SLAVOFILISMO

Enciclopedia Italiana (1936)

SLAVOFILISMO

Wolfango GIUSTI

. È uno dei principali movimenti di pensiero nella Russia del sec. XIX; lo si contrappone generalmente all'occidentalismo. Come per altre correnti russe, non è facile una limitazione esatta fra l'attività puramente letteraria e quella politico-filosofica; anzi, in questa unità che continuamente si richiede all'individuo, in questa esortazione a gettarsi interamente in tutte le lotte, sta forse la maggiore forza del movimento stesso: ideologicamente ci si richiama a un tempo a un vago misticismo slavo e alla filosofia idealistica tedesca, o meglio a momenti e frammenti singoli presi in prestito all'idealismo tedesco. Gli slavofili giurano nell'assoluta originalità della Russia, eppure ciò che rende il loro movimento interessante è proprio il curioso miscuglio di autoctonismo russo e d'intellettualismo europeo (sia pure frammentariamente affiorante).

Principali rappresentanti dello slavofilismo furono I. V. Kireevskij (1806-1856), suo fratello P. V. Kireevskij) (1808-1856), A. S. Chomjakov (1804-1860). J. F. Samarin (1819-1876), K. S. Aksakov (1817-1860), suo fratello I. S. Aksakov (1823-1886), ecc. L'influsso delle idee slavofile fu profondamente sentito dal Dostoevskij e dal pensatore V. S. Solov′ev; dopo il 1870 N. Danilevskij e K. Leont′ev cercarono di riprendere e di rinnovare le idee dei cosiddetti "primi" slavofili, accentuandone l'aspetto conservatore; infine alle idee slavofile si ispirano fortemente i seguaci dell'"eurasismo", assai numerosi nell'emigrazione russa.

All'Occidente latino e germanico, secondo gli slavofili ormai invecchiato, inguaribilmente razionalistico, materialistico, egoistico, si contrappone continuamente l'Oriente ortodosso e russo, la giovane e sana razza slava che ha dinnanzi a sé l'avvenire. Se mai l'Occidente potrà salvarsi, si salverà accettando il nuovo messianismo russo; soltanto l'ortodossia riesce a superare la contrapposizione tra sentimento e ragione, tra fede e scienza.

Alla chiesa che è divenuta stato gli slavofili contrappongono uno stato che sempre più si trasformi in chiesa. La chiesa ortodossa non avrebbe mai esercitato, neppure in passato, coazioni sulla libera volontà del popolo. Mentre gli stati occidentali si sarebbero venuti costituendo con la forza, lo stato russo si sarebbe venuto costituendo sulla base del più vasto consenso; quindi la vera schiavitù regnerebbe nell'Occidente che si qualifica libero e la vera, più profonda libertà regnerebbe in Russia.

Da un lato si affaccia dunque con gli slavofili un nuovo nazionalismo russo prima ignoto, influenzato direttamente da quell'Occidente al quale si nega d'altra parte ogni vera umanità, ogni utilità concreta per la Russia: questo nazionalismo si manifesta attraverso paradossi, sofismi, ingenuità antistoriche ed esagerazioni, ma pure si manifesta con forza. Le radici di questo nazionalismo risalgono del resto all'ondata di entusiasmo derivato dalla vittoria contro Napoleone.

Il popolo russo invoca, secondo il ragionamento degli slavofili, un sovrano che sia un protettore, un padre; il popolo non ha bisogno di costituzione, non ha bisogno che l'imperatore lo consulti; l'imperatore a sua volta è più vicino al popolo che nei paesi costituzionali, perché a contatto immediato con le masse, senza diaframmi e intermediarî.

Dunque si negano a questo popolo (che avrebbe nel suo seno tante virtù rigeneratrici per il mondo intero) tutti i diritti, anche quelli più modesti.

Da un'enunciazione iniziale in cui il popolo sembrerebbe essere il punto di partenza e in cui si esalta come stadio più avanzato di quello dell'Europa il primitivo collettivismo precapitalistico della obščina, si arriva all'apologia integrale dell'autocrazia, dell'ortodossia, oltreché del nazionalismo.

Quindi si comprende facilmente l'avversione degli slavofili a Pietro il Grande e a tutta la sua opera di occidentalizzazione. Si rispecchia, in fondo, nel movimento slavofilo la forma mentale di quella parte dell'intelligencija che cercava di avvicinarsi (con atteggiamenti talvolta anche estetizzanti) ai riti e alle abitudini degli strati più attardati del popolo "sano e semplice", ma d'altro lato non intendeva rinunciare del tutto a libri, a idee, a comodità e abitudini prettamente occidentali. Anche i latifondisti più conservatori e tradizionalisti non vedevano con ostilità un movimento così decisamente "antiprogressista", che presentava inoltre il vantaggio d'una fraseologia "popolare".

Gli slavofili avevano simpatie per i popoli slavi viventi fuori della Russia (alcuni degli slavofili furono d'altro lato accaniti fautori della politica russa di repressione e di snazionalizzazione in Polonia). Ma anche nelle simpatie verso i minori popoli slavi si manifestava più o meno l'idea dell'espansionismo russo, nonché la concezione che gli Slavi non russi avrebbero dovuto col tempo confluire in seno della "grande madre". Non c'è traccia di reale uguaglianza di diritti tra la Russia e i rimanenti Slavi in tutta questa visione.

A. S. Chomjakov compose numerosi versi di carattere patriottico-religioso, ispirati alle ideologie slavofile (studiò pure con interesse le condizioni di vita dei Croati e dei Cèchi); assai caratteristiche sono le sue affermazioni riguardo ai proprî versi che egli concepisce in funzione di un'idea superiore all'arte. P. V. Kireevskij ebbe il merito di raccogliere numerosi canti popolari russi. K. S. Aksakov rimprovera nei suoi versi a Pietro il Grande d'avere cercato di soffocare le tradizioni russe e d'avere aperto le porte a influssi "stranieri". Polemizzò pure contro il Belinskij e gli "occidentalisti".

Attività letteraria, dunque, che, come abbiamo detto da principio, manca di una sua reale autonomia artistica, perché non fa che esprimere in forma di versi aspirazioni e idee altre volte manifestantisi in forma di articoli e di polemiche; perciò ben poco di questa attività letteraria si può giudicare con criterî estetici. Per quanto riguarda l'attività letteraria dei principali rappresentanti dello slavofilismo, si consultino inoltre le singole voci.

Il movimento eurasiatico riprende, come abbiamo accennato, numerose tendenze dello slavofilismo: soprattutto accentua la profonda avversione contro l'opera di Pietro il Grande. Tuttavia, tenendo esso conto nelle sue ideologie di recenti e recentissimi avvenimenti e movimenti di pensiero, sarebbe troppo superficiale di vederci - come taluni hanno pur fatto - una semplice continuazione dello slavofilismo.