Sinai

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(ebr. Sīnai, ar. Ṭūr Sīnā) Penisola di forma triangolare che geograficamente appartiene all’Asia e politicamente all’Egitto, di cui costituisce due governatorati (S. Settentrionale, 25.574 km2 con 339.752 ab. nel 2006 e capoluogo el-‛Arish; S. Meridionale, 33.140 km2 con 149.335 ab. e capoluogo at-Tur). Bagnata a N dal Mar Mediterraneo, è compresa tra due grandi fosse tettoniche, a SE quella, molto più profonda, costituita dal Golfo di Aqabah, a SO quella di Suez, lambita da una piana costiera. L’ossatura principale della penisola è formata da un altopiano che è interessato da varie dislocazioni tettoniche mesozoiche e cenozoiche. Nella parte meridionale un massiccio cristallino culmina nel Gebel Katherina (2637 m) e ha molte vette superiori a 2000 m; abbastanza piovoso, questo settore è inciso da corsi d’acqua, con gole intagliate nei graniti. Verso N, si estendono degli altopiani, in gran parte calcarei, molto aridi. Tutto il territorio è disseminato di oasi, in cui si accentra la popolazione, dedita alla pastorizia nomade e all’agricoltura sedentaria. Dal sottosuolo si estraggono manganese e, lungo la costa del Golfo di Suez, petrolio.

Secondo il racconto biblico, la penisola del S. fu attraversata per quarant’anni dagli Ebrei usciti dall’Egitto prima del loro ingresso nella terra di Canaan. Sul Monte S. Mosè salì più volte per ricevere la legge divina. La tradizione ebraica non ha voluto identificare il Monte S.; per cristiani e musulmani è l’od. Gebel Mūsā.

Nella valle fra il Monte S. e il Monte Moneiga sorge il monastero di S. Caterina, fondato da Giustiniano fra il 458 e il 565, come centro religioso delle tre religioni monoteistiche fu risparmiato dall’invasione araba, ed evitò le conseguenze della politica iconoclastica dell’8° secolo. La chiesa giustinianea ha capitelli scolpiti e travi intagliate, e nell’abside un vasto mosaico, eccezionale documento dell’arte tardogiustinianea. Di incomparabile valore sono la raccolta di icone (alcune del 6°-7° sec.; molte dal 12° in poi di varia provenienza) e la biblioteca, che raccoglie importanti manoscritti miniati e codici di notevole interesse paleografico. Il tesoro, oltre a opere islamiche e bizantine, comprende opere russe, a ricordo della protezione accordata dagli zar al monastero.

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