Sorgenti sismogenetiche

Enciclopedia della Scienza e della Tecnica (2008)

sorgenti sismogenetiche


Singole faglie, o sistemi di faglie, per le quali è possibile calcolare sia quale dovrebbe essere la massima magnitudo dei terremoti, sia il rapporto tra il numero di terremoti forti e di quelli deboli. Le informazioni geologiche atte a definire la geometria delle sorgenti sismogenetiche, il catalogo dei terremoti e il modello di propagazione delle onde sismiche sono i dati necessari per procedere al calcolo probabilistico della pericolosità sismica. È quindi molto importante possedere una buona conoscenza delle caratteristiche tettoniche della regione oggetto di studio, cioè di quali faglie siano attive, per delimitare spazialmente le sorgenti sismogenetiche e caratterizzarne il potenziale sismico; in modo particolare l’individuazione dei lineamenti tettonici che in tempi recenti hanno dato luogo a terremoti di magnitudo elevata. Alle diverse strutture presenti in superficie, che vengono attivate da un evento sismico si dà il nome di faglie capaci, si tratta cioè di un segmento di faglia per il quale si verifica un’attivazione cosismica con relativa dislocazione del terreno. Queste strutture sono considerate come l’espressione superficiale delle strutture sismogeneriche profonde. Le faglie capaci costituiscono un elemento essenziale per il riconoscimento e le classificazione delle faglie sismogenetiche principali. L’analisi di sismicità storica ha evidenziato come nel corso di un terremoto possa verificarsi l’attivazione o la riattivazione di rotture cosiddette multiple. Altrettanto necessario è un catalogo di terremoti che spazi dalla sismicità storica a quella recente. Tra i terremoti storici vanno considerati soltanto quelli più distruttivi, mentre i terremoti recenti che sono stati registrati da un numero elevato di strumenti di buona precisione, forniscono i dati più attendibili sul processo di frattura delle rocce che ha generato le onde sismiche. Di diversa concezione e applicazione sono gli scenari di scuotimento e, di conseguenza, di danno atteso. In questo caso il trattamento dei dati è di tipo deterministico; viene cioè ricostruito lo scenario derivante da un ben preciso terremoto. Questo terremoto può essere il più forte, (anche se estremamente improbabile) che può interessare una regione oppure quello distruttivo che può presentarsi con maggiore probabilità. L’utilizzo della pericolosità sismica e quello degli scenari di danno sono tra loro profondamente diversi. La zonazione sismica e la pianificazione urbanistica si basano, ovviamente, su stime probabilistiche, in quanto puntano alla difesa dai terremoti in senso generale. Gli scenari di scuotimento e di danno risultano invece importanti nella pianificazione delle operazioni di protezione civile. (*)

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