SOLARIO

Enciclopedia Italiana (1936)

SOLARIO

Giovanni PATRONI

. I latini chiamarono solarium (da sol "sole") un oggetto esposto al sole, per eccellenza l'orologio (horologium solarium; anche solarium senz'altro), gnomone, meridiana (v.). Per estensione si disse così talora anche l'orologio ad acqua. Ha importanza archeologico-urbanistica, perché se ne ornavano luoghi pubblici, piazze, scholae (a Pompei anche il tempio d'Apollo; a Roma un luogo sotto i rostri nel Foro dicevasi ad solarium), sepolcri.

Fu chiamata solario anche una parte della casa aperta al sole e all'aria. Gli studiosi di antichità intendono con questo nome tanto il terrazzo scoperto quanto la loggia sotto tetto, e recano esempî degli uni e delle altre da pitture pompeiane; ma una notizia di Vitruvio sulla trasformazione dei solaria in cenacula, avvenuta nell'antica Roma prima dello sviluppo delle insulae o case d'affitto, e il fatto dell'esser rimasto il nome di "solaio" al sottotetto e genericamente a quel piano che forma palco alla stanza inferiore e pavimento alla superiore, lasciano intendere che in origine la foggia di tale costruzione veramente usata era quella coperta, a loggiato. Essa dunque non era derivata dal terrazzo variamente adattato e fornito di tende, per godervi il sole e l'aria, come venne in uso nelle case dell'oriente grecizzato in età alessandrina (ἡλιαστήριον), bensì dalla loggia sotto tetto delle case etrusche di tipo cittadino (a piani sovrapposti e senza atrium, onde poi derivò il tipo ostiense e il moderno), quale si riconosce in urne funebri e in facciate di tombe rupestri imitanti le dette case, e che ha precedenti preistorici: la finestra aperta nello spiovente di facciata del tetto, nelle capanne o case della civiltà villanoviana, come si vede riprodotto nelle urne funebri fittili di quell'età, formava già del sottotetto, o almeno della sua parte anteriore, un solario. Alcuni studiosi (E. Saglio, in Daremberg e Saglio, s. v. Solarium) deducono da passi di scrittori antichi come Plinio il Giovane (Epist., V, 6), che nei bagni dei Romani ci fossero luoghi in cui ci si poteva asciugare al sole: ma l'ipotesi non ha fondamento. Il solarium, o solarium vectigal (da solum "sudo") era un'imposta che si pagava per l'uso del suolo pubblico.