SIRIA

Enciclopedia Italiana - II Appendice (1949)

SIRIA (XXXI, p. 885; App. I, p. 1006)

Elio MIGLIORINI
Enrico MACHIAVELLI
Doro LEVI

Popolazione (XXXI, p. 889). - La Siria indipendente (v. appresso) è ora separata politicamente dal Libano (v. in questa App.): si estende su 171.104 kmq. e conta 2.901.300 ab., con una densità di 16,9 per kmq. Di essi 400.000 sono Beduini sedentarî e 300 mila Beduini nomadi. La Siria si suddivide ora nelle prefetture di Damasco, Homs, Hamāh, Aleppo, Ḥaurān, Deir ez-Zōr, cui sono da aggiungere il Gebel Druso, il territorio degli Alawiti e l'el-Gezīrah. Gruppi di Assiro-Caldei, provenienti dall'‛Irāq settentrionale, in numero di circa 9000, si sono stabiliti lungo il corso del Khābūr, fondando 31 villaggi; essi si dedicano all'allevamento ovino.

Agricoltura e industria (XXXI, p. 890). - L'economia siriana si basa in prevalenza sull'agricoltura, ma appena il 6,6% della superficie territoriale è posta a coltura. Prevalgono di gran lunga le colture cerealicole, che coprono oltre un milione di ha., specie il frumento (750.000 ha.) e l'orzo (350.000 ha.), che dànno luogo a un raccolto medio di 6 milioni di q. In progresso è la coltura nell'el-Gezīrah. Tra le colture arboree l'estensione maggiore spetta alla vite e all'olivo; la vite ricopre 56.200 ha. e dà luogo ogni anno alla produzione di circa 1.700.000 q. d'uva, 190.000 q. di uva secca, 110.000 hl. di vino. Il prodotto di olio dà luogo a grandi oscillazioni (da 21.000 q. nel 1945 a 230.000 nel 1943). Altre colture sono quelle del sesamo 117.000 ha.), degli agrumi (500 ha.), del cotone (17.000 ha.), degli albicocchi (200.000 q., specie nei dintorni di Damasco). Anche l'allevamento è d'una certa importanza e cospicuo è il numero di ovini (3,5 milioni) e dei caprini (1,5); in minor numero sono i bovini (730.000), gli asini (180.000), i cavalli (100.000), i muli (45.000) e i cammelli (48.000). Dalla bachicoltura si ricavano 300.000 kg. di bozzoli. L'industria tessile ha progredito per la lavorazione della seta artificiale, per i moderni impianti di maglieria e calzificio di Damasco e Aleppo, dove si lavora pure la lana. I principali oleifici si trovano ad Ḥamāh ed a Laodicea, i saponifici ed i molini a Damasco e ad Aleppo. Petrolio è stato scoperto nell'el-Gezīrah.

Finanze (XXXI, p. 892; App. I, p. 1006). - Il bilancio della Siria è passato da 11 milioni di sterline libano-siriane nel 1939 a 50 milioni nel 1944, a 129,8 milioni nel 1946 e a 125,8 milioni nel 1947. Nel settembre 1947 i biglietti in circolazione ammontavano a 187 milioni di sterline libano-siriane. In base all'accordo anglo-franco-libano-siriano del 1944 il tasso di cambio con la sterlina fu fissato a 8,83 e quello col franco a 22,65. A seguito delle varie svalutazioni del franco, quest'ultimo fu portato nel gennaio 1949 a 120,30. Col 7 febbraio 1948 la struttura monetaria ha subìto una trasformazione che ha portato alla separazione del sistema siriano da quello libanese. La Siria ha infatti abbandonato l'area del franco francese e ha manifestato l'intenzione di creare una moneta nazionale indipendente e di costituire una propria banca di emissione. Dall'aprile 1947 la Siria fa parte del Fondo monetario internazionale e della Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo, con una quota di 6,5 milioni di dollari.

Storia (XXXI, p. 902; App. I, p. 1006). - Il trattato franco-siriano del 1936 sembrava aver portato la Siria alle soglie dell'indipendenza, ma la resistenza delle destre francesi e l'aggravarsi della situazione generale europea ne impedirono la ratifica da parte della Francia. Si iniziò quindi un periodo di ambiguità nei rapporti fra i due paesí, intendendo i Siriani dar valore esecutivo al trattato, che il governo francese non poteva né voleva riconoscere come entrato in vigore. Nel 1938, con atto unilaterale che sollevò gran risentimento e delusione in Siria, la Francia ne distaccava e cedeva alla Turchia il sangiaccato di Alessandretta (Hatay), in vista di una cooperazione politica e militare con quel paese per l'ormai prossima eventualità di un conflitto. E infatti, scoppiata l'anno seguente la guerra con la Germania, si andò concentrando in Siria, agli ordini del generale Weygand, quella "armeé d'Orient", composta di elementi francesi, metropolitani e coloniali, polacchi, ebrei, ecc., che nei piani degli Alleati avrebbe dovuto avere un compito di difesa del Vicino Oriente e di aiuto alla Turchia, nel caso che questa fosse stata coinvolta in guerra. Il crollo della Francia nella primavera del 1940 sconvolse questi piani: l'esercito d'Oriente fu sciolto, salvo un'aliquota per la difesa del paese, e la Siria, soffocati isolati nuclei degaullisti, rimase fedele al nuovo regime di Vichy. Allora la Gran Bretagna intervenne dall'esterno, e nel giugno 1941, con forze anglo-degaulliste, attaccò dalla Palestina il territorio siriano.

La resistenza delle forze fedeli a Pétain, al comando del generale H. Dentz, durò poche settimane: il 21 giugno gli Anglo-degaullisti entravano a Damasco, e il 12 luglio a S. Giovanni d'Acri si firmava un accordo per la cessazione delle ostilità. Al posto del Dentz, rappresentante di Vichy, subentrava quale alto commissario degaullista il generale G. Catroux. Questi nominava (18 settembre) a presidente della Repubblica siriana lo sceicco Tāǵ ad-dīn el-Ḥasanī, e il 27 settembre proclamava l'indipendenza della Siria, limitata però dalle restrizioni dello stato di guerra, e dalle misure per la libertà di movimenti e la incolumità delle truppe alleate.

In realtà, mentre l'indipendenza formalmente proclamata era sottolineata da ogni sorta di gesti simbolici (riconoscimento della Gran Bretagna e di altri stati d'Oriente, rappresentanze diplomatiche, ecc.), le pratiche restrizioni conservavano per tutta la durata della guerra tanto valore da far dubitare che la dichiarazione di principio non fosse stata che un semplice gesto di propaganda politica. Questa impressione si accentuò quando nel giugno 1943 al Catroux successe come alto commissario J. Helleu, il cui atteggiamento inabile e violento provocò nel novembre la crisi libanese (v. libano, in questa App.). Ma come questa, per l'intervento anglo-americano, si chiuse con un insuccesso della politica di forza tentata dai Francesi, così anche il parlamento siriano si affrettò, nello stesso mese, a dichiarare abrogato l'articolo della costituzione che concedeva alle autorità degaulliste il diritto di ingerenza nella legislazione del paese.

La crisi definitiva, che diede l'ultimo colpo alle residue posizioni francesi in Levante, si ebbe nel maggio 1945, con l'insurrezione armata della Siria e del Libano contro i presidî francesi. A Damasco, Aleppo, Ḥamāh, si svolsero conflitti sanguinosi, con centinaia di morti; Damasco fu bombardata da artiglierie e aerei come già venti anni innanzi, e anche qui fu l'intervento diplomatico e militare inglese a imporre la soluzione. Mentre truppe britanniche della 9ª armata entravano in Siria, obbligando militari e civili francesi a sgombrare i presidî interni e a raccogliersi sulla costa, il governo inglese premeva energicamente su quello francese per la cessazione delle ostilità, e la Lega araba appena formatasi prendeva posizione per i diritti all'indipendenza effettiva della Siria e del Libano, e il conseguente sgombero totale dei Francesi dal Levante.

La Francia dovette piegarsi. Ai primi di luglio 1945 una missione francese liquidava la quasi trentennale occupazione francese della Siria e del Libano, stipulando il graduale ritiro delle truppe. Ulteriori conversazioni anglo-francesi nel marzo 1946 fissavano il ritiro degli ultimi contingenti dalla Siria per il mese seguente, e l'aprile 1946 vedeva così compiersi l'ideale di piena sovranità e indipendenza del nazionalismo siriano.

Frattanto la posizione internazionale del giovane stato si andava consolidando. Membro delle N.U. sin dalla fondazione, la Siria vi succedeva nel novembre 1946 all'Egitto quale membro del Consiglio di sicurezza, mentre la sua posizione nella Lega araba le assicurava una voce ascoltata per tutti i problemi della sistemazione del Mediterraneo orientale. Con qualche preoccupazione, dall'inizio del 1947, essa considera la ripresa del progetto di una "Grande Siria", comprendente Siria, Libano, Transgiordania e la parte araba della Palestina; progetto in funzione non di un espansionismo siriano, ma delle ambizioni del sovrano hāshimita di Transgiordania. Una mozione della camera siriana, in data 29 settembre 1947, prendeva nettamente posizione contro questo progetto come "nascondente scopi personali e interessi sionistici, e tendente a distruggere l'indipendenza e la sovranità della Siria". Analogamente, il particolarismo nazionalistico e la diversità religiosa sembrano ostacoli invincibili alla riunione della Siria e del Libano, le cui sorti son pure state comuni nella maggior parte della loro storia.

Dal 1943, morto Tāǵ ad-dīn el-Ḥasanī, è presidente della repubblica siriana Shukrī el-Quwwetlī.

Archeologia e arte antica (p. 903).

L'esplorazione archeologica s'è sviluppata con ritmo febbrile in tutto il territorio della Siria fino all'inizio della seconda Guerra mondiale, dedicandosi tanto a portar luce sui problemi ancora oscuri del periodo preistorico, quanto a esplorare nuovi centri dell'età greca e romana. Per quanto riguarda le civiltà più antiche, varî scavi hanno concorso a dimostrare gli stretti contatti esistenti fino dagl'inizî fra la Mesopotamia e il Mediterraneo, che si svolgevano lungo l'Eufrate come anche attraverso il deserto siriano.

Proprio al confine fra Mesopotamia e Siria, sull'odierno Tell Ḥarīrī sulla riva sinistra dell'Eufrate fra Āl Bū Kemāl e le rovine di Dura-Europo, presso la pista Baghdād-Aleppo, 6 campagne di scavo di una missione francese capeggiata da A. Parrot dal 1933 al 1939, hanno scoperto parzialmente i resti dell'antichissima città di Mari. È stato questo un importante centro di vita risalente al periodo presargonico, almeno alla fine del IV millennio a. C. (la regione peraltro era abitata anche anteriormente, come palesano i ritrovamenti del conte Du Mesnil du Buisson a Baghūz sulla riva sinistra dell'Eufrate, che hanno restituito ceramiche del tipo di Sāmarrā). Mari ha avuto il massimo splendore sotto i suoi re verso il 2000 a. C., finché l'ultimo della sua dinastia, Zimrilin, venne a conflitto con Ḥammurabi, che occupò e distrusse la città, da allora ridiscesa al rango di cittadina di provincia sopravvissuta fino a età neobabilonese. Gli scavi, oltre alla zigurrat e a varî e notevoli templi, hanno restituito il grandioso palazzo reale, costruito verso il 2000 a. C., un vero gioiello di architettura orientale e assai importante per le somiglianze con l'architettura cretese. Delle pitture, ispirate a temi rituali e cultuali, adornavano i muri della sala d'udienza, di una corte e di un altro ambiente, e anch'esse - finora un unicum per la pittura orientale di questa età - rivelano dei contatti, ancora non ben chiariti, con le pitture dei palazzi cretesi. L'enorme bottino di ritrovamenti, che include uno dei più ricchi archivî diplomatici dell'età attorno al 2000 a. C., ha ridato anche numerose sculture, alcune di arte presargonica e sargonica e altre dell'età dei re di Mari, fra cui si citano, per es., la bella dea col vaso che getta un fiotto d'acqua.

Negli anni immediatamente precedenti alla guerra sono stati iniziati scavi anche in alcune località antichissime, che formano una serie di numerosi tells sull'alta valle del Khābīr, nel cosiddetto "bec de canard" della Siria proteso verso il territorio dell'Iraq, a nord del Gebel Singiār e del Gebel Abd al-‛Azīz, fin verso il confine turco. Una delle località più importanti fra queste è Tell BBrāk, che in epoca storica era stato uno dei capisaldi del limes romano della Siria. Gli scavi, da parte di una missione inglese diretta da M. E. L. Mallowan, sono stati condotti dal 1937 al 1939. Una città, che ebbe sede qui fin dall'epoca calcolitica ha ridato alla luce la bella ceramica del tipo di Tell Halaf e di Arpachiya; ha poi continuato a svolgersi fino all'epoca hurrita cioè circa il 1700-1400 a. C. Fra i suoi edifici principali, oltre a un'antichissima zigurrat, si può ricordare il palazzo di Narām-Sin, re di Akkad, nipote di Sargon. La medesima missione ha contemporaneamente scavato la località di Chagar Bazar, a nord-ovest della precedente, che pure ha ridato numerose stratificazioni per le medesime epoche di Tell Brāk, con ricchissima ceramica soprattutto per l'età preistorica. Queste località dell'alto Khābūr, oltre ai rapporti fra Mesopotamia e Mediterraneo, hanno rivelato pure rapporti nell'altra direzione fino alle regioni dell'Indo e degli altipiani iranici.

Sul medio corso dell'Eufrate, fra il 1929 e il 1931 sono stati scavati i resti della città di Til-Barsib, presso all'odierna Tell Aḥmar, importante valico del fiume, sulla sua riva sinistra a circa 20 km. a valle di Gerāblus. Città fiorente per il trasbordo del fiume già nel III millennio a. C., passata in mani hittite nel II, al tempo di Salmanasar III divenne probabilmente capitale di un importante stato aramaico. Il suo palazzo assiro ha ridato alla luce una rara serie di dipinti, oltre a sculture e varî altri oggetti. I suddetti rapporti fra Mesopotamia e Mediterraneo sono stati riscontrati a occidente fino verso la foce dell'Oronte, in alcune località preistoriche situate su entrambi i lati della strada Aleppo-Antiochia. L'Istituto orientale dell'università di Chicago, sotto la guida di C. M. Mc Ewan, ha condotto scavi fra il 1933 e il 1937 in tre località, a Ciatal-Huyuk, Gedeide e Tell Tainat, anche in queste risalendo nello strato inferiore (XIV) fino all'età preistorica. A Gedeide lo strato XII, dell'epoca di Gemdet Nasr (circa 3100 a. C.) ha restituito fra l'altro delle interessanti statuette di rame, maschili e femminili, di arte siriana settentrionale. A Tell Tainat, fra le rovine del hilani (o megaron) a sud del palazzo - edificio databile a circa l'800 a. C. - si sono scoperti due leoni accosciati, appaiati a sostegno di una colonna, nonché altre tre basi finemente lavorate a rilievo, che sostenevano le tre colonne dell'atrio dell'edificio. Vicino a Tainat una spedizione inglese condotta da sir Leonard Woolley ha iniziato nel 1936 e ripreso nel 1946 scavi ad Atchana, l'antica Alalakh. Già sin d'ora l'incrocio delle civiltà d'Occidente e d'Oriente vi si palesa - a cominciare dal momento in cui, verso il 2000 a. C., la civiltà mesopotamica si avvia a un periodo di declino -, assieme a palesi influssi dall'Egeo, come pure dall'Egitto, e dalle civiltà degli Hurriti e degli Hittiti. Più a sud e verso l'interno, 7 campagne di scavo (1932-38) sono state condotte a Ḥamāt da una missione danese diretta da H. Ingholt. Si sono distinte 12 stratificazioni successive, a cominciare dall'epoca neolitica fino a quella musulmana. Il secondo strato (sopra all'ultimo neolitico), ricco di materiale ceramico, corrisponde al periodo di Tell Halaf, estendendosi per circa la seconda metà del IV millennio a. C. Un periodo di grande floridezza è rappresentato dal quinto strato, cioè il periodo aramaico che va dal 950 a. C. alla distruzione della città da parte di Sargon II di Assiria nel 720 a. C.: floridezza manifestata dalle imponenti rovine degli edifici incendiati dagli Assiri, dagli elementi decorativi di questi - come grandiosi leoni di basalto - e dalle loro suppellettili. Allo strato precedente, o submiceneo (circa 1200-950 a. C.) appartiene verisimilmente una stele trapezoidale in basalto, decorata da una grande aquila bicipite sormontata da figure umane. Gli scavi di Biblo in territorio libanese, ripresi nel 1926 sotto la direzione di M. Dunand, sono stati portati a compimento nel 1932; le ultime indagini hanno permesso di completare l'immagine soprattutto delle prime fasi della sua storia. Una necropoli neolitica, con cadaveri rannicchiati entro giare contenenti le poche suppellettili (pugnali di rame, qualche nastro d'argento, vasellame) corrisponde all'età predinastica egiziana, e ha rivelato l'esistenza sul luogo di un ramo della "razza mediterranea" del Sergi. La fondazione della città sarebbe dovuta, dopo un notevole intervallo di tempo, secondo il Dunand, a elementi della civiltà giblita dal nord e a contemporanee infiltrazioni semitiche. Sin negli edifici fenici più antichi si nota l'evidente influsso egizio: così nel più antico dei due grandi templi scavati, appartenente all'Antico Impero, egizia è la pianta, di stile egizio sono le belle statuette di fondazione in bronzo, e dello stesso stile appesantito dall'interpretazione locale la decorazione a statue colossali di pietra, di cui una s'è conservata intera. Questo tempio fu aperto al culto fino all'epoca romana; alla quale appartengono anche altri edifici, come un teatro. Importante è la scoperta di numerose iscrizioni pseudo-geroglifiche, che sembrano averci restituito i primi tentativi di alfabetismo.

Ma gli scavi di gran lunga più sensazionali sulle città costiere della Fenicia sono quelli eseguiti in 11 campagne consecutive, fino al 1939, da una missione francese capeggiata da F. A. Schaeffer, a Ras Shamra, sulla costa siriana a sud di Lattaquié (v. ras shamra, App. I, p. 960 e in questa App.). L'architettura della città risente fortemente l'influenza ciprioto-micenea, come testimonia un gruppo di magnifiche tombe del tipo di quella cnossia di Isopata. L'arte siro-micenea ci ha restituito prodotti di rara bellezza, come una coppa e una patera d'oro a rilievi e il coperchio di una pisside d'avorio con la πότνια ϑηρῶν fra due capretti rampanti.

Venendo all'età storica, 10 campagne di scavo condotte dal 1928 al 1937 dall'università di Yale sotto la guida e l'ispirazione di M. Rostovtzeff, sono riuscite a tracciare un quadro relativamente chiaro della vita e dell'arte di Dura-Europo (v. in App. I, p. 530).

Dal 1931 al 1939 l'università di Princeton in associazione col Louvre ha condotto 9 campagne di scavo ad Antiochia sull'Oronte, come pure a Dafne, il suo famoso sobborgo estivo presso alle cascate del fiume, e nell'antico porto della città sul Mediterraneo Seleucia. Gli scavi hanno riportato alla luce importanti ruderi, dall'età ellenistico-romana fino alla conquista araba. S'è delineato il tracciato della lussuosa strada porticata che traversava il cuore di Antiochia, s'è scavata parte del circo, fuori della cinta giustinianea, probabilmente nell'antica isola dell'Oronte, inoltre si sono messe in luce numerose case e villette arrampicate sulle pendici del Silpio e dello Staurin entro la cerchia murata, e numerosi e ben organizzati stabilimenti balneari entro e fuori la cinta. Una chiesa cruciforme al di là dell'Oronte è stata identificata, con verisimiglianza, quale il martyrion dell'illustre martire della città San Babila. A Dafne, oltre ai resti di magnifiche ville e di ninfei, s'è scavato il teatro, e a Seleucia ville arrampicate sulle colline, come pure edifici della città bassa presso al porto e alle botteghe lungo le banchine: fra questi un tempio dorico e un altro martyrion a forma quadrilobata della fine del V o il principio del VI sec. d. C. Fra i rinvenimenti va segnalata una ricchissima serie di pavimenti a mosaico policromo, che si estendono dal I al VI sec. d. C. e che, oltre che per la storia dell'arte, sono di grande interesse per la nostra conoscenza delle antichità civili e religiose del luogo. Uno di questi mosaici, ben databile verso la metà del V sec. è importante per la topografia di Dafne stessa, perché sui margini sono rappresentati varî dei suoi edifici identificati da iscrizioni.

Ad Apamea, 7 campagne di scavo eseguite da Belgi sotto la direzione di F. Mayence, fino al 1938, hanno appena iniziato a delineare, di sotto all'enorme cumulo di rovine, parte della grande città, che finora ci ha palesato soprattutto edifici dell'avanzato Impero e della tarda età romana. S'è determinato il tracciato delle due grandiose strade porticate nel centro della città - di cui la maggiore, quella nord-sud, ha la larghezza totale di ben 34,50 m., con due porticati laterali ciascuno della profondità di 7 m. - e si sono indagati parzialmente alcuni degli edifici vicini al loro incrocio, fra cui una sinagoga, un ampio "triclinos", una basilica, uno stabilimento termale, un teatro, ecc. Sotto i portici della strada principale si sono trovati lunghi tratti di una interessante decorazione musiva, e altri mosaici ci sono stati restituiti da varî edifici, importanti per la loro precisa datazione scritta. Un tratto della strada colonnata, col suo mosaico (parte originale e parte in copia) è stato ricostituito nel Museo del Cinquantenario a Bruxelles, ma è stato distrutto da un recente incendio.

L'amministrazione francese alle antichità della Siria ha continuato fino al termine del mandato i suoi lavori di scavo e di sistemazione delle rovine a Palmira e altrove. L'esplorazione aerea, preliminare per la maggior parte degli scavi sopra elencati, ha dato di per sé stessa notevoli risultati nel campo topografico. A. Poidebard, dopo la delimitazione con tal mezzo del limes romano di tutta la Siria, in collaborazione con A. Mouterde ha determinato l'organizzazione più precisa del limes della Siria settentrionale. L'esplorazione subacquea dal canto suo, in sussidio di quella aerea, ha permesso al medesimo Poidebard la delineazione del porto sommerso dell'antica Tiro.

Bibl.: I rendiconti degli scavi e delle scoperte si trovano per la maggior parte nelle annate della rivista Syria. Un buon riassunto, per quanto riguarda la preistoria, è in A. Parrot, Archéologie mésopotamienne. Les étapes, Parigi 1946; un altro in G. Contenau, Manuel d'archél. orientale, IV, Parigi 1947. Per Mari, v. in Syria, e Parrot, ibidem, p. 495 seg. Per gli scavi sull'alto Khābūr, v. M. E. Mallowan, Excavations at Brak and Chagar Bazar, in Iraq, IX, 1947. Per Til-Barsib, v. F. Thureau-Dangin e M. Dunand, Til-Barsib, Parigi 1936. Per gli scavi dell'Università di Chicago presso alla foce dell'Oronte, v. il breve rapporto in Am. Jour. Arch., XLI, 1937, 8 segg.; per quelli di Atchana, in Antiquaries Jour., voll. XVII-XIX, 1937-39. Per Ḥamāt, H. Ingholt, Rapport préliminaire sur sept campagnes de fouilles à Hama en Syrie, in Det kgl. Danske Videnskabernes Selskab., Archaeol.-kunsthist. Meddelelser., III, i, Copenaghen 1940; P. J. Riis, Hama-Samlingen, Copenhagen 1943. Sugli scavi di Biblo è uscita la prima parte della pubblicazione definitiva, in due voll.: M. Dunand, Fouilles de Byblos, I, Parigi 1937. Per Ras Shamra, v. tutta la prec. bibl. in F. A. Schaeffer, Ugaritica, Parigi 1939. Su Dura v. oltre la serie quasi ultimata dei rapporti sugli scavi: The Excavations at Dura-Europos, Yale Univ. Press. (finora usciti per le campagne 1928-36) e la bibl. citata nella voce dura-europo, vedi: Du Mesnil du Buisson, Les peintures de la Synagogue de Doura-Europos, 245-256 après J. C., Roma 1939. Per Antiochia, v. i rapporti degli scavi, Antioch-on-the Orontes, I-III, Princeton 1934-41; C. R. Morey, The Mosaics of Antioch, New York 1938, e Doro Levi, Antioch Mosaic Pavements, I-II, Princeton 1947. Per Apamea sono stati pubblicati solamente rapporti preliminari, soprattutto in Bull. des Musées R. d'art et d'hist., Bruxelles, III serie. Sulle esplorazioni aeree e subacquee v. A. Poidebard e A. Mouterde, Le Limes de Chalcis. Organisation de la steppe en haute Syrie romaine, 2 voll., Parigi 1945; e A. Poidebard, Un grand port disparu: Tyr, ivi 1939.

SIRIANNI, Giuseppe (XXXI, p. 906). - Ammiraglio, lasciata la carica di ministro della Marina (5 novembre 1933), fu nel 1934 nominato presidente della società "Acciaierie di Cogne". Nel 1935 fu collocato, a domanda, nella riserva.

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