Simon Mago

Enciclopedia Dantesca (1970)

Simon Mago

Gian Roberto Sarolli

Personaggio del Nuovo Testamento (" vir autem quidam nomine Simon, qui ante fuerat in civitate magus seducens gentem Samariae, dicens se esse aliquem magnum ", Act. Ap. 8, 9); fu convertito dal diacono Filippo, dalle cui mani ricevette il battesimo. Più tardi, osservati gli effetti miracolosi dell'imposizione delle mani da parte degli apostoli Pietro e Giovanni, tentò di comprare con denari la stessa carismatica potestas, ma fu aspramente rampognato da s. Pietro che gli rispose: " Pecunia tua tecum sit in perditionem, quoniam donum Dei existimasti pecunia possideri " (8, 20). Da lui prese nome ‛ simonia ' (v.) il far mercato delle cose sacre.

Personaggio esemplare che D. non esita a elevare a ‛ figura ' menzionandolo due volte, nell'Inferno e nel Paradiso, rispettivamente nell'incipit del canto XIX e nell'explicit del canto XXX, in posizione antitetica e quindi icasticamente allusiva, elaborando ‛ contaminati ' sia il testo scritturale sia quello della tradizione esegetica da Gregorio Magno (In Evangelia Homiliae XVII 13) alla Summa dell'Aquinate.

Nel canto XIX dell'Inferno, D., sulla scorta delle due tradizioni, denuncia il peccato antiparacletologico per eccellenza impiegando l'immagine degli sponsali e della ‛ maternità ' della Chiesa già canonica e risillabata attraverso s. Tommaso anche nel commento di Pietro: " Simoniacus procurat quod Ecclesia, quae est sponsa Christi, de alio gravida sit quam de sponso, quae de Spiritu Sancto concipere debet. Simonia facit quod ingravidetur de Spiritu maligno; unde facit deum nutrire adulterinos filios et legitimos exheredare ".

Né meno paracletologico è l'explicit del canto XXX del Paradiso, dove Beatrice, più che mai ‛ figura dello Spirito Santo ', con profezia dolorosa e terribile, condannerà in uno Clemente V e Bonifacio VIII colpevoli esplicitamente e rispettivamente contro il ‛ typus Christi ' Enrico VII e il ‛ typus prophetae ' D., figlio carnaliter di donna Bella e spiritualiter della bella donna - cioè la Chiesa militante -; e proprio nel canto XIX dell'Inferno Bonifacio VIII per bocca di Niccolò III viene accusato di non aver temuto di tòrre a 'nganno / la bella donna, e poi di farne strazio (vv. 55-57). Nella terribilità dell'accusa rivolta a Bonifacio VIII, D. non solo impiega l'immagine tradizionale della Chiesa quale ‛ pulchra Mulier ' ma anche, con spietata analogia antitetica, ritorce l'affermazione del pontefice che, nella bolla Unam sanctam, suo aveva fatto il versetto gaudioso e giubilante del Cantico: " Una est columba mea, perfecta mea " (6, 8). Con ugual coerenza e impiegando la stessa analogia antitetica, D. contaminando gli Atti (" Et apparuerunt illis dispertitae linguae tanquam ignis, seditque supra singulos eorum; et repleti sunt omnes Spiritu sancto et coeperunt loqui variis linguis, prout Spiritus sanctus dabat eloqui illis ", 2, 3) con la Visio Alberici (XI " vidi etiam os putei magni, flammas emittentem, et nunc sursum, nunc deorsum descendentem, de quibus audivi Apostolum dicentem: in his incendiis cremantur Symoniaci, qui donum Dei emunt et vendunt "), individualizza la pena dei simoniaci, " portandola in tal modo sul piano poetico ", aggiungendo il " particolare della posizione del peccatore con la testa all'ingiù ", e quello della fiamma, che completa il tormento bruciando sulla pianta dei loro piedi, così mostrandoci " l'inverso dell'aureola, che avrebbe avvolto il loro capo, se avessero assolto i loro obblighi di pietà e di carità " (Pagliaro).

È tuttavia probabilissimo, come suggerisce C.S. Singleton (in " Modern Language Notes " LXXX [1965] 92-99), che D. nell'immaginare la punizione dei simoniaci avesse in mente il particolare della narrazione degli Actus Petri cum Simone (ediz. R.A. Lipsius, pp. 45-103) secondo la quale s. Pietro pregò Dio di far cadere a terra, in modo che si rompesse una gamba, S. Mago che con l'aiuto del demonio volava su Roma. La preghiera fu esaudita, e S. Mago cadde, e la parte inferiore della gamba (" crus ", proprio la zanca) si spezzò in tre punti (" Fregit crus in tres partes "). E forse a rappresentazioni iconografiche della leggenda, nelle quali s. Pietro e s. Simone sono effigiati in piedi accanto a S. Mago capovolto, può essere accostata la scena di D. e Virgilio accanto a papa Niccolò III (Singleton, op. cit.).

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