SPONDILITE

Enciclopedia Italiana (1936)

SPONDILITE (dal gr. σπόνδυλος "vertebra")

Emilio COMISSO

Significa infiammazione delle vertebre. Tra le infezioni che possono localizzarsi nella colonna vertebrale, di gran lunga più frequente è quella tubercolare; perciò solitamente col nome di spondilite s'intende la tubercolosi vertebrale, detta anche male di Pott.

L'infezione avviene per trasporto di germi con il sangue; delle parti di cui si compone la vertebra, più frequentemente colpito è il corpo, raramente l'arco e lo apofisi. La tubercolosi è un processo distruttivo, una carie e quando la distruzione del còrpo vertebrale ha raggiunt0 una certa estensione, avviene lentamente il crollo, la colonna vertebrale si piega in avanti e la rispettiva apofisi spinosa sporge all'indietro formando il gibbo. I prodotti della distruzione vertebrale si raccolgono davanti alla colonna in una sacca a contenuto più o meno denso, che si chiama ascesso ossifluente. Questo può formarsi, in tutto o in parte, anche alla faccia posteriore del corpo vertebrale, qnindi nell'interno del canale rachideo ed esercitare una pressione sul midollo spinale o sulle radici nervose che in quel canale si trovano. È possibile pure che l'infezione tubercolare dalla vertebra si propaghi alla dura madre, che ricopre all'ingiro il canale midollare, producendo una cosiddetta pachimeningite. Raramente la compressione è dovuta alla prominenza nel canale midollare di qualche parte di vertebra spostatasi durante il cedimento. La compressione del midollo, sia che avvenga per opera dell'ascesso (caso più frequente), sia che avvenga in seguito a pachimeningite, porta per conseguenza l'indebolimento (paresi) o la paralisi dei muscoli serviti dai nervi o centri nervosi danneggiati. La spondilite colpisce di preferenza individui giovani, anche bambini. Il sintomo iniziale, che non manca mai, è la rigidità del segmento malato, come difesa istintiva contro il dolore. Oltre a ciò vi può essere dolore spontaneo, di solito sotto forma di stanchezza precoce dolorosa, o dolore provocato da colpi di tosse o da movimenti bruschi; esso si localizza alla schiena, oppure s'irradia lungo il percorso dei nervi spinali. Per evitare il dolore il malato si muove con precauzione, senza scosse. Di solito la carie interessa una sola vertebra o due vicine, talvolta invece ne colpisce un numero maggiore e allora tutti i fenomeni sono più gravi. La distruzione di più corpi vertebrali obbliga qualche volta la colonna a piegarsi ad angolo acuto, fin che le vertebre sane di sopra e di sotto abbiano trovato un appoggio solido. Il gibbo, più o meno grosso, si trova sempre sulla linea mediana, ed è costituito dalle apofisi spinose delle vertebre, i cui corpi sono andati distrutti. Il midollo spinale di solito si adatta alle alterate condizioni anatomiche, anche rilevanti, perché la modificazione è avvenuta lentamente.

L'ascesso spondilitico può fermarsi nel punto di origine, il suo contenuto addensarsi e calcificarsi, molto spesso però l'ascesso si allunga seguendo gl'interstizî muscolari e tende verso la superficie, dove, consumata la cute, si vuota all'esterno e l'apertura o fistola si mantiene secernente anche quando il processo originario sia già esaurito. La fistola tubercolare va soggetta a infezioni secondarie dall'esterno con gravi conseguenze per il malato.

Per la diagnosi della spondilite è di grande aiuto l'esame radiografico. Spesso negativo negli stadî iniziali, permette poi di stabilire l'entità e l'estensione del male e dà precisi ragguagli al medico e gli permette di suggerire la cura necessaria nei varî momenti.

La spondilite è malattia guaribile tanto più facilmente quanto più precocemente viene curata. La cura della spondilite è, analogamente a quella delle altre localizzazioni osteoarticolari della tubercolosi, generale e locale. Quella generale è principalmente climatica, solare e ricostituente, quella locale mira all'immobilizzazione e allo scarico della parte malata. Lo scarico si ottiene con la degenza orizzontale, solitamente nella posizione prona, che divarica e perciò scarica i corpi vertebrali. Per immobilizzare la colonna talvolta è sufficiente la fissazione con cinghie o simili, altre volte è necessario l'uso di lettini rigidi o di corsetti gessati, e ciò specialmente quando vi sia da contenere o correggere un gibbo recente. In alcuni casi può essere indicata la trazione continua nell'asse della colonna.

Nelle spondiliti cervicali vengono spesso usate delle cosiddette cravatte, cioè apparecchi che fissano e scaricano la parte malata senza obbligare l'infermo a letto. Lo scarico deve continuare fin che sia cessato il periodo distruttivo e che il processo di riparazione abbia ristabilito la solidità della colonna. Se l'ascesso tubercolare dà disturbi ed è accessibile dall'esterno, oppure se diventa superficiale, viene vuotato, anche ripetutamente, mediante puntura e aspirazione del contenuto, seguite talvolta da iniezioni medicamentose. Se l'ascesso si fistolizza, si procura di ottenerne la chiusura e d'impedirne l'infezione secondaria dall'esterno. La paralisi da compressione viene curata di solito con l'immobilizzazione rigorosa, raramente son richiesti interventi operativi.

Quando il processo di riparazione è sufficientemente progredito, l'iníermo potrà levarsi munito di un tutore che sostenga la colonna. Negli ultimi anni viene molto largamente praticata la saldatura vertebrale (osteosintesi), la quale, eseguita secondo varî metodi, fissa le apofisi spinose o gli archi delle vertebre malate insieme con i sani superiori e inferiori. È un'operazione bene tollerata, che, se eseguita a tempo opportuno, di solito nel periodo della riparazione, dà ottimi risultati in quanto abbrevia il lunghissimo decorso della spondilite, rende superfluo il tutore, che altrimenti va portato per molti anni, o per sempre, e immobilizza la colonna in modo assoluto, ciò che non può fare nessun tutore. Ne risulta favorita quella fusione dei corpi vertebrali che è garanzia di perfetta guarigione del processo tubercolare.

Tra le forme meno frequenti della spondilite vanno menzionate la spondilite tifica che si manifesta talvolta verso la fine del tifo addominale, la spondilite osteomielitica, una vera osteomielite con sede vertebrale, e la spondilite sifilitica, che può complicare il decorso tardivo della sifilide. Sono note anche altre malattie infettive della colonna vertebrale, ma esse sono molto rare.