Berlusconi, Silvio

Enciclopedia Italiana - VII Appendice (2006)

Berlusconi, Silvio

Vittorio Vidotto

Imprenditore e uomo politico, nato a Milano il 29 settembre 1936. Figlio di un funzionario di banca, si laureò in giurisprudenza. Iniziò la sua attività imprenditoriale nel settore dell'edilizia, fondando nel 1961 la società Cantieri Riuniti Milanesi e nel 1963 la Edilnord. A partire dal 1969 realizzò, alle porte di Milano, il grande quartiere residenziale di Milano 2 (comune di Segrate) cui seguì, dal 1978, Milano 3 (comune di Basiglio). Contemporaneamente e con significativa lungimiranza cominciò a interessarsi al settore televisivo dando vita nel 1973 a Telemilano, che nel 1974 iniziò a trasmettere via cavo a Milano 2 per passare, nel 1977, alla diffusione via etere: premessa dello sviluppo di un grande gruppo televisivo commerciale nazionale basato su tre reti, Canale 5 (fondata nel 1979), Italia 1 (acquistata dall'editore Rusconi nel 1982) e Rete 4 (acquistata dalla Mondadori nel 1984). In una situazione di carente normativa di legge sulla distribuzione delle frequenze televisive, B. poté rafforzare la sua presenza nel settore (grazie anche a espliciti appoggi politici da parte, soprattutto, del leader socialista e presidente del Consiglio B. Craxi nel 1984), giungendo in pochi anni a costituire un grande gruppo, accorpato nel 1995 nella società Mediaset, in concorrenza ma in duopolio di fatto con la RAI e con larghi interessi anche fuori d'Italia. B. ampliò progressivamente le sue iniziative imprenditoriali riunendole nella Fininvest (fondata nel 1978). Agli inizi degli anni Novanta Fininvest era presente, oltre che nel settore televisivo con Mediaset, in quello editoriale (le casi editrici Mondadori ed Einaudi), pubblicitario (Publitalia80), cinematografico (Medusa film), assicurativo e della vendita di prodotti finanziari (Mediolanum), della grande distribuzione (Standa). Nel 1992 - in seguito all'entrata in vigore di norme limitative della concentrazione nel settore delle comunicazioni - B. passò la proprietà de il Giornale Nuovo al fratello Paolo, al quale affidò anche il settore edilizio della Fininvest. Dal 1986 era presidente del Milan, la più forte squadra italiana di calcio dei primi anni Novanta.

Il 18 gennaio 1994, alla vigilia delle elezioni politiche in cui si sarebbe votato con il sistema maggioritario, B. fondò il movimento politico Forza Italia e il 26 successivo annunciò, in un discorso televisivo sulle sue reti, la decisione "di scendere in campo" e di occuparsi della cosa pubblica, perché non intendeva vivere "in un Paese illiberale, governato da forze immature e da uomini legati a doppio filo a un passato politicamente ed economicamente fallimentare". La coalizione elettorale di centrodestra raccolta intorno a lui (il Polo delle libertà con la Lega Nord e il Polo del buon governo con Alleanza nazionale) vinse le elezioni politiche del marzo 1994 e Forza Italia si affermò come primo partito con il 21% dei voti. La notorietà e i successi imprenditoriali di B., la sua apparente estraneità al mondo politico tradizionale, una grande disponibilità di mezzi, l'appoggio delle sue televisioni, infine l'uso di un efficace linguaggio comunicativo che faceva leva, con toni populistici, sulla diffusa aspettativa di cambiamento delle consuetudini politiche e sul radicato anticomunismo dell'elettorato di centro, privo di un partito di riferimento dopo la crisi di Tangentopoli, sono appena alcuni dei fattori che spiegano il risultato elettorale. Nel maggio B. formò un governo con Alleanza nazionale, Lega Nord e Centro cristiano democratico caduto nel dicembre 1994 per l'uscita della Lega dalla maggioranza. Le elezioni politiche del 1996 videro la sconfitta dell'alleanza di centrodestra guidata da B. la cui immagine appariva indebolita dal conflitto di interessi fra il ruolo del politico e quello del grande imprenditore televisivo e dalle numerose inchieste giudiziarie che avevano investito le sue attività economiche. Dal 1996 al 2001 B. mantenne e consolidò la leadership dell'opposizione recuperando popolarità grazie alla sempre più marcata personalizzazione della politica, ai contrasti nel centrosinistra e ai successi del centrodestra nelle elezioni europee del 1999 e in quelle regionali del 2000. Una personalizzazione ancora più accentuata fu messa in atto in vista delle elezioni del 2001, quando B. dominò la propaganda della nuova alleanza di centrodestra, la Casa delle libertà, in cui era rientrata la Lega Nord. In seguito alla vittoria elettorale B. fu nominato presidente del Consiglio (giugno).

Nei cinque anni di governo gli originari enunciati liberali e liberisti di B. si scontrarono con l'esigenza di alleggerire, con una serie di provvedimenti legislativi duramente osteggiati dall'opposizione di centrosinistra, la sua posizione di inquisito mantenendo alto e ricorrente il conflitto con la magistratura e imponendo la sua egemonia nella coalizione anche quando, dopo la sconfitta alle regionali del 2005, fu costretto, per le inquietudini e i dissensi interni alla maggioranza, a varare, controvoglia, un secondo gabinetto (aprile). Conferì un'impronta personale anche alla politica estera, guidata da un deciso sostegno alle scelte della presidenza Bush, distinguendosi da altri grandi Paesi europei come Francia e Germania, soprattutto con l'invio di un contingente militare italiano in ̔Irāq. Alla vigilia delle elezioni politiche del 2006, di fronte a una popolarità decrescente, confermata da molti sondaggi che davano per vincente la coalizione di centrosinistra guidata da R. Prodi, B. lanciò una campagna elettorale aggressiva e determinata, tesa a enfatizzare le apprensioni dell'elettorato di fronte a una vittoria delle sinistre e a un possibile incremento dell'imposizione fiscale. Nonostante il vistoso recupero, che dimostrava la capacità di intuire e mobilitare i sentimenti profondi di un'ampia parte del Paese, B. e la Casa delle libertà uscirono sconfitti, seppure di stretta misura, dal confronto elettorale (v. anche italia: Storia).

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