SOGDIANA

Enciclopedia Italiana (1936)

SOGDIANA

Antonino Pagliaro

. Provincia dell'impero achemenide sulla riva destra dell'Oxo, abitata da genti iraniche. Conquistata da Ciro nelle campagne tra il 545 e il 539 a. C. costituì la provincia dell'impero più avanzata a nord-est, e perciò ebbe un'importante funzione, sia di difesa territoriale, sia di difesa delle vie di comunicazione con l'Asia centrale e l'Estremo Oriente. Fu suo centro Marakanda, la moderna Samarcanda.

Dopo la morte di Alessandro, la Sogdiana fu assegnata a Filippo, quindi fece parte del dominio dei Seleucidi sino a che non venne a far parte con la Margiana del nuovo regno greco-battriano, creato da Diodoto. In seguito i Saci, distrutto il regno greco-battriano, si stabilirono nella Sogdiana e ne fecero un baluardo contro la pressione degli Yueh-ci. Vell'ultimo secolo del regno sassanide la regione appare già in possesso dei Turchi. Fu appunto il Tarkhan della Sogdiana che inflisse l'ultima sconfitta a Yezdegert III in fuga dinnanzi ai conquistatori arabi.

Intorno agli Irani della Sogdiana le notizie tramandateci dall'antichità sono molto scarse. In Erodoto (VII, 66) si ha solo la menzione dei Σόγδοι insieme con i Parti, i Khorasmi, i Gandari e i Dadici; nelle iscrizioni degli Achemenidi è ricordata la regione (Sugda, Bis. 6, NRa 3, Dar. Pers. e 2, Dar. Ham. b 5, Dar. Sus. 1, 38, ecc.) e così pure nelle parti recenti dell'Avesta (Yašt., 10, 14, Vidēv., 1, 4). Nei bassorilievi di Persepoli e di Naqś-i Rustem sono rappresentanti fra i sudditi del gran re anche dei Sogdiani.

Importanti documenti di recente venuti in luce testimoniano la presenza dei Sogdiani nel Turkestan cinese. Fortunate spedizioni condotte da A. Grünvedel, sir M. A. Stein, P. Pelliot, A. von Lecoq e da altri hanno infatti portato alla scoperta di numerosi testi buddhistici, manichei e cristiani redatti in una lingua che è stata riconosciuta per la lingua dei Sogdiani. Il merito di tale riconoscimento spetta all'iranista Andreas; dopo di lui, l'interpretazione dei testi e la conoscenza del sogdiano hanno avuto grande impulso per opera di R. Gauthiot, F.W.K. Müller, C. Salemann, H. Reichelt, P. Tedesco, E. Benveniste, W. Henning, W. Lentz e altri.

Questi rimenimenti attestano che le genti iraniche della Sogdiana nei primi secoli dell'era volgare si erano spinte nel Turkestan, stanziandosi nella parte nord-occidentale e partecipando attiiamente alla diffusione del buddhismo e del manicheismo nell'Asia centrale e in Cina. I resti di un monumento scoperto nella Mongolia settentrionale nel luogo di Karabalgasun, l'antica capitale degli Uiguri, ci hanno conservato un'iscrizione in tre lingue, uigurica, cinese e sogdiana, nella quale si parla dell'introduzione del manicheismo presso gli Uiguri. I massacri dei Mongoli alla fine spensero questo focolare avanzato di civiltà iranica nell'Oriente.

Una scoperta assai importante di nuovi documenti di carattere storico è stata fatta da una missione di scienziati sovietici nel 1933 nella regione di Zakhmatabad nella repubblica del Tadžikistan e nei pressi del villaggio Chairabad, 120 km. a est di Samarcanda. Insieme con varî oggetti di cultura materiale sono stati rinvenuti più di 80 manoscritti su carta, legno e cuoio, di cui uno in arabo, tre in cinese e gli altri in lingua sogdiana, i quali contengono, eccetto il cinese, lettere e documenti di affari dei feudatarî sogdiani nel primo quarto del sec. VIII d. C. All'interpretazione di questi documenti attende A. Freiman sotto gli auspici dell'Accademia delle scienze di Leningrado.

Dal complesso dei documenti, la lingua sogdiana emerge come un dialetto iranico orientale, venendoci così a confermare la notizia tramandataci da Strabone (XV, 2) secondo cui i Sogdiani, i Battriani e gli Alani erano ὁμόγλωττοι παρὰ μικρόν.

Le caratteristiche specifiche del sogdiano, anche rispetto al dialetto più affine, il sacio (v. iran: Le lingue iraniche) nel quadro della dialettologia iranica, sono: la continuazione di iran. h con χψ (m'χ "mese") del gruppo ϑr con -š- (p'sy "protezione" da *ϑra-), la protesi vocalica in gruppi consonantici iniziali ('βr'y "portatore" *aβarī), la legge ritmica secondo cui la finale vocalica di parola rimane dopo breve e si perde dopo lunga, ecc. Qualche differenza notevole esiste fra i dialetti dei varî testi sogdiani, buddhistici, manichei e cristiani; ad esempio nei testi cristiani non si ha l'articolo mentre nei testi buddhistici e manichei il pronome dimostrativo e il pronome di terza persona hanno già la funzione di articolo. Ciò è dovuto indubbiamente alla varia evoluzione del sogdiano come lingua colta nella tradizione delle diverse confessioni.

L'unico dialetto che continui, sia pure con notevoli deviazioni, il sogdiano è lo Yaghnōbī.

Bibl.: v. persia: Storia. Dei testi sogdiani ritrovati nel Turkestan cinese è stata pubblicata una parte notevole: R. Gauthiot, Une version sogdienne du Vessantara Jātaka, in Journ. Asiatique, 1912, pp. 163 segg., 429 segg.; Le Sūtra du religieux Ongles-long, in Mém de la Soc. de ling., XVII, p. 357 segg.; Gauthiot-Pelliot-Benveniste, Le Sūtra des Causes et des Effets, Parigi 1920-28; F. W. K. Müller, Handchriftenreste in Estranghelo-Schrift, in Abhandl. d. preuss. Akad. der Wiss., 1904, append.; Soghdische Texte, I, ibid., 1912, n. 2; Reste einer soghdischen Übersetzung der Padmacintāmaṇi-dhāraṇī-sūtra, in Sitzungsb. preuss. Akad der Wissensch., 1926, p. 2 segg.; Müller-Lentz, Soghdische Texte, II, ibid., XXI (1934); H. Reichelt, Die sogdhischen Handschriftenreste des britischen Museum, Heidelberg 1928-31; O. Hansen, Zur sogdhischen Inschrift auf dem dreisprachigen Denkmal von Karabalgasun, in Journ. Soc. Finno-ougr., XLIV, iii (1930). Sui trovamenti nel Tadžikistan, v.: Sogdkiskij Sbornik (Akademiia Nauk SSSR, Institut vostokovedenija, ecc.), Leningrado 1934. Sulla lingua: Gauthiot-Benveniste, Essai de Grammaire sogdienne, voll. 2, Parigi 1923-29; P. Tedesco, in Zeitschr. für Ind. u. Iran., II (1923), p. 281 segg.; H. Reichelt, Iranisch, in Grundriss der indog. Sprach- und Altertumkunde, II, IV, ii (1925).