Siringa

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fig.

siringa Strumento a fiato (s. di Pan o anche flauto di Pan) in uso specialmente presso le popolazioni pastorali dell’antica Grecia; era costituita (v. fig.) da una canna, con uno o più fori (per cui è da assimilarsi allo zufolo), o da più canne (originariamente 6 o 7, in età ellenistica anche in numero maggiore), tenute insieme mediante cera, cordicelle ecc., con imboccature allo stesso livello ma diverse per lunghezza, intonate secondo la serie del genere diatonico. Prende nome da una ninfa dell’Arcadia, Siringa (gr. Σῦριγξ), amata da Pan, che fu da questi inseguita finché si mutò in canna, sulle rive del fiume Ladone.

Strumento, inventato da C.-G. Pravaz, impiegato diffusamente per iniettare medicamenti, eseguire prelievi di sangue e altri liquidi organici, detergere alcune ferite, aspirare raccolte patologiche situate in profondità nei tessuti, lavare cavità organiche con sostanze antisettiche, eseguire biopsie. È costituita da un cilindro graduato, cavo, nel quale si muove uno stantuffo a tenuta e che è munito a un estremo di un becco, su cui si innesta un apposito ago cavo. Attualmente è universalmente utilizzata la s. monouso, realizzata in materiale plastico (polipropilene, policarbonato). Inoltre, per ridurre il rischio di punture accidentali, sono stati adottati appositi dispositivi di protezione che rendono inaccessibile l’ago dopo l’uso. Appartengono a questa categoria le s. autobloccanti e le s. di sicurezza: nelle prime, l’ago rientra automaticamente nel corpo cavo della s.; nelle seconde, un cilindro scorrevole esterno a quello graduato viene fatto scorrere lungo la s. fino alla completa copertura dell’ago, una volta terminata la somministrazione del farmaco.

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