DANDOLO, Silvestro

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 32 (1986)

DANDOLO, Silvestro

Sergio Cella

Nacque a Venezia il 29 maggio 1766, figlio del senatore Gerolamo, discendente da famiglia dogale. Da adolescente ebbe per maestri il gesuita cenedese Carlo Lotti, dotto latinista e scrittore, poi rettore del collegio di Belluno, ed il patrizio Carlo Aurelio Widmann, buon matematico, più tardi provveditore generale delle Isole Ionie. Con l'aiuto di quest'ultimo, il D. vinse la resistenza del padre, che intendeva avviarlo agli studi giuridici, e poté iniziare come desiderava la carriera del mare.

Nominato "nobile di nave", fece le sue prime prove nelle azioni condotte dal provveditore Angelo Emo (1784-86) bombardando le città barbaresche della costa tunisina, da cui partivano le navi corsare a far bottino dei legni veneti. Segnalato al Senato come "la perla dei Nobili di Nave", coraggioso e di sicuro affidamento, egli fu proposto dall'Emo per un incarico di responsabilità; per la sua giovane età (era appena ventenne) venne designato, con provvedimento inusitato, luogotenente di nave e posto al comando di una fregata. Qualche anno dopo, promosso governatore di nave, mantenne quel comando e venne temporaneamente incaricato della reggenza dell'isola di Cerigo a Sud del Peloponneso; la tenne con tanto equilibrio che, quando vi fu nominato il provveditore ordinario, il Consiglio dell'isola lo volle suo protettore presso il governo della Repubblica. Rientrato in patria nel '94, il D. venne eletto esecutore del magistrato alle Acque ed in tale veste entrò, con voto puramente consultivo, nel Senato. Nel '97 egli fu nominato nuovamente governatore di nave e comandante del vascello di linea "Vittoria" con l'incarico di compiere una missione speciale sulla costa dell'Algeria. Era in procinto di salpare dal porto di Malamocco, quando sopraggiunse la "democratizzazione" della Repubblica ed il D. depose funzioni e grado ritirandosi a vita privata.

Nel giugno 1800 gli venne offerto, a nome dell'imperatore Francesco II, il comando della fregata "Bellona", destinata a trasportare il neoeletto papa Pio VII da Venezia a Pesaro. Egli accettò l'incarico, che gli valse dal papa la nomina a cavaliere dell'Ordine di Cristo, e restò poi nella marina austriaca, venendo promosso capitano di fregata e quindi vice ammiraglio.

Capace e ambizioso, sensibile agli onori e ossequiente all'autorità, il D. ricoprì successivamente vari incarichi: dall'Austria ebbe il comando delle forze marittime durante la difesa di Venezia contro i Francesi (1805), e poi sotto il Regno Italico ottenne il comando della flottiglia leggera di stanza nel porto del Lido, poi quello della 2ª divisione delle forze navali mobili in Adriatico, infine delle forze navali italiche nelle Isole Ionie (meritò lode nel 1812 per un'azione compiuta contro preponderanti forze inglesi a sostegno del presidio di Santa Maura).

Con il ritorno del regime austriaco, il D. fu preposto all'Arsenale marittimo fino al '21 tenne fra il '22 e il '26 il comando della divisione navale austriaca in Mediterraneo, e dal '26 al '30 comandò la squadra destinata a tutelare i commerci marittimi nell'arcipelago. Superando le molte difficoltà derivanti dalla situazione internazionale, poiché durante la lotta dei Greci per l'indipendenza dalla Turchia, lotta sostenuta in varia guisa dalla Russia, dall'Inghilterra e dalla Francia, egli rappresentava gli interessi di una potenza neutrale, seppe agire abilmente, recuperare navi e merci a Spezia e ad Egina, sostenere la legittimità del "diritto di visita", fungere da mediatore per vari scambi di prigionieri e in particolare nel '27 ottenendo condizioni onorevoli per la capitolazione della guarnigione greca dell'Acropoli di Atene sopraffatta dai Turchi.

Godette della considerazione di Ibrāhīm pascià e dei comandanti marittimi alleati, cosicché alla fine del conflitto, già premiato dall'imperatore col titolo di conte dell'Impero, ricevette dalla Grecia la gran commenda del Salvatore e dallo zar il cavalierato di prima classe di Sant'Anna.

Negli anni seguenti fu brigadiere dei corpi militari e presidente delle commissioni scientifiche della marina in Venezia, con funzioni di sorveglianza sul Collegio marittimo. Nel '32 riprese la direzione delle forze navali austriache in Oriente e la tenne fino al '38, quando, insignito del cavalierato della Corona di ferro, ritornò definitivamente a Venezia. Assunse le funzioni onorifiche di luogotenente del comandante supremo della marina arciduca Federico e fu nominato dall'imperatore Ferdinando cavaliere del Toson d'oro (1844).

Il D. morì a Venezia il 14 nov. 1847.

Circa dieci anni dopo l'imperatore Francesco Giuseppe decise di dare il nome del D. ad una corvetta.

Fonti e Bibl.: G. Foscolo, necrol. in Append. della Gazzetta privilegiata di Venezia, 23 nov. 1847; G. Dandolo, La caduta della Repubblica di Venezia e i suoi ultimi cinquant'anni. Studi stor., Venezia 1855, pp. 100-104; Id., Appendice, Venezia 1857, p. 17 (l'autore era figlio del D.); N. Tommaseo-G. Capponi, Carteggio ined. dal 1833 al 1874, a cura di I. Del Lungo - P. Prunas, Bologna 1914, 11, pp. 594 s.; S. Romanin, Storia documentata di Venezia, Venezia 1861, X, pp. 244 s., 361; G. Manfroni, I Veneziani nell'Egeo, in La Lettura, VII (1921), pp. 624-38; R. Bratti, A. Emo e la marineria veneziana, in Ateneo veneto, LXIII (1931), pp. 117 ss.; v. C. Wurzbach, Biogr. Lex., d. Kaiserthums Oesterreich, III, p. 145.

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