Southern African Development Community (Sadc)

ATLANTE GEOPOLITICO (2012)

Comunità di sviluppo dell’Africa meridionale

Scheda

Origini, sviluppo e finalità

La Comunità di sviluppo dell’Africa meridionale (Sadc) è un’organizzazione intergovernativa con obiettivi di cooperazione e di integrazione socioeconomica, politica e di sicurezza. Nata nell’agosto 1992 con la stipula del Trattato e della Dichiarazione di Windhoek (Namibia), la Sadc conta oggi 15 stati membri per un totale di 257,7 milioni di cittadini. La candidatura del Ruanda è stata rifiutata nel 2005 per problemi procedurali e attualmente non sono in corso nuove negoziazioni.

Le origini della Comunità risalgono agli anni Settanta, periodo in cui i leader di Angola, Botswana, Lesotho, Malawi, Mozambico, Swaziland, Tanzania, Zambia e Zimbabwe avviarono un lungo processo di consultazioni, volto a creare dei frontlines states per la liberazione politica dell’Africa australe e ad accrescere l’indipendenza degli stati fondatori dall’egemonia economica e politica del Sudafrica – paese che aderirà alla Sadc solo nel 1994, modificando così gli equilibri interni alla Comunità. Le negoziazioni culminarono nel 1980 con l’adozione della Dichiarazione di Lusaka, un trattato che istituiva la Conferenza di coordinamento dello sviluppo dell’Africa meridionale (Sadcc), antesignana dell’attuale Sadc.

L’assetto istituzionale odierno è stato pensato per promuovere il miglioramento degli standard e della qualità di vita degli abitanti, la libertà, la giustizia sociale, la pace e la sicurezza regionale, la cooperazione e l’integrazione tra stati membri, il dialogo tra la Comunità e le istituzioni economiche internazionali e l’aumento di competitività della regione nel contesto mondiale. Tali finalità rendono la Sadc un’istituzione regionale autorevole, con un ruolo complementare a quello dell’Unione Africana, ma con un potere politico ancora da consolidare per via dell’eterogeneità degli assetti economici, delle visioni politiche e delle necessità interne agli stati membri. La recente crisi dello Zimbabwe, tuttavia, ha dimostrato la volontà e la capacità della Sadc di rivestire un ruolo importante nello scacchiere regionale e di risolvere autonomamente, con opera di mediazione e di dialogo, i problemi interni alla Comunità, seppur con diversi indirizzi politici, a seconda della presidenza in carica.

La Sadc ha inoltre fissato obiettivi commerciali ed economici importanti (mercato unico e unione monetaria), decretando la nascita di un’importante unione commerciale nel 2009, e ha assunto un ruolo di primo piano in ambito di sicurezza. A partire dai primi anni Novanta, infatti, la Comunità ha istituito un centro di addestramento per missioni di peacekeeping che collabora a stretto contatto sia con le Nazioni Unite sia con l’Unione Africana, e che si sta dotando di una propria Brigata – corpo che potrebbe diventare la colonna portante dell’African Standy Force (Asf) e che risulta essere strumento necessario per promuovere lo sviluppo economico e sociale della Comunità.

Gli obiettivi che la Sadc intende raggiungere sono individuati attraverso un Regional Indicative Stretegic Development Plan (Risdp) e uno Strategic Indicative Plan for the Organ: si tratta di piani che contengono disposizioni di politica economica e sociale di lungo termine e che il Segretariato e gli altri organi della Sadc vagliano e adottano a seconda delle priorità e delle urgenze che la Comunità intende affrontare.

Struttura istituzionale

L’architettura istituzionale della Sadc prevede otto principali istituti. Il Vertice dei capi di stato e del consiglio ha funzioni di direzione politica e di controllo; l’Organo di sicurezza, difesa e politica (Opds) coordina le attività del Vertice; il Consiglio dei ministri degli esteri garantisce l’attuazione delle decisioni prese dalla Sadc nei rispettivi paesi membri; il Tribunale si occupa della giurisdizione della Comunità; i Comitati nazionali della Sadc formulano progetti da presentare alle autorità e il Segretariato ha funzioni esecutive. Eccezion fatta per questi ultimi tre istituti, le decisioni vengono prese per consensus e la leadership è stabilita tramite il sistema della troika, che prevede un triumvirato costituito, con termini di rotazione, dal presidente in carica, dal presidente uscente e dal presidente futuro.

Il Segretariato, organo più importante assieme al Vertice, è articolato in vari sotto-uffici specializzati in tutte le materie di cui l’organizzazione si occupa. Il suo ruolo è di eseguire le direttive adottate e di supervisionare la pianificazione strategica dei programmi, la loro amministrazione e l’effettiva cooperazione tra gli stati per la realizzazione.

Membri

Angola, Botswana, Congo (Repubblica Democratica), Lesotho, Madagascar, Malawi, Maurizio, Mozambico, Namibia, Seychelles, Sudafrica, Swaziland, Tanzania, Zambia, Zimbabwe.

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