SIMEONE I il Grande, arconte dei Bulgari, dall'888 imperatore dei Bulgari e dei Greci

Enciclopedia Italiana (1936)

SIMEONE I il Grande, arconte dei Bulgari, dall'888 imperatore (zar) dei Bulgari e dei Greci

Saul Mézan

Terzogenito del principe Boris Michele, fu educato a Bisanzio. Siccome i Bizantini intrȧlciavano il commercio della Bulgaria, S. dichiarò loro guerra e li sconfisse in Tracia. L'imperatore d'Oriente ricorse ai Magiari, che sotto la protezione della flotta bizantina passarono per la prima volta il Danubio. S. si chiuse a Durostorum (Silistra), poi a Mundraga in attesa dei rinforzi delle tribù dei Peceneghi delle steppe al di là del Dnepr. Infatti nell'892 Bulgari e Peceneghi invasero la Bessarabia, ch'era allora la sede dei Magiari e sconfissero le tribù magiare obbligandole a espatriare. L'anno seguente S. volse le armi contro Bisanzio e annientò i nemici davanti a Bolgarophigon (oggi Eski-Baba) obbligandoli ad accettare una pace umiliante. Per 20 anni S. visse in pace coi suoi vicini, proteggendo le lettere e l'istruzione pubblica e meritandosi il soprannome di Tolomeo bulgaro. Poi, nel 913, intraprese una guerra di prestigio contro Bisanzio e i suoi eserciti si spinsero fino al Corno d'Oro. Nel 914 prese ai Greci le provincie di Adrianopoli, Salonicco e Durazzo. Nel 917 i Bizantini, guidati da Leone Foca e Romano Lecapeno, tentarono la rivincita, ma furono pienamente sconfitti davanti a Mesembria (porto sul Mar Nero). S. giunto per la seconda volta davanti a Costantinopoli, assunse il titolo di "Cesare" e aspirò apertamente a quello d'imperatore romano. Nel 919 i Bulgari conquistarono la Tessaglia, la Focide, la Beozia, l'Attica e i Dardanelli e si prepararono a passare in Asia. Alle suppliche del patriarca Nicola il Mistico, S. rispose ironicamente ch'egli chiedeva semplicemente la corona imperiale. Nel 921 e 922 riapparve nuovamente alle porte di Costantinopoli. Nel 923 s'impadroni di Adrianopoli e iniziò delle trattative d'alleanza col califfo Fatlum, ma si vide minacciato dalla rivolta dei Croati e degli Slavi di Zahlumje (Erzegovina). In seguito a un accordo stipulato fra il papa Giovanni X e Bisanzio, gli Slavi dell'Adriatico dovettero riconoscere l'autorità del vescovo cattolico di Salona e la preponderanza politica dell'impero d'Oriente. Tomislav, principe dei Croati, ricevette dai Bizantini città e isole in Dalmazia e la corona reale dagl'inviati del papa, mentre Michele Visković, principe di Zahlumje, veniva promosso console e patrizio bizantino. Il segnale della rivolta fu dato dai Serbi, i quali, probabilmente con l'aiuto dei Croati e degli Slavi di Zahlumje, annientarono le guarnigioni bulgare (923-24). S., che s'era di nuovo portato davanti a Costantinopoli (924), dovette far marcia indietro, tanto più che gli Arabi, i quali avrebbero dovuto venirgli in aiuto con la flotta per la presa di Bisanzio, l'avevano abbandonato. S. inviò in Occidente il capitano Alobogotúr, il quale riconquistò la Serbia, ma fu sconfitto in Croazia (925). La guerra contro i Bizantini continuò, e nel 926 gli Slavi di Macedonia attaccarono Salonicco. Durante i grandi preparativi per la conquista di Costantinopoli, S. morì, il 27 maggio 927. Sotto il suo regno la dominazione bulgara s'estendeva a nord su Belgrado, la Sirmia, la Valacchia e la Transilvania, a ovest fino all'Adriatico, e a sud fino alla Tessaglia e alle porte di Bisanzio.

Bibl.: K. Jirecek, Istorja Bolgar, Odessa 1878; A. Rambaud, l'Empire grec au Xe siècle, Parigi 1870; Palaonzov, Vek bolgarskago carja Simeona, Pietroburgo 1852; Nicola il Mistico, Epistolae, in J. P. Migne, Patrologia graeca, CXI, Parigi 1856 segg.; Liutprando di Cremona, Antapodosis, in Monum. Germ. hist., Scriptores rerum langob., III, a cura di G. Waitz, Hannover 1878.

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