BONATTI, Stefano

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 34 (1988)

BONATTI, Stefano

Marco Franzini

Figlio di Augusto e di Ada Roisecco, nacque a Torino il 24 maggio 1902. Si laureò in chimica nel 1925, presso l'università di Pisa, con pieni voti assoluti. Nel novembre 1926 fu nominato assistente alla cattedra di mineralogia (tenuta da G. P. Achiardi) della facoltà di scienze di quella università, con la qualifica di aiuto a partire dal 1930. Nel 1933 conseguì la libera docenza in mineralogia. Il 1° genn. 1939 fu nominato professore straordinario di mineralogia a Messina, dove diresse l'istituto di mineralogia e geologia, e alla fine dello stesso anno si trasferì alla cattedra di petrografia dell'università di Pisa. In questa sede fu professore ordinario di mineralogia (1942) e direttore dell'istituto di mineralogia e petrografia. Ebbe incarichi di insegnamento nelle facoltà di ingegneria e di agraria, presso la Scuola normale superiore di Pisa e l'Accademia navale di Livorno. Dal 1947 fu direttore generale dei musei di storia naturale dell'università di Pisa e. dal 1950, direttore incaricato dell'istituto di mineralogia e geologia della facoltà di agraria: dal 1950 al 1956 fu preside della facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali. Nel 1964 ricevette la medaglia d'oro di benemerito della scuola, della cultura, dell'arte. Socio fondatore della Società italiana di mineralogia, ne tenne la presidenza negli anni 1964-65. Socio corrispondente dell'Accademia nazionale dei Lincei dal 1960 e membro della Mineralogical Society of America dal 1952, dal 1944 fu segretario generale della Società toscana di scienze naturali.

Le capacità didattiche e di ricerca del B. sono documentate non solo dalla sessantina di pubblicazioni che ha lasciato, ma anche dall'attività scientifica degli allievi che, sotto la sua guida, si iniziarono alla ricerca in cristallografa, mineralogia, petrografia; dalla organizza zione che seppe dare all'istituto di mineralogia e petrografia dell'università di Pisa, che ricostruì dopo la guerra e diresse per ventisei anni; da un testo di mineralogia cristallografica per studenti universitari.

L'attività scientifica dei B. si è sviluppata secondo più linee di ricerca, per le quali sono comune denominatore sia l'attenta ricerca della coerenza fra i dati forniti da metodologie pertinenti a diverse specializzazioni, sia l'integrazione di conoscenze proprie di diversi campi delle scienze della Terra nello sforzo di illustrare compiutamente, i diversi aspetti di un medesimo quesito scientifico. È tipica sotto questo profilo l'integrazione stretta fra ricerca mineralogica e petrografica che emerge in molti degli scritti del Bonatti. Ogni ricerca pubblicata è in sé conclusa e significativa, ma sarà meglio compresa se vista come contributo parziale di una linea unitaria di indagine che aveva, come interesse principale, lo studio delle caratteristiche proprie e delle condizioni di genesi dei minerali.

In un gruppo di ricerche di carattere metodologico sono sviluppati: metodi grafici per il calcolo delle costanti cristallografiche, per il disegno dei cristalli, per il disegno dei geminati; nuove formule di ottica cristallografica che facilitano l'elaborazione dei dati raccolti per la determinazione degli indici di rifrazione e dell'angolo degli assi ottici (Su alcune formule di ottica cristallografica, in Atti della Soc. tosc. di sc. nat., Mem., L [1942], pp. 1-13), metodi al tavolino di Fëdorov per la determinazione della composizione dei microliti di plagioclasio e per la loro distinzione nelle serie di bassa e di alta temperatura; un nuovo saggio microchimico distintivo del sodio e dei potassio.

Queste ricerche, che coprono un lungo periodo di tempo fra il 1927 e il 1961, testimoniano la costante attenzione rivolta dal B. ai metodi dell'indagine sperimentale e alla ricerca di adeguati modi di elaborazione dei dati, con una predilezione particolare per quelli basati su metodi grafici. Era infatti propria dell'atteggiamento mentale del B. la coscienza che un'opportuna rappresentazione grafica dei risultati di una esperienza ne permetta una giusta visione, e anche che la risoluzione grafica di un'espressione analitica consenta un immediato apprezzamento di quanto l'errore sul dato di partenza influisca sul risultato finale.

Questo filo conduttore si ritrova in tutti gli scritti del B. e soprattutto in una serie di ricerche su minerali e composti organici: ricerche che peraltro vanno ben al di là della precisione dei dati sperimentali o dell'eleganza del disegno cristallografico per portare importanti contributi alla conoscenza di singole specie mineralogiche. Viene dimostrata l'appartenenza della sepiolite al sistema rombico (Contributo alla conoscenza della sepiolite, in Atti della Società toscana, di scienze nat., Proc. verb., XLVI [1937], pp. 67-76); vengono definite le caratteristiche ottiche e cristallografiche della dachiardite e in particolare le diverse possibili geminazioni fra le quali quella multipla che determina il caratteristico aspetto che talvolta assumono i cristalli di questo minerale, in forma di "bicchierino", dato da un prisma ottagonale terminato superiormente a tramoggia (Ricerche sulla dachiardite, ibid., Mem., L [1942], pp. 14-25; con G. Gottardi, Dati ottici e strutturali sulla dachiardite, in Periodico di mineralogia, XXIX [1960], pp. 103-107); il ritrovamento in natura di cristalli di torite non metamittica ne consente la misura dei dati cristallografici strutturali; il ritrovamento di un nuovo minerale, la perrierite, apre la strada a ricerche strutturali che si concluderanno con la descrizione di un caso unico di polimorfismo a strati in sorosilicati (Perrierite, nuovo minerale ritrovato nella sabbia di Nettuno (Roma), in Rend. d. Acc. naz. dei Lincei, cl. di scienze fis., mat. e nat., s. 8, IX [1950], pp. 361-368; Nuovi dati sulla Perrierite, in Rend. d. Soc. min. ital., X [1954], pp. 208-225 con G. Gottardi).

Un'altra importante linea di ricerca e rappresentata dagli studi cristallografici e strutturali sui sali dell'acido xantogenico. In una serie di note pubblicate fra gli anni 1928 e 1938 si affrontáno i problemi della cristallografia morfologica e strutturale di questi composti sintetici, rettificando numerosi errori di interpretazione di autori precedenti, dando esatta interpretazione della simmetria di questi sali, fornendo accurati valori dei parametri di cella e delle principali proprietà fisiche (Sulla struttura cristallina dello xantogenato di nichelio, in Atti della Società toscana di scienze naturali, Mem., XLVII [1938], pp. 71-84). Nei lavori del 1938 si utilizzano, come mezzo di indagine, i raggi X, prodotti da apparecchiature realizzate in collaborazione con colleghi dell'istituto di fisica dell'università di Pisa. L'interesse del B. per queste metodologie è evidente e da queste ricerche, quasi pionieristiche per l'Italia, emerge nuovamente la profonda capacità dei B. di combinare le informazioni raccolte con l'indagine morfologica, le determinazioni ottiche al microscopio polarizzante, i dati strutturali a raggi X a formare un unico coerente quadro interpretativo. A forse per questo motivo che i dati e leipotesi del B. troveranno sempre conferma ogni qualvolta lui stesso o altri ricercatori riprendano in esame lo stesso problema per approfondirlo con più moderni mezzi di indagine.

Nell'immediato dopoguerra, con l'acquisizione di più adeguate strumentazioni - fra le quali da ricordare, perché una delle prime in Italia, una camera a precessione di Buerger -, il B. sviluppava intensamente l'utilizzo delle metodologie a raggi X. Fra le ricerche condotte con i raggi X, affiancate ad altri più tradizionali metodi, certamente le più rilevanti furono quelle sulla perrierite. Questo minerale, ritrovato e segnalato come nuovo nel 1950, presentava notevoli affinità cristallografiche con la chevkinite, tanto che molti mineralisti ritennero che la perrierite fosse una varietà di chevkinite. Attraverso l'approfondimento dell'indagine cristallografica strutturale, i cui risultati sono riportati in un bellissimo lavoro nel quale si confrontano perrierite, chevkinite ed epidoti, il B. poté dimostrare che la perrierite era effettivamente un nuovo minerale (Chevkinite, Perrierite and Epidotes, in American Mineralogist, XLIV [1959], pp. 115-137). A seguito di queste ricerche un riesame dei campioni, classificati come chevkinite, dei più importanti musei del mondo portò, per molti di essi, a una riclassificazione come perrierite. Il B. ritornò sull'argomento un'ultima volta nel 1966 per dimostrare che i rapporti fra le strutture cristalline della perrierite e della chevkinite sono interpretabili come un caso unico di polimorfismo a strati nei sorosilicati (con G. Gottardi, Un caso di polimorfismo a strati in sorosilicati: perrierite e chevkinite, in Periodico di mineralogia, XXXV [1966], pp.69 ss.). Questa conclusione viene raggiunta ragionando sulle possibili diverse combinazioni di un unico modulo strutturale riconosciuto nella perrierite: viene ipotizzato un modello strutturale della chevkinite (la struttura della quale non era stata ancora determinata sperimentalmente), che verrà in seguito confermato; trovano interpretazione anche le geminazioni di questi minerali. Nelle ricerche sulla perrierite il B. precorre quindi gli studi sulle sequenze disordinate e gli ordinamenti a domini di moduli strutturali bidimensionalmente ordinati che hanno trovato largo sviluppo soltanto in anni molto recenti a seguito dell'impiego in cristallografia della microscopia elettronica a trasmissione.

Negli anni dal 1931 al 1938 il B. condusse una serie di ricerche più strettamente petrografiche su rocce magmatiche e metamorfiche dell'Appenino centro-settentrionale e in particolare delle Alpi Apuane. Per la completezza dello studio e l'approfondimento nelle determinazioni dei minerali e nella descrizione delle loro caratteristiche, questi lavori sono tuttora una fonte preziosa di dati e notizie. Di particolare rilevanza lo studio dei graniti della formazione ofiolitifera appenninica (Studio petrografico dei graniti della formazione ofiolitica appenninica, in Boll. del R. Uff. geol. d'Italia, LVIII [1933], pp. 1-66), che gli valse il premio Molon, e l'ampia memoria sulla petrografia delle Alpi Apuane che, in molte sue parti, non è ancora superata (Studio petrografico delle Alpi Apuane, in Mem. descrittive della carta geol. d'Italia, XXVI [1938], pp. 1-116). Gli interessi petrografici del B. restarono vivi anche in anni più recenti nei quali, sia pure subordinatamente alle ricerche più strettamente mineralogiche, approfondì le conoscenze sulla petrografia dell'isola d'Elba (con G. Marinelli: Appunti di litologia elbana, in Bollettino della Società geologica italiana, LXX [1951], pp. 473-489).

A partire dal 1932, il B. sviluppò una linea di ricerca, alla quale dedicò poi sempre parte della propria attenzione facendola anzi centro di un gruppo di ricerca nazionale del Consiglio nazionale delle ricerche, relativa allo studio delle sabbie di fiumi e litorali italiani (con M. Della Bianchina: La sabbia dell'Arno e le sue relazioni con l'arenaria macigno, in Atti della Società toscana di scienze naturali, Mem., s. A, LV [1948], pp. 247-252). Fra le molte acquisizioni di queste ricerche, la più notevole fu certamente quella di prospettare l'esistenza di una nuova fase minerogenetica, collegata alle eruzioni vulcaniche, che porta alla formazione di particolari minerali di genesi pneumatolitica durante la fase esplosiva e di rapido degassamento. Il B. giunse a questa conclusione a seguito di studi estremamente accurati sull'abito di minerali che si ritrovano in sabbie prodotte dal disfacimento di piroclastiti. Si accorse infatti che numerose specie mineralogiche si rinvenivano in questi prodotti in forma di minuti cristalli di dimensioni pressappoco tutte uguali, intorno a mm 0,1, con abito cristallino ricchissimo di facce e perfettamente formato su tutti i lati. La stessa perrierite appartiene a questa categoria di minerali.

L'improvvisa scomparsa del B., avvenuta in Pisa il 23 apr. 1968, non permise allo studioso di portare a compimento la stesura di un trattato di mineralogia per studenti universitari al quale aveva dedicato molto tempo negli ultimi anni (Guida al corso di mineralogia e geologia. [Iª parte: Mineralogia], Livorno 1959). Questo testo, completato dai suoi allievi e uscito postumo, è comunque testimonianza dell'attenzione che il B. dedicò alla didattica delle sue materie.

Fonti e Bibl.: G. Gottardi, Ricorda di S. B., in Rendiconti della Società italiana di mineralogia e petrografia, XXV (1969), pp. XLIX-LVIII, che comprende un elenco quasi completo delle sue opere.

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