BADALOCCHIO, Sisto

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 5 (1963)

BADALOCCHIO, Sisto

Creighton Gilbert

Nacque a Parma il 28 giugno 1585, figlio di Giovanni e di una Margherita; padrino fu certo Andrea della Rosa, ciò che plausibilmente spiega il nome "Sisto Rosa" datogli in una notizia lui vivente, poi dal Malvasia, e ancora da catalogatori moderni troppo eruditi che lo chiamano "Sisto Rosa detto il Badalocchio" (dizione che si deve capovolgere). Si può supporre che a Parma divenisse aiuto di Agostino Carracci, negli anni in cui questi lavorava agli affreschi del Palazzo del Giardino e fino alla sua morte (1602), dal fatto che il duca di Parma mandò il B. e il giovane Lanfranco a Roma per imparare da Annibale, facendo dare loro stanza in palazzo Farnese, allo scopo di avere buoni pittori fra i "suoi vassalli" (così Mancini, il biografò più antico e attendibile, verso il 1621). In quanto ex alunno dell'Accademia Carracci a Bologna, Annibale Carracci lo chiamava a collaborare (Malvasia) alla cappella Errera nella chiesa di S. Giacomo degli Spagnoli in Roma. Questa (eseguita fra il 1602 e 1607) sarebbe stata dipinta per lo più dall'Albani su disegni di Annibale; però Annibale, "mutando proposito", avrebbe assegnato al B. l'affresco della Predica del santo. Ma egli "per non avere allora esperienza del fresco, e per essere di mano veloce, non riuscì punto... Annibale ritornato in se stesso ordinò si spicasse dal muro, e richiamò l'Albani a farlo, il quale tuttavia se n'astenne, per rispetto del compagno, e solamente l'andò ritoccando a secco, come si vede" (Bellori). Però la critica moderna propende anche qui per l'Albani; l'affresco, staccato nell'Ottocento, è mal conservato (Museo di Barcellona).

Il B. firmò e datò nel 1606 un'incisione del Laocoonte;nell'agosto del 1607 pubblicò (Roma, Giovanni Orlandini; rist. ibid. stesso anno, e Amsterdam 1614, 1638), insieme col Lanfranco, una raccolta di 51acqueforti ("per maggior prestezza") dalle Logge di Raffaello di cui23 sono sue. In una lettera dedicatoria ad Annibale i due giovani spiegano di aver fatto i disegni l'estate precedente, in un periodo di ozio, per propria istruzione. Morto Annibale, il B. partì insieme con Antonio Carracci per Bologna dove avrebbe dovuto sposare una giovane della famiglia Carracci; una lettera di mons. Agucchi, (v. Malvasia, pp. 517 s.), del 21 sett. 1609, a un bolognese, augura buona fortuna al loro progetto di mantenere lì l'Accademia dei Carracci. Fallita l'impresa dell'Accademia, tornarono a Roma, dove il B. s'impiegò a vari affreschi, ma sempre come minore compagno di altri. Nel 1608, a Roma, aveva già affrescato un Ecce Homo a S. Gregorio al Celio prima che vi lavorassero Domenichino e Guido; verso il 1611 dipinse i Ss.Pietro e Paolo morti a S. Sebastiano fuori le Mura, facendo parte di un gruppo di pittori diretto da I. Tacconi (opere perdute, citate dal Bellori). Gli affreschi superstiti di palazzo Verospi (attualmente Credito italiano) devono risalire a subito dopo il 1611, anno in cui fu terminato l'edificio. Del 1613 è un nuovo viaggio in patria; il 30 giugno, a Reggio, fece la perizia di un quadro; il 10 ottobre un agente del marchese Enzo Bentivoglio scriveva a quest'ultimo da Modena sulle pitture che il B. aveva in corso nella sua tenuta di Gualtieri. Era difficile andar d'accordo col B., che finalmente partì dicendo a un amico "ch'era dietro a giocarsi la libertà di venire in questo Stato". Gli affreschi, superstiti, ma poco accessibili, sono citati dal Bellori come Storie di Ercole, in realtà si tratta di episodi di storia romana. Di nuovo a Roma, lavorò ad un affresco, perduto, per un camerino di palazzo Mattei, probabilmente per aiutare il Lanfranco che s'impegnò qui a vari lavori nel 1615. Durante tutto questo periodo giovanile era ricordato come "facile ma non diligente" (Bellori) e "capriccioso,... di scarsa operatione" (Scannelli); mirabile tuttavia nel disegno, sicché Annibale "soleva dire che disegnava meglio di se stesso" (Agucchi).

Partito definitivamente da Roma, sposatosi a Parma nel 1617, s'apre la fase matura, quasi senza documenti, ma ricca di opere. Diversamente dall'Albani, e dal gruppo più classicistico dei carracceschi, il B. muove un po' come il Lanfranco verso la tradizione emiliana di dolcezza, di ombre e di movimento drammatico. Incide ora da Correggio e dallo Schedoni, e si avvicina, fra i Carracci, non più ad Agostino ma a Ludovico. Poche opere sono accertate: Tancredi e Clorinda (Modena, Pinac. Estense; inventario del card. Farnese del 1624), l'Angelo Custode (Parma, duomo; dalla chiesa delle Grazie costruita nel 1621). Non si hanno più date sicure, essendo ormai certo che quella del 1647 per la morte è soltanto un'eco di quella del Lanfranco, benché ancora venga da taluni ripetuta.

Gli inventari del vescovo Coccapani di Reggio (1625-50) citano quattro sue opere; molte si trovano menzionate in quelli ducali di Parma del 1680 e dopo: in maggioranza si tratta di piccole Madonne (una ora identificata al Museo di Hartford, Conn., U.S.A.); il S.Giovanni che battezza le turbe (Modena, Gall. Estense) ci permette di vedere un B. paesista. Di questo periodo varie sono le attribuzioni ben fondate (Ermafrodito e Salmace,Roma, Galleria Pallavicini). Interessante ricordare due opere monumentali, a Reggio, che sono anche le sole tarde citate dal Bellori: gli affreschi della cupola di S. Giovanni Evangelista e la Deposizione e il Tradimento all'Oratorio della Morte. Quest'ultimo edificio non esiste più; ma, dopo l'attribuzione fatta su basi stilistiche (Tietze, 1906), di una piccola Deposizione a Napoli (Capodimonte), se ne sono trovate altre versioni in numero così grande da far pensare che la Deposizione di Reggio debba aver costituito il suo gran successo (Roma, Galleria Corsini - attualmente a Tivoli, villa d'Este - e palazzo Patrizí; gallerie di Reggio, Piacenza, Cremona, Venezia e Dulwich) ed è stato suggerito che le tre grandi teste esistenti a Modena (Gall. Estense) siano frammenti dell'originale. La ipotesi è ora confermata dall'attribuzione al B. (puramente su basi stilistiche, in quanto gemello delle Deposizioni)di un Tradimento (abbazia benedettina di S. Meinrad, Indiana, USA).

Finora non sono identificati i disegni del B., se non uno a Budapest (per la Madonna con s. Matteo e S. Francesco della Pinacoteca di Parma).

Fonti e Bibl.: G. Mancini, Considerazioni sulla pittura [1621], I, Ediz. critica,Roma 1956, pp. 96, 247, 279, 335; F. Scannelli, Microcosmo della pittura,Cesena 1657, p. 368; G. P. Bellori, Le vite de' Pittori... [Roma 1672], Roma 1931, pp. 68, 73, 95-98; F. Titi, Studio della pittura...,Roma et Macerata 1675, pp. 44 s.; C. C. Malvasia, Felsina pittrice, I,Bologna 1678, pp. 107, 443, 494, 517-520; Bologna, Bibl. Com. dell'Archiginnasio, M. Oretti, Notizie artistiche sopra... l'Emilia,ms. B 96 bis, c. 15; C. Ruta, Guida... di Parma,Parma 1752, v. Indice (v. anche guide posteriori); F. Titi, Descriz. delle pitture, sculture... in Roma,Roma 1763, p. 349; Parma, Bibl. del Museo naz. di Antichità: E. Scarabelli Zunti, Documenti e memorie di Belle Arti parmigiane,V, ms. 12; G. Campori, Lettere artistiche inedite,Modena 1866, n. 83 s.; G. Campori, Raccolta di cataloghi,Modena 1870, pp. 67, 420 s. Studi fondamentali: D. Mahon, The Seicento at Burlington House...,II,in The Burlington Magazine,XCIII(1951), pp. 82-84; L. Salerno, Per S. B. e la cronologia del Lanfranco,in Commentari,IX(1958), pp. 44-64; e anche la tesi di laurea inedita di G. Bettuzzi, Bologna anno accad. 1956-1957. Su aspetti particolari dei B.: L. Lanzi, Storia pittorica della Italia,Milano 1823, IV, p. 118; V, p. 156; A. Bartsch, Le peintre graveur,XVII, Leipzig 1870, pp. 352-360; H. Tietze, Annibale Carraccis Galerie in Palazzo Farnese und seine römische Werkstatte,in Jahrb. der Kunsthist. Sammlungen,XXVI(1906-1907), pp. 169-172; E. Hoffmann, A szépmüvészeti Múzeúm néhá ny olasz raizáról, in Az Országos Magyar Szépmúvészeti Múzeum Évkönyvei,IV(1924-26), p. 148 (riassunto in ted., p. 226, col titolo Über einige Ital.Zeichnungen im Museum der bildenden Künste);P. Della Pergola, Gli affreschi della scuola bolognese nel Pal. Costaguti a Roma, in Il Comune di Bologna, XIX (1932), p. 16; Inventario degli oggetti d'arte d'Italia, III, Provincia di Parma, Roma 1934, pp. 58, 62, 64; V. Golzio, Le pitture nelle volte del pal. Mattei in Roma, in Archivi, IX (1942), pp. 47, 49; A. Boschetto, PerG. Lanfranc0, in Paragone, III (1952), n. 29, p. 21; M. V. Brugnoli, Note alla mostra dei Carracci, in Bollett. d'arte,s. 4, XLI (1956), p. 3591. L. Salemo, Commento a G. Mancini, Considerazioni... cit., II, Roma 1957, pp. 106, 148, 149, 191, 192; D. Mahon, Afterthoughts on the Carracci Exhibition,in Gazette des Beaux Arts, s. 6, XLIX (1957), pp. 284, 296; E. Turner, Anattribution restudied: S. Bjs Holy Family, in Wadsworth Atheneum Bulletin,s. 4, I (1958), pp. 1-4; G. C. Cavalli, in Maestri della pittura del Seicento emiliano (Cat. della mostra), Bologna 1959,pp. 232-237; C. Gilbert, Ital.paintings at St. Meinard Archabey... B.: Kiss of Judas...,in Gazette des Beaux Arts,s.6, LII (1959), pp. 355-368; D. Posner, Annibale Carracci and his school : the paintings of the Errera Chapel,in Arte antica e moderna,1960, n. 12, pp. 403, 411; D. Mahon, Note sur l'achèvement de la Galerie Farnèse et les dernières années d'Annibal Carrache,in Dessins des Carrache (Cat. della mostra al Louvre, di R. Bacou), Paris 1961, p. 60; E. Schleier, Lanfranco's "Notte" forthe Marchese Sannesi and some early Drawings, in The Burlington Magazine, CIV(1962), pp. 246 s.; cfr. anche i catal. aggiornati della Galleria Estense di Modena, del Museo di Capodimonte di Napoli, della Pinacoteca di Parma, della Quadreria della Villa d'Este a Tivoli, della Pinacoteca di Cremona e della Galleria Borghese a Roma e inoltre F. Zeri, La gall. Pallavicini in Roma, Firenze 1959, pp. 29 s.

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