SCHIAPPALARIA, Stefano Ambrogio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 91 (2018)

SCHIAPPALARIA, Stefano Ambrogio

Myriam Chiarla

(Ambrosio). – Nacque intorno al secondo decennio del XVI secolo a Vezzano, nei pressi di La Spezia, territorio all’epoca sotto il dominio di Genova.

Le scarse informazioni sugli anni giovanili, trascorsi con ogni probabilità tra il levante ligure e la città di Genova, si possono per lo più ricavare dagli indizi che lo stesso Schiappalaria inserì nelle opere della maturità: nelle pagine del trattato La vita di C. Iulio Cesare (Anversa, presso Andrea Bax, 1578, p. 138) collocò un inciso personale relativo a un episodio giovanile avvenuto a Sarzana, città non lontana da Vezzano, mentre nella dedica, datata 23 dicembre 1555, posta a introduzione di Le stanze per la signora Pellina D’Oria Lomellina (Anversa, per Hans Laet, 1556), inserì una precisazione relativa alla datazione delle sue prime composizioni volgari, vergate a Genova vent’anni prima («in Genova nella mia prima giovinezza [...] erano uscite all’hora, che sono hoggimai venti anni, se non più», p. 3). È dunque possibile collocare la permanenza nella città ligure, con una buona approssimazione, intorno agli anni Trenta del Cinquecento.

Mercante, uomo d’affari e letterato, alternò l’impegno nelle imprese commerciali nelle Fiandre a un costante interesse per la scrittura letteraria e storico-erudita e legò la sua fama principalmente alla fondazione dell’Accademia dei Confusi, nell’ambito della quale alcuni tra i principali esponenti della colonia mercantile, o meglio della nazione genovese ad Anversa, diedero vita a una cospicua produzione letteraria. La città delle Fiandre, dove Schiappalaria giunse presumibilmente negli anni Quaranta del Cinquecento, già alla fine del XV secolo si distinse come un importante centro di esportazione, per poi, dagli anni Venti del Cinquecento, veder consolidato il suo ruolo di polo propulsore delle attività finanziarie e mercantili nel Nord Europa, nonché di capitale artistica, attraverso la quale giunsero in Liguria molte opere pittoriche di area fiamminga. I genovesi, che ad Anversa erano considerati tra i più potenti e influenti mercanti italiani, fondarono nel 1536 la loro nazione mercantile e, grazie alla politica economica della Repubblica di Genova che finanziò cospicuamente la Corona imperiale, videro le loro attività favorite dall’ascesa al potere di Carlo V.

Schiappalaria fu indubbiamente una figura di grande rilievo nell’ambito della nazione genovese ad Anversa, come dimostra l’allestimento del fastoso arco trionfale a lui affidato nel 1549 in occasione della visita in città del principe Filippo (futuro Filippo II).

Come egli stesso specificò nelle pagine della Vita di C. Iulio Cesare (cit., pp. 459-463), alla realizzazione dell’arco, sontuosamente ornato con fregi, fogliami d’oro e scene dipinte corredate da iscrizioni latine, lavorarono circa trecento uomini e la costruzione venne terminata, seppur non completamente, in diciassette giorni.

Nel settore mercantile le principali attività di Schiappalaria si devono ricondurre all’estrazione, alla raffinazione e al commercio del sale. Il manoscritto contenente importanti informazioni su questa attività, segnalato da Jan-Albert Goris (1925, p. 469) con la dicitura Mémoire de S.A. Schiappalaria concernant le sel (Archivio di Stato di Napoli, Carte Farnesiane, f. 1637), è stato distrutto nel 1943 durante gli eventi bellici. Sappiamo però che un suo socio d’affari fu Giovanni Leonardo di Benevento, con il quale in seguito si occupò della commercializzazione del ferro.

Per quanto riguarda la produzione letteraria, si devono in primo luogo ricordare le già citate Stanze per la Signora Pellina D’Oria Lomellina.

Attraverso le ottave di lode per la nobildonna (che verranno poi inserite da Lodovico Dolce nel secondo volume Delle Stanze di diversi autori, per Gabriele Giolito de’ Ferrari, Venezia 1564), Schiappalaria scelse di rivolgersi ad alcune tra le famiglie più influenti della Genova coeva: se con i versi poetici celebrò l’unione tra Pellina Doria e Giacomo Lomellini, attraverso il testo di dedica pose il componimento sotto l’egida di Giacomo Di Negro e di Lazzaro Grimaldo Cebà. Con il richiamo a questi nomi, Schiappalaria intendeva evidentemente ribadire la solidità dei suoi rapporti con la nobiltà genovese che, dopo la permanenza giovanile in città, aveva poi avuto modo di rinsaldare attraverso il suo ruolo di spicco nel contesto economico e culturale di Anversa.

Dopo questa prova letteraria nell’ambito della poesia di ispirazione galante-amorosa, Schiappalaria pubblicò presso il tipografo Hans Laet un componimento funebre-encomiastico in ottave, La Nenia sopra la morte di Carlo V (Anversa 1559), con dedica a Margherita d’Austria, duchessa di Parma, figlia naturale di Carlo V che, proprio nel 1559, un anno dopo la morte del sovrano, diventò governatrice dei Paesi Bassi. La dedica, datata 1° settembre, risulta essere particolarmente tempestiva se si pensa che Margherita venne proclamata governatrice il 7 agosto a Gand. Peraltro, nella sua attività di mercante e uomo d’affari, Schiappalaria ebbe contatti con la duchessa anche per questioni economiche, come segnalato da Goris (1925, p. 500) in riferimento a un misterioso affare denominato «Trésoir Sainct», ma anche in questo caso la documentazione della corrispondenza risulta perduta. È comunque innegabile che, attraverso la dedica a Margherita d’Austria, nella quale rammentava come il padre lo considerò «degno del numero de famigliari di sua casa», Schiappalaria mirò a ribadire la solidità dei propri legami con la corona imperiale, già sanciti dall’attribuzione al poeta, da parte del sovrano, del titolo di conte palatino. Lo stesso Schiappalaria, quando più di un decennio dopo, nel testo di dedica della Vita di C. Iulio Cesare, affermò di essersi «rihavuto della Sirene della Corte», lasciò intendere di essere stato negli anni precedenti in stretto contatto con l’ambiente cortigiano.

A otto anni di distanza dalla Nenia venne pubblicata una nuova opera, in questo caso in latino e a tema religioso, In Sacrosanctum Altaris Sacramentum Musa (Anversa, presso Emanuele Filippi, 1567).

Si trattava di un poemetto in esametri sul mistero del corpo e sangue di Cristo chiosato a margine con fitti riferimenti alle fonti bibliche e patristiche. Anche in questo caso la dedica «ad Gasparem Schetum» risulta significativa: Schiappalaria infatti, in tal modo, pose la propria composizione sotto il patrocinio di una figura di indubbio rilievo, nell’Anversa coeva, come Gaspar Schetz, nobile, mercante e letterato, tesoriere generale del sovrano.

Nello stesso anno Ludovico Guicciardini pubblicò la sua Descrittione [...] di tutti i Paesi Bassi (Anversa, presso Willem Silvius, 1567), che Schiappalaria accolse con entusiasmo, come dimostrato dal sonetto di lode posto nelle pagine iniziali del volume Voi, ch’el sito de Belgi a parte a parte.

L’anno successivo pubblicò, presso il noto stampatore Christophe Plantin, Il Quarto Libro dell’Eneide di Virgilio in ottava rima (Anversa 1568).

Nel volume, dopo il volgarizzamento, reso in modo piuttosto libero, dell’episodio dell’abbandono di Didone da parte di Enea, e le relative note di commento al testo recanti la titolazione Annotazioni sopra le precedenti stanze, vennero inseriti in successione diversi componimenti, in buona parte già editi: le Stanze per la Signora Pellina D’Oria, la Nenia sopra la morte di Carlo V e Alcune altre diverse rime de Medesimo costituite da una lunga serie di sonetti a tema encomiastico, religioso e amoroso, alcuni madrigali e una sestina. In chiusura si trova invece l’Epithalamio nelle nozze del Signor Giovanni Flemmingo e della Sig. Isabella Scheta (Jan Vleminck e Isabella Schetz).

Nella fase finale della sua esistenza Schiappalaria diede alle stampe il già citato volume La vita di C. Iulio Cesare (1578), che ebbe poi una seconda edizione postuma dal titolo Osservationi politiche et discorsi pertinenti a governi di Stato promossa da Orlando Pescetti e dalla Compagnia degli Aspiranti (Verona 1600).

Come suggerisce efficacemente la titolazione della seconda edizione, l’opera, traendo spunto dal ritratto biografico di Cesare, sviluppa una più ampia trattazione sulle questioni relative alla politica e ai governi, non di rado accompagnata da un’esplicita lode per le gesta di Carlo V. In riferimento alla prima impressione del 1578, si deve notare che nel testo di dedica alla nazione genovese di Anversa si trova un esplicito riferimento alla locale Accademia dei Confusi; inoltre, grazie ai sonetti degli accademici posti nelle pagine iniziali, è possibile ricavare i nomi dei partecipanti al consesso con il relativo pseudonimo. Tra essi spiccano Gerolamo Conestagio «Attonito Confuso», autore nell’ambito dell’accademia di una significativa produzione poetica, e Desiderio Bondinaro «Sconosciuto Confuso» che, rivolgendosi a Schiappalaria come «Padre nostro Ingannato», ne rivelò il nome accademico e gli attribuì la paternità del sodalizio dei Confusi. Nelle pagine finali dell’opera inoltre, nel contesto di una riflessione complessiva sulle accademie sorte in quegli anni in Italia e fuori d’Italia, Schiappalaria non mancò di ricordare che ad Anversa, in anni precedenti all’Accademia dei Confusi, operò l’Accademia dei Gioiosi.

Alcuni sonetti di Schiappalaria dedicati a importanti esponenti della nazione genovese di Anversa, come Gerolamo Scorza, Bartolomeo Balbi e Andrea Moneglia, vennero messi in musica dal compositore Séverin Cornet e pubblicati nel volume Madrigali a cinque, sei, sette et otto voci (Anversa 1581).

Grazie all’iscrizione che il nipote Ercole pose sulla tomba, poi riportata da Pierre François Sweerts nel volume Monumenta sepulcralia (Anversa 1613), sappiamo che Schiappalaria morì ad Anversa il 14 febbraio 1581.

Fonti e Bibl.: G.B. Spotorno, Storia letteraria della Liguria, III, Genova 1825, pp. 20-22; J.-A. Goris, Étude sur les colonies marchandes méridionales (portugais, espagnols, italiens) à Anvers de 1488 à 1567, Louvain 1925, pp. 117, 446-449, 469-471, 477-489, 500; Lettere di Giovan Battista Guicciardini a Cosimo e Francesco de’ Medici: scritte dal Belgio dal 1559 al 1577, a cura di M. Battistini, Bruxelles-Roma 1949, pp. 11-25, 31, 56 s.; C. Beck, Hommes et culture au sein de l’Accademia dei Confusi à Anvers au XVIe siecle, in Rapporti Genova-Mediterraneo-Atlantico nell’età moderna, Atti del 2° Congresso internazionale... 1985, a cura di R. Belvederi, Genova 1986, pp. 211-223; K. Bostoen, S., S.A., in Nationaal Biografisch Woordenboek, XIII, Bruxelles 1990, coll. 734-739; Ead., Italian Academies in Antwerp: S. and Vander Noot as ‘Inventors’ for the Genoese community, in Italian Academies of the Sixteenth Century, a cura di D.S. Chambers - F. Quiviger, London 1995; E. Parma, Rapporti artistici tra Genova e le Fiandre nei sec. XV e XVI, Genova 2002, pp. 47-80; M.C. Galassi, Pittura fiamminga per i genovesi (sec. XV e XVI), in Genova e l’Europa atlantica: opere, artisti, committenti, collezionisti..., a cura di P. Boccardo - C. Di Fabio, Genova 2006, pp. 83-109; J. De Rock - J. Puttevils - P. Stabel, Stranieri ad Anversa: mercanti, commercio e luoghi commerciali, in Il Rinascimento italiano e l’Europa, VI, Luoghi, spazi, architetture, a cura di D. Calabi - E. Svalduz, Treviso 2010, pp. 597-616.

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