SOCIETÀ

Enciclopedia Italiana (1936)

SOCIETÀ

Goffredo COPPOLA
Guido CALOGERO
Raffaello BATTAGLIA

. Da un punto di vista filosofico, il concetto e il problema della "società" si distingue soltanto assai tardi da quello dello stato e, in linea più generale, della politica. L'età classica comprende nell'unico concetto del πολιτικῶς ξῆν il vivere socialmente e il vivere politicamente: non sussiste ancora il problema della distinzione tra legami sociali e legami statali, ma più semplicemente quello del rapporto fra l'individuo e la collettività. Così, riferite ad un tempo alla società e allo stato sono le affermazioni o le negazioni del loro valore compiute da chi considera la politicità-socialità come attributo pertinente "per natura" cioè con necessità obiettiva, all'uomo (che ad es., per Aristotele - per cui la πόλις, civitas, non si distingue formalmente dalle più elementari forme di κοινωνίαι, societates - è ϕύσει πολιτικὸν ζῷον, "essere che per sua natura vive in modo sociale-politico"), o da chi invece la considera risultante da una convenzione, alterante l'originario e naturale stato dell'umanità (illuminismo sofistico e cinico, epicureismo). E ancora quando, nel Settecento, il massimo pensatore politico di quell'età, il Rousseau, riprende e ravviva la teoria contrattualistica dello stato, il convegno di volontà da cui scaturisce l'unione politica è da lui considerato appunto come contratto "sociale". Chi invece contribuisce precipuamente a distinguere, sul piano ideologico, il concetto di società da quello di stato è il Hegel, che subordina il primo al secondo, considerando la "società civile" come momento intermedio del processo dialettico onde la "sostanza etica" sale, nella sua realizzazione, dall'"immediatezza naturale" della famiglia alla "consapevolezza" dello stato. Nella sinistra hegeliana, soprattutto per opera del Marx, quest'idea della distinzione e opposizione dialettica di società e stato conduce alla nota concezione politica della lotta di classe, destinata a condurre a uno stato le cui esigenze non siano più distinte da quelle della società. D'altro lato, col trapasso ideale dello stesso idealismo di sinistra nel positivismo comtiano e col confluire in esso degl'interessi mentali del Settecento francese, i problemi della vita sociale acquistano forma indipendente nella scienza a cui il Comte dà il nome di sociologie.

Organizzazione delle società primitive.

La vita sociale dei popoli inculti, eccettuate le forme elementari corrispondenti ai più bassi stadî culturali oggi rappresentati da pochi gruppi umani primitivi, presenta già (e specialmente) nelle cosiddette culture primarie - ad es., quella totemistica o quella matriarcale - un'organizzazione molto complessa. Le idee che queste genti hanno della personalità umana, della famiglia e dei rapporti di parentela sono molto diverse e più complicate delle nostre, poiché diverse dalle nostre sono le loro conoscenze intorno alla natura umana e ai fenomeni della vita organica e dei fenomeni naturali.

Non esiste infatti, secondo il pensiero dei popoli inculti, una netta divisione tra il mondo fisico e il mondo degli spiriti e degli dei, così come nella loro essenza mistica non esiste una differenza sostanziale tra una pianta, un animale e un essere umano, e anche tra questi e gli esserì mitici. L'importanza che nella genesi di un'istituzione sociale umana può avere questa particolare tendenza mistica e magica della mentalità delle genti inculte non va tuttavia sopravvalutata. Leggendo le opere del Frazer o quelle del Lévy-Bruhl si è facilmente condotti a credere che l'intero organismo sociale dei primitivi fosse basato sui principî del cosiddetto prelogismo primitivo, il quale avrebbe pure regolato ogni più semplice atto della condotta individuale. I facili e affascinanti miraggi della teoria mistica e magica possono condurre fuori di strada, nascondendo i reali contorni del quadro. I rapporti che secondo le comunità totemistiche uniscono i membri di un clan con i loro antenati mitici (per lo più animali o piante), derivano senza dubbio da un concetto del mondo e dell'origine dei viventi ben diverso dal nostro e fondato essenzialmente su elementi mistici. Così pure in molte altre manifestazioni della vita sociale dei popoli inculti l'elemento religioso e magico acquista, come vedremo più avanti, un'importanza di prim'ordine. Nella genesi e nel successivo sviluppo delle diverse istituzioni sociali umane ebbero un'azione preminente anche altri fattori; fattori di natura istintiva (istinto della riproduzione e della conservazione) e psichica e fattori geografici e storici. Un insieme di fenomeni di natura essenzialmente sociale è costituito da quel complesso di rapporti e di obbligazioni reciproche, individuali e collettive, e da quelle relazioni di reciprocità, la cui fondamentale importanza nella vita delle comunità umane primitive venne posta in evidenza dal Thurnwald e più recentemente dal Malinowski.

Elemento fondamentale della vita sociale umana in ogni stadio dei suoi sviluppi evolutivi è la famiglia. È merito della moderna etnologia l'avere dimostrato l'inconsistenza degli schemi teorici pseudoevoluzionistici delle vecchie scuole sociologiche, le quali - male interpretando certe istituzioni dei popoli primitivi (o ritenuti tali) - ponevano alla base delle società umane l'orda selvaggia errante di maschi e di femmine privi di ogni legge e di ogni freno, viventi sotto il dominio di istinti feroci e accoppiantisi in passeggere unioni promiscue. Questo quadro, che poneva l'uomo primitivo ad un livello più basso di quello in cui vivono gli animali ed in particolare quelli con istinti gregarî, deriva da un concetto troppo elementare e ormai superato di "primitività" e di civiltà, concetto sul quale si imperniò anche l'opera del Bücher sull'economia primitiva e che consiste nel ritenere quale espressione di "primitività" il termine opposto di quello che si crede essere un tipico prodotto della civiltà. Si giunse così alla teoria di un comunismo primitivo - tanto cara alle ideologie dei partiti estremisti - nel quale, superato lo stadio della promiscuità, il clan avrebbe sostituito e preceduto la famiglia (Morgan). La forma primitiva della famiglia sarebbe stato il matriarcato (Bachofen), riflesso del primitivo comunismo sessuale che rendeva impossibile alla madre l'identificazione del padre dei proprî figli. Una conferma a queste teorie si vide più tardi nel costume del matrimonio per gruppi in uso presso alcune tribù australiane, in cui un gruppo di uomini ha in comune un gruppo di donne (talora fratelli e sorelle), e nel sistema della cosiddetta parentela classificatoria secondo il quale un solo termine serve per designare, per es., il padre e gli zii paterni, la madre e le zie, e così via.

L'indagine etnologica moderna e in modo particolare le scuole tedesche (Gräbner, W. Schmidt) e americane (Lowie, Sapir, Goldenweiser), perfezionando i metodi di analisi e valendosi di una conoscenza approfondita della vita, della lingua e della mentalità dei popoli naturali e inculti, portò un decisivo contributo anche ai problemi tanto discussi dell'origine delle società umane, ponendoli su basi più solide e più realistiche. Oggi, anche se persistono divergenze di vedute e di scuole su singoli problemi o su questioni particolari, lo sviluppo delle principali istituzioni sociali nelle sue linee generali può considerarsi ormai conosciuto. Uno dei risultati più sorprendenti, per usare l'espressione del Wundt, a cui portarono le moderne indagini etnologiche fu la constatazione che nelle cerchie dei popoli naturali viventi e in modo particolare tra le comunità più primitive, quali quelle dei Pigmei, dei Vedda, dei Senoi, dei Boscimani, ecc., l'unità sociale è costituita dalla famiglia monogamica. Questo fatto non può meravigliare il naturalista, poiché i grandi antropoidi, gli animali che più si avvicinano all'uomo per caratteri somatici e funzioni fisiologiche, dimostrano abitudini sessuali poligame, ma spesso anche monogame, specie lo scimpanzè, il quale pare mantenga relazioni monogame di una certa durata. La scoperta fatta nello strato mousteriano della grotticella di La Ferrassie (Dordogne) di sepolture umane risalenti all'ultimo periodo glaciale contenentì i resti di un maschio, di una femmina e di tre bambini inumati entro fosse separate, potrebbe indicare - se non si tratta di una casuale coincidenza - l'esistenza di abitudini monogame anche nelle comunità umane vissute nel Pleistocene. Gli scheletri di La Ferrassie appartengono all'Homo Neandertalensis, specie umana estinta.

I Pigmei, i Boscimani, i Vedda, gli Andamani e altre popolazioni a cultura primitiva vivono in piccoli gruppi di famiglie composti normalmente di poche decine di persone. Agglomerazioni più numerose sono rare. Tra i Boscimani furono osservate comunità composte di varî aggruppamenti familiari, i quali hanno in comune il nome e il linguaggio. Questi raggruppamenti più numerosi tendono però a disgregarsi e a scindersi in gruppi minori. Le famiglie nell'interno del loro gruppo godono di una certa indipendenza; esse occupano capanne e paraventi separati e quando vivono unite in una grande capanna comune, come accade agli Andamani della foresta, ogni famiglia occupa uno spazio separato. Anche tra i Vedda, quando più famiglie vivono in una grande caverna, ognuna di esse possiede una sezione della stessa, divisa dalle altre da muretti di pietre a secco. Questi gruppi familiari riconoscono l'autorità dì un capo, che è spesso un anziano detentore delle arti segrete, quali ad esempio la composizione dei veleni, e delle tradizioni leggendarie e religiose del gruppo. Il potere di questi capi è però molto limitato. Il senso della proprietà è molto sviluppato. Ogni gruppo si muove entro i confini del proprio territorio di caccia. ll rispetto per la proprietà altrui viene di regola strettamente osservato. I territorî di caccia dei Boscimani sono divisi da zone di terreno neutro, nelle quali avvengono gl'incontri dei membri appartenenti a gruppi differenti. Presso i Vedda esistono anche territorî di caccia di proprietà individuale o di una singola famiglia e che vengono perciò trasmessi in eredità. Questi primitivi aggregati di cacciatori nomadi vivono per lo più isolati, sebbene si conoscano anche esempî di alleanze più o meno durevoli.

Come è stato detto più sopra, la famiglia è fondata su basi strettamente monogame. Il poligenismo è molto raro, quasi eccezionale. Il divorzio è poco frequente e poco diffuso è pure l'adulterio, che è sempre riprovato e viene spesso punito con la morte. La condotta di queste genti risponde ai principî di una sana per quanto elementare morale. Tra i Boscimani le relazioni sessuali tra fidanzati prima del matrimonio costituiscono una grave infrazione e sono molto rare. La donna gode degli stessi diritti dell'uomo e nella vita familiare può esercitare una grande autorità. I prodotti della raccolta, gli oggetti da lei fabbricati e quelli ricevuti in dote (Vedda) costituiscono la sua proprietà personale. Queste popolazioni, come in generale tutte le genti inculte, hanno orrore dell'incesto. Sono proibite perciò le unioni tra parenti. Le regole matrimoniali sono tuttavia molto più semplici di quelle che limitano la scelta sessuale tra le popolazioni in possesso di culture più elevate. Una regola matrimoniale frequente è l'esogamia locale; il giovane, vale a dire, deve cercare la propria compagna tra le donne di un altro gruppo. È interessante notare che presso tutte queste primitive comunità umane (Pigmei, Boscimani, Sakai, Negrito, Yagan, ecc.) domina il patriarcato e l'eredità segue perciò la linea paterna. Si distinguono da questi i Vedda, presso i quali pare esista anche una discendenza in linea materna.

Anche tra queste piccole comunità di cacciatori primitivi i giovani vengono ammessi a far parte della vita del gruppo e della famiglia mediante cerimonie iniziatiche, le quali sono poco complicate e prive di quel carattere esoterico che presentano i riti puberali nelle cerchie culturali più evolute. Nel corso di queste cerimonie i giovani vengono preparati alla vita matrimoniale e vengono loro svelati le tradizioni e i misteri proprî del loro gruppo. Ai riti puberali vengono sottoposti gl'individui d'ambo i sessi. Nelle Andamane l'iniziazione dei giovinetti avviene attraverso tre fasi successive, al termine di ognuna delle quali viene tolto uno dei tabù alimentari ai quali era sottoposto l'iniziato. La fine d'ogni fase è accompagnata da danze e da altre cerimonie. Riti analoghi accompagnano l'iniziazione delle ragazze. Caratteri più semplici presentano i riti puberali dei Boscimani. In un accampamento Vedda un esploratore osservò una capanna che serviva di dormitorio per glì scapoli. Questa separazione della gente coniugata dai giovani non ancora sposati viene osservata più strettamente dagli Andamanesi. I loro villaggi sono divisi in tre settori occupati rispettivamente dalle coppie unite in matrimonio, dagli scapoli e dalle ragazze nubili.

Presso gli estinti Tasmaniani (v.), la cui organizzazione sociale poco differiva da quella delle popolazioni testé nominate, i maschi prima del matrimonio dormivano accanto a piccoli fuochi separati dal resto della famiglia. I riti puberali, molto semplici, pare fossero accompagnati, nei tempi antichi, dall'estirpazione degl'incisivi superiori. In questa occasione il giovane doveva subire pure la dolorosa operazione della scarificazione. Le comunità tasmaniane pare fossero divise in gradi o classi di età, e soltanto colui che aveva raggiunto il terzo grado poteva occuparsi degli affari tribali. Forme un po' più complesse di organizzazione sociale caratterizzano l'antica cultura australiana del bumerang, nella quale persistono elementi della primitiva cultura tasmanoide. Anche le comunità australiane che vivevano nel Victoria e nella Nuova Galles del Sud erano costituite da gruppi di famiglie vaganti entro i confini dei loro territorî di caccia ereditarî. Un'istituzione caratteristica di questa cultura australiana è il totemismo sessuale, forma primitiva di totemismo propria dell'Australia sud-orientale. Secondo questo sistema totemico gli uomini e le donne possiedono un totem particolare, vale a dire un animale sacro col quale si credono legati da vincoli mistici e del quale portano il nome. Tra i Kurnai tutti gli uomini vengono chiamati Yeerung, dal nome di una specie di emu, e le donne Dieetgung, dal nome di una capinera. Anche presso queste popolazioni veniva praticata l'esogamia locale e la discendenza seguiva la linea paterna. I riti iniziatici, accompagnati da azioni drammatiche, presentavano numerose differenze locali. I Kurnai e i Chepara sembra che non praticassero mutilazioni corporali. Altri gruppi invece praticavano l'estirpazione dei denti incisivi, come i Tasmaniani, e altre mutilazioni corporali (scarificazione, depilazione, taglio di una falange).

Le popolazioni in possesso di queste primitive culture presentano una distribuzione geografica, che è propria delle forme residuali. Esse vivono segregate nelle zone marginali (meridionali) dei continenti (Fuegini, Kurnai, Kulin, Yuin, Tasmaniani, Boscimani, Pigmei oceanici) oppure nelle zone forestali più interne dell'Africa (Negrilli). Altre forme culturali primitive, che vengono collegate al ciclo pastorale, sono localizzate oltre il Circolo Polare Artico nelle zone periferiche dell'Asia e dell'America Settenteionale (Eschimesi, Paleoasiatici).

Caratteri più complessi presenta l'organizzazione sociale negli stadî culturali successivi. Due particolarmente sono i cicli culturali che importa segnalare a questo riguardo e cioè il ciclo della cultura totemistica e quello della cultura a due classi (o delle maschere), poiché in questi ambienti si svolsero certe caratteristiche istituzioni sociali che ebbero una grande diffusione tra i popoli inculti. Tra i popoli totemisti la famiglia è basata sulla discendenza paterna; la donna nella vita sociale e familiare si trova in condizione d'inferiorità rispetto a quella dei maschi. L'organizzazione totemica è basata sulla credenza di una parentela o di rapporti mistici d'altro genere tra un gruppo di uomini - il clan totemico - e un animale o una pianta, anche talora, ma più di rado, un minerale, un corpo celeste o un fenomeno meteorologico. L'importanza sociale del totemismo si manifesta principalmente nell'idea della parentela totemica, in quanto che dalla credenza di una comune discendenza da un antenato mitico (il totem), deriva quella della parentela tra i membri del gruppo o clan totemico stesso. Tra i membri del clan vige normalmente lo stesso divieto matrimoniale che esiste tra i membri della famiglia o dei clan consanguinei. Per conseguenza i clan totemici sono nella maggior parte dei casi strettamente esogamici. Nelle società totemiche acquistano notevole importanza, oltre ai riti e alle cerimonie che vengono celebrate dai singoli clan, i riti iniziatici della pubertà ai quali vengono assoggettati soltanto i giovinetti. Questi riti hanno carattere esoterico e ad essi non possono partecipare le donne.

Un diverso ordinamento sociale caratterizza le culture delle due classi. Nel campo economico, alla caccia si associa l'agricoltura nella sua forma primitiva, che consiste nella lavorazione del terreno mediante bastoni appuntiti o corte zappette. Presso i popoli cacciatori, tra i quali vanno annoverati anche i totemisti (almeno originariamente), è la donna che s'occupa normalmente della raccolta delle radici e delle frutta selvatiche, come pure della cattura dei piccoli animali. Questa può essere una delle cause per cui presso quelle popolazioni che si dedicarono alla lavorazione del suolo, la donna, più esperta forse dell'uomo nella conoscenza delle piante, si occupava dei lavori agricoli; tanto più che anche tra gli agricoltori primitivi la caccia continua ad essere una delle occupazioni preferite dai maschi. La maggiore importanza che la donna avrebbe acquistata nella vita sociale in seguito alla sua partecipazione ai lavori della terra, avrebbe favorito (o determinato, come ritiene la maggior parte degli etnologi) l'affermarsi del cosiddetto matriarcato, il quale si risolve tuttavia nella maggior parte dei casi, almeno tra le popolazioni inculte attuali, nel fatto che la parentela o il diritto di successione seguono la linea materna. Dalla discendenza matrilineare non derivano necessariamente speciali diritti alla donna, che molto spesso rimane soggetta all'autorità del marito o a quella del fratello, il quale, in questi casi, esercita la propria autorità sui figli della sorella in luogo del padre (Pueblo). Anche nei casi in cui il marito vada ad abitare nella famiglia della moglie, non è la moglie, ma piuttosto la famiglia di questa, che acquista, ed esercita per conseguenza, una reale supremazia. La donna si trova in condizioni privilegiate rispetto a quelle del marito, quando essa, in forza delle regole di successione, diventa la proprietaria della casa in cui vive insieme con la propria famiglia e il marito. Ma questi casi, anche tra le cosiddette tribù matriarcali, sono piuttosto rari.

Nelle società agricole matriarcali sarebbero sorte due altre istituzioni, che dovevano esercitare una grande influenza anche nell'organizzazione sociale di altre popolazioni, poiché le ritroviamo frequentemente diffuse fuori dell'area originaria, associate ad altre forme culturali. Esse sono la divisione della tribù in due classi matrimoniali esogamiche e le società segrete. La divisione della tribù in due classi matrimoniali esogamiche è diffusa particolarmente tra le popolazioni melanesiane e australiane, presso alcune tribù americane della costa nord-occidentale e tra qualche popolazione primitiva dell'India (Toda). L'istituzione delle due classi matrimoniali deriva probabilmente dalla preoccupazione, sempre viva nella mente dei primitivi e in generale delle popolazioni inculte, di evitare l'incesto. Essa trae le sue origini forse dall'esogamia locale dei piccoli gruppi di cacciatori nomadi, poiché rende impossibile il matrimonio tra parenti più prossimi, cioè tra fratelli. Questo sistema, per successive divisioni dicotomiche, diede origine in alcune parti dell'Australia occidentale a una divisione tribale in quattro e in otto classi matrimoniali esogamiche. La divisione della tribù in fratrie e in classi esogamiche si sovrappose, principalmente in Australia, al sistema dei clan totemici, sicché in alcuni casi le classi si fusero e s'identificarono con questi; in altri esse si suddivisero in un numero più o meno grande di clan, complicando quindi notevolmente le regole matrimoniali della tribù. I figli, a seconda che la famiglia segue la discendenza materna o paterna, appartengono alla classe della madre o a quella del padre. Le classi matrimoniali in Australia hanno i loro equivalenti anche fra tribù lontane parlanti linguaggi differenti.

Secondo una teoria recente, le società segrete maschili ebbero origine nel ciclo matriarcale delle due classi, quale reazione dei maschi contro la preponderanza sociale della donna. Abbiamo detto che i casi in cui la donna e la sua famiglia godono di speciali prerogative rispetto ai maschi e in particolare rispetto al marito, ritenuto estraneo alla famiglia e al clan matriarcale, sono piuttosto rari, come sono poco frequenti i casi in cui la donna diventa la proprietaria della terra per il solo fatto che si dedica ai lavori agricoli.

Si aggiunga poi che in queste società, al disopra dell'individuo sta la famiglia e la tribù, e che le leggi e le consuetudini tribali, gl'interessi della famiglia e del clan (nella famiglia matriarcale, i maschi, cioè i fratelli e i figli, godono di speciali privilegi) possono limitare notevolmente l'attività e la libertà individuale. Pare lecito pensare, perciò, che al sorgere di un'istituzione così complessa e così varia nei suoi aspetti e nelle sue manifestazioni sociali e religiose, quale è quella delle società segrete maschili, abbiano contribuito anche altre cause oltre a quelle sostenute dalla scuola storico-culturale.

Un'istituzione molto diffusa nelle cerchie dei popoli inculti e che certamente poté costituire uno degli elementi che favorirono lo sviluppo delle società segrete è la casa degli uomini. I componenti di un gruppo sociale o di un villaggio, in rapporto all'età e alle funzioni da essi esercitate quali membri della comunità, si dividono naturalmente in tre categorie fondamentali: i ragazzi non ancora iniziati; gli adulti i quali costituiscono il nucleo vitale e dinamico della comunità; gli anziani, che sono i depositarî delle tradizioni e della sapienza tribale e gli esecutori dei sacri riti. Gl'influssi deleterî che, per le funzioni che caratterizzano la sua vita fisiologica, la donna può esercitare sul maschio, secondo il pensiero mistico, sono una delle cause principali del costume molto diffuso della segregazione sessuale e della divisione dei sessi. Vi sono cerimonie dalle quali le donne sono rigorosamente escluse, pena la morte: esempio tipico le cerimonie iniziatiche australiane; quelle cerimonie cioè che preparano il giovanetto a partecipare alla vita della tribù e nelle quali egli viene istruito dagli anziani nelle leggende e nei misteri religiosi del gruppo a cui esso appartiene.

Molto più diffusa è la divisione dei sessi, in base alla quale i giovanetti e gli scapoli vivono, o soltanto dormono, separati dalla famiglia e dalle loro coetanee. Da questo costume trae origine la casa degli uomini. Nella Nuova Guinea, dove questa istituzione è molto fiorente, la divisione dei sessi è mantenuta spesso anche quando l'intero gruppo abita una sola grande capanna comunale. La casa degli uomini è molto diffusa in tutta la Melanesia, nella Malesia (Daiachi, Batacchi, Nias), tra le genti primitive dell'India (Oraon, Naga), in Africa, specialmente nelle regioni centrali e tra i Bantu meridionali, in America tra i Bororo, gl'Indiani del NO., gli Eschimesi, ecc.

La forma più semplice della casa degli uomini è il dormitorio degli scapoli. Quivi si radunano anche i maschi del villaggio per conversare o per tenere le loro riunioni, e quivi pure trovano alloggio i forestieri. Normalmente l'accesso alla casa degli uomini è vietato alle donne. Ciò non impedisce tuttavia che i giovani ricevano durante la notte le loro amiche, come avviene nelle Trobriand e nei Kraal dei giovani guerrieri Masai. La casa degli uomini si distingue dalle altre capanne del villaggio per le sue maggiori dimensioni e per essere decorata da incisioni e da pitture. Nell'interno vengono conservate le armi e le maschere sacre e, dove vige il culto degli antenati o la caccia alle teste, anche le ossa degli antenati o dei capi e i teschi dei nemici uccisi (Nias, Nuova Guinea, Isole Salomone). Nei villaggi di Berlin Hafen nella Nuova Guinea già tedesca, dalla casa degli uomini (alol) derivò il tempio (parak), la casa degli spiriti. In questo ambiente esiste quindì un complesso di elementi che dovevano favorire la formazione delle società segrete. Queste ultime sono molto diffuse in tutta la Melanesia, in Africa e in America, specie tra gl'Indiani delle Praterie e i Pueblo. È oltremodo probabile che originariamente tutte queste associazioni fossero riservate esclusivamente agli uomini. Alcune di esse però possono venire oggi frequentate anche dalle donne, come per esempio, la società del tabacco degli Indiani Corvi. In Africa esistono anche società segrete femminili, le quali sorsero senza dubbio ad imitazione di quelle maschili. Presso certe popolazioni, le società segrete o le confraternite magiche, le quali rappresentano una fase evolutiva successiva, allargarono tanto i loro confini, che tutti i maschi di un villaggio o di una tribù erano obbligati, o per varie ragioni trovavano opportuno, d'iscriversi. Tia i Pueblo numerose associazioni segrete maschili esistono in ciascun villaggio; le riunioni vengono tenute in logge sotterranee chiamate Kiva. Alle numerosissime logge del Sukwe e del Tamate delle isole Banks è iscritta quasi tutta la popolazione maschile. I membri di queste associazioni sono divisi in gradi gerarchici, ai quali si accede mediante speciali cerimonie e dopo avere pagato il contributo, che diviene sempre più elevato procedendo dai gradi più bassi a quelli più alti. Ai gradi superiori possono accedere soltanto pochi privilegiati. Tutte queste associazioni sono, agli occhi dei non iniziati, circondate da un'atmosfera di mistero, dato il carattere esoterico dei loro riti e i rapporti che, secondo la credenza popolare, i loro membri hanno con gli spiriti. Questo carattere esoterico è proprio delle società segrete africane e melanesiane, i cui membri, mascherati in varie guise (l'uso delle maschere costituisce una manifestazione caratteristica di queste associazioni), portano lo spavento tra la popolazione dei villaggi. Il nome della società stessa deriva da quello dello spirito rappresentato da queste maschere. Nell'Africa occidentale esistono potenti società segrete (Egbo e altre), le quali esercitano pure una benefica azione di polizia civile punendo i crimini. Funzioni prevalentemente rituali hanno certe società segrete dell'America Settentrionale. La divisione in gradi, propria di queste associazioni, presenta gli stessi caratteri della divisione tribale in classi d'età, diffusa particolarmente tra le popolazioni australiane e melanesiane, tra gli Zulu, i Masai, i Galla e alcune popolazioni dell'Africa orientale e meridionale, tra i Piedi Neri, i Mandan e altre tribù americane. In Australia la divisione in classi di età è intimamente legata alle fasi dei riti iniziatici.

Nelle società africane si osserva un ulteriore tipo di divisione sociale: le classi basse della popolazione sono divise in caste a seconda del mestiere o della professione che esercitano.

Bibl.: P. Descamps, État social des peuples sauvages, Parigi 1930; J. G. Frazer, Totemism and Exogamy, Londra 1910; A. A. Goldenweiser, Early civilisation, New York 1926; R. Lowie, Traité de sociologie primitive, Parigi 1935; W. Schmidt e W. Koppers, Völker und Kulturen, Ratisbona 1924; H. Schurtz, Altersklassen und Männerbünde, Berlino 1902; R. Thurnwald, Die menschliche Gesellschaft, ivi 1931-34; H. Webster, Società segrete primitive, Bologna 1922; E. Westermarck, Histoire du mariage, Parigi 1934-35.