Sordita

Dizionario di Medicina (2010)

sordità


Deficit dell’udito (➔) di entità sufficiente a impedire la comprensione della parola parlata a volume medio di conversazione. La s. si distingue dall’ipoacusia, che è una diminuzione delle facoltà uditive meno grave per lesioni monolaterali degli organi uditivi o per lesioni bilaterali di modica entità. Solitamente un sordo ha affezioni bilaterali degli organi dell’udito. Tra le forme di s. di origine neurologica, la s. neurosensoriale è imputabile a cause bilaterali che distruggono la coclea e la parte cocleare del nervo acustico (VIII): esplosioni e forti rumori, antibiotici (➔ neuropatie, Neuropatie da farmaci), virus della rosolia nella vita fetale, infezioni virali nel bambino, tumori dell’angolo pontocerebellare. Oltre alle cause sopra elencate, alcune s. bilaterali neurosensoriali hanno causa ereditaria: si distinguono forme di s. ereditaria semplice (per lo più con aplasia bilaterale dei nervi acustici) e sindromi ereditarie con sordità. Queste ultime sono quadri clinici complessi, in cui l’alterazione genetica non si manifesta direttamente nella sfera uditiva, ma causa alterazioni più o meno generalizzate che, a loro volta, influenzano il normale sviluppo dell’udito unitamente a quello di altri organi. La s. centrale è dovuta a lesioni dei nuclei cocleari e delle loro connessioni con i lobi temporali (esiste anche una forma a eredità autosomica dominante), oppure a lesioni della corteccia temporale. Queste possono riguardare le aree associative, determinando agnosia uditiva (compromissione di associazioni complesse di suoni), oppure le aree propriamente deputate alla decodificazione dei segnali acustici verbali, con conseguente s. verbale; tale agnosia verbale uditiva è elemento essenziale dell’afasia (➔) di Wernicke.