statorio riordinò le sue fanterie. Dopo la catastrofe degli Scipioni il re, che frattanto aveva ricuperato il suo territorio, mandò ambasciatori a Roma; ma non pare si andasse oltre lo scambio di cortesie. P. Scipione Africano dopo le sue maggiori vittorie sui Cartaginesi in Spagna sembra cercasse rinnovare relazioni amichevoli con S., senza riuscirvi. Più tardi, quando Scipione preparava in Sicilia la sua spedizione contro l'Africa, S. preferì allearsi con Cartagine e invitò Scipione a non violare il territorio africano. Secondo le fonti, a partire da Polibio, era riuscito ad Asdrubale di legarlo alla causa cartaginese dandogli in moglie la figlia Sofonisba (v.). In realtà negli anni 206-205 la situazione in Africa era mutata perché a S., profittando delle discordie sorte tra i Numidi Massili dopo la morte del re Gaia, era riuscito d'impadronirsi della Numidia orientale compresa la capitale Cirta, spossessandone il giovane Massinissa figlio di Gaia con la connivenza di Cartagine, che dubitava forse della fedeltà di Massinissa e che ad ogni modo, minacciata ormai in Africa dai Romani, credeva di non pagare così a troppo caro prezzo un'alleanza tanto importante quanto quella di S. Perciò, quando Scipione, sbarcato in Africa, pose l'assedio ad Utica, il congiungersi delle forze di S. con quelle cartaginesi comandate da Asdrubale lo costrinse a togliere l'assedio e a chiudersi nella penisoletta ad oriente di Utica, dove aveva posto il suo campo trincerato, castra Cornelia. Da allora le sorti di S. s'identificano con quelle dell'esercito cartaginese (v. scipione africano). Perché S. e i Cartaginesi, collocatisi in due campi diversi di contro a Scipione, non riuscirono a mantenere il blocco e, battuti di sorpresa e fugati con gravi perdite una prima volta, furono poi sbaragliati ai Campi Magni. Asdrubale e S. fuggirono in direzioni diverse. S., inseguito da Lelio e da Massinissa, fu nuovamente sconfitto, mentre tentava l'estrema difesa del suo regno, e catturato. La capitale Cirta cadde in mano dei vincitori e Massinissa ricuperò il territorio avito. In parte almeno del rimanente territorio di S. si sostenne per qualche tempo il figlio di lui Vermina. S., prigioniero, fu condotto a Roma, dove ornò poi, secondo Polibio, il trionfo del vincitore, mentre, secondo Livio, morì prima di quel trionfo.

S. costituì per la prima ed unica volta nell'antichità in Numidia un vasto stato indipendente che nella massima sua estensione comprendeva all'incirca tutta la moderna Algeria. Non fu un regolo soggetto a Roma o a Cartagine, ma con l'una e con l'altra trattò da pari a pari. Cinse diadema come i re ellenistici e come essi, primo in Numidia, batté moneta con la propria effigie. Come politico giudicò, non a torto, che la sola via per fondare stabilmente l'indipendenza della Numidia era, dopo la conquista romana della Spagna, l'alleanza con Cartagine; cadde per la inferiorità della sua strategia barbarica e dell'ordinamento civile e militare della Numidia a fronte di Roma.

Bibl.: Di S. discorrono le maggiori storie romane e le storie della seconda guerra punica, che qui non occorre citare. Insufficiente è lo speciale articolo di P. Habel, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., IV A, col. 1472 segg.; notevole invece S. Gsell, Histoire ancienne de l'Afrique du Nord, V, Parigi 1927, p. 161 segg. e passim. Per lemonete di S., v. Müller, Numism. de l'anc. Afrique, III, pp. 90-91, nn. 2-4, e suppl. p. 69.

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