BORGIA, Stefano

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 12 (1971)

BORGIA, Stefano

Horst Enzensberger

Nato a Velletri il 3 dic. 1731 da Camillo e da Maddalena Gagliardi, nel 1740 fu affidato alle cure dello zio, Alessandro Borgia, arcivescovo di Fermo, che rafforzò in lui l'inclinazione per le ricerche storiche. Licenziatosi in filosofia nel 1750, rivolse inizialmente i suoi interessi verso l'antiquaria, divenendo membro dell'Accademia etrusca di Cortona e dell'Accademia Colombaria di Firenze.

Nel suo primo scritto, Monumento di Giovanni XVI (Roma 1750), redatto come socio dell'Accademia di Cortona, il B. studiò una iscrizione scoperta nel marzo del 1749nella pieve di S. Maria in Rapagnano, tentando di datarla. Identificata la scrittura come gotica maiuscola, respinse la datazione al sec. XI proposta da altri eruditi; inoltre il confronto con altre scritture riprodotte dal Mabillon lo indusse a datarla al sec. XV e lo stemma dei Piccolomini scolpito nell'iscrizione lo rimandò ad Enea Silvio che, in qualità di vescovo di Fermo, l'aveva fatta incidere sulla base di un esemplare più antico.

Nel 1751 divenne membro dell'Accademia di Fermo. Nel 1752 con una Apologiadel pontificato di Benedetto X (Modena 1756) conseguì la laurea in teologia. Nel 1756 si trasferì a Roma, dove, addottoratosi (1757) alla Sapienza in diritto canonico, iniziò la carriera prelatizia. Referendario delle due Segnature, il 25 nov. 1758 fu nominato da Clemente XIII rettore di Benevento dove rimase dal 1759 al 1764. Durante questi anni raccolse il materiale erudito per i tre volumi delle Memorie istoriche della pontificia città di Benevento dal secolo VIII al secolo XVIII (Roma 1763-1769), che vennero dedicate a Clemente XIII.

Il primo volume comprende la storia della città dal sec. VIII all'XI; il secondo ricostruisce rapidamente gli avvenimenti a partire dall'inizio del sec. XI fino al XVIII, facendo perno sull'età normanna; il terzo volume presenta l'opera dei governatori della città dall'inizio del dominio pontificio fino al 1550. Il loro interesse consiste anche nei numerosi documenti pubblicati con ricca annotazione. La buona preparazione acquisita dal B. nello studio dei codici risalta nella datazione dei passionari conservati nella Biblioteca Capitolare di Benevento che egli fissò al sec. XII. La scrittura, designata, come longobarda, è quella che oggi viene classificata come beneventana.

Dopo il suo ritorno a Roma nel 1764, il B. divenne segretario della Congregazione delle Indulgenze e il 25 marzo 1765 fu ordinato sacerdote. Nel 1770 Clemente XIV lo nominò segretario della Congregazione di Propaganda Fide.

Egli si adoperò per la riorganizzazione del lavoro della congregazione, preoccupandosi di favorire, anche a proprie spese, la formazione nelle terre di missione di un clero indigeno. I vasti rapporti internazionali della congregazione gli permisero di acquistare per le sue raccolte, che riunì in un museo a Velletri, pezzi esotici, soprattutto orientali, la maggior parte dei quali era costituita da medaglie; numerosi erano però anche i manoscritti copti. Di grandissimo interesse era il codice miniato messicano del museo, oggi designato come Codex Borgianus. Il B. non attese soltanto alla raccolta del materiale antiquario, ma si preoccupò dello studio dei suoi tesori, pubblicando egli stesso dissertazioni erudite o incaricandone altri eruditi, non di rado stranieri e anche protestanti (ad esempio, uno dei primi papiri greci d'Egitto, datato al 192 d.C., fu pubblicato per iniziativa del B. dal danese Nils Schow). Tali pubblicazioni furono stampate dalla stessa tipografia di Propaganda Fide. Sotto il Murat le medaglie furono trasportate a Napoli nel Museo Borbonico, mentre i manoscritti vennero incorporati nella biblioteca della Congregazione di Propaganda, donde nel 1902 passarono alla Biblioteca Vaticana.

Il 3 sett. 1773 il B. presentò a Clemente XIV una relazione sullo stato delle missioni, Notizie e luoghi di missioni, protestando poco dopo contro l'esecuzione immediata del decreto di scioglimento della Compagnia di Gesù nei territori di missione, temendone gravi impedimenti all'attività di apostolato. Il breve fu spedito lo stesso, ma gli ex gesuiti poterono continuare a svolgere i loro compiti come preti secolari. Quando la Congregazione di Propaganda nominò, il 9 ag. 1778, il vescovo russo bianco Siestrzencewicz delegato apostolico e visitatore per tre anni, vi fu una violenta reazione dei governi borbonici, dato che il vescovo aprì a Polock un collegio di gesuiti permettendo così la sopravvivenza della Compagnia in Russia. Il B. dovette giustificarsi presso il papa. Ma, in verità, egli non era certamente un filogesuita, come lo accusavano alcuni scritti satirici: anzi, animato da un grande fervore religioso, intrattenne amichevoli rapporti con numerosi simpatizzanti romani di Port-Royal frequentando per vari anni le riunioni della Chiesa Nuova. Inoltre fu a lungo amico e collaboratore, sia pure per ragioni scientifiche, di G. C. Amaduzzi, sovrintendente della tipografia di Propaganda. Dopo il 1780 si schierò però in favore degli interessi, anche temporali, del Papato. Utilizzando il materiale storico già raccolto a Benevento e dopo altre approfondite ricerche negli archivi vaticani, il B. fu infatti in grado di difendere brillantemente le rivendicazioni pontificie, nella secolare controversia tra la Curia e il Regno di Napoli per il possesso di Benevento e del suo territorio, nei tre libri della Breve istoria del dominio temporale della Santa Sede nel Regno delle due Sicilie, pubblicata anonima a Roma nel 1788, in due volumi.

Il primo libro trattava del dominio pontificio e dei titoli giuridici del Papato sul Regno delle Due Sicilie, riconducendoli giustamente alle investiture dei principi normanni concesse da Niccolò II e Gregorio VII. In particolare prendeva in esame i rapporti di Roberto il Guiscardo, Ruggero II e Guglielmo I con Benevento, su cui non esercitarono mai alcun diritto di sovranità. Il secondo libro esaminava in ordine cronologico i documenti di investitura da Umfredo (1053) fino a Ferdinando IV di Borbone (1760). Nelle dissertazioni di diritto feudale che aggiungeva a commento, il B. sosteneva fra l'altro che le rivendicazioni pontificie sulla Sicilia non si fondavano sulla falsa donazione di Costantino. Nel terzo libro difendeva l'autenticità del diploma non datato rilasciato da Enrico II al papa Benedetto VIII, che confermava i diritti della Chiesa romana su Roma e il suo ducato, riconosciuta ora dalla critica moderna. In un'appendice erano pubblicati ventitré documenti, fra i quali i giuramenti feudali dei Normanni e i diplomi di Ruggero II, Guglielmo II e Tancredi per Benevento.

Già nell'agosto del 1787 il B. aveva presentato al segretario di stato di Pio VI, il cardinale Boncompagni Ludovisi, una dissertazione manoscritta sulla sovranità pontificia su Pontecorvo, che fu utilizzata con tutta probabilità nelle trattative col governo napoletano condotte dallo stesso cardinale, il quale nell'ottobre del 1787 si era recato in forma non ufficiale nel Regno. In una lettera di ringraziamento del 20 ag. 1787 il Boncompagni preannunziò al B. il più alto riconoscimento per il suo impegno scientifico; il 30 marzo 1789 Pio VI lo elevò a cardinale prete di S. Clemente, affidandogli in particolare la sorveglianza degli orfanotrofi.

La Breve istoria, concepita come risposta agli scritti dell'abate Cestari, apparve nello stesso anno in una seconda edizione che portava però il nome del Borgia. La controversia pubblicistica con il Regno di Napoli raggiunse allora il culmine: numerosi pamphlets furono diffusi contro le tesi del B., che replicò nel 1791 con una Difesa del dominio temporale della Sede apostolica nelle Due Sicilie,in risposta alle scritture pubblicate in contrario (Roma), nella quale utilizzò anche i materiali su Pontecorvo. Dal punto di vista teorico il Papato aveva vinto, ma la realtà politica decise contro le rivendicazioni pontificie. Il governo napoletano si rifiutò di continuare a pagare il tributo feudale e di riconoscere la giurisdizione del nunzio e, nonostante l'arrendevolezza mostrata da Pio VI nella questione delle nomine vescovili, non si riuscì a concludere un concordato.

Allorché i rapporti tra lo Stato pontificio e la Francia rivoluzionaria si fecero tesi, il B. fece parte della Congregazione di Stato che condivideva, sia pure con funzioni consultive, dal 30 sett. 1792 con Pio VI e il segretario di stato la responsabilità delle più importanti decisioni di politica estera. Prefetto della Congregazione dell'Indice dal 1796, dopo l'armistizio di Bologna (giugno 1796) egli si mostrò tra i più intransigenti oppositori di una pace con i Francesi che compromettesse sul piano religioso le prerogative della S. Sede.

In particolare, durante le trattative di Firenze, quando il Direttorio richiese al papa di sconfessare, e revocare i documenti pontifici emanati contro i principi della Rivoluzione, il B. sconsigliò nettamente di cedere su tale punto, dichiarandosi contrario anche alla formula di compromesso proposta da monsignor Di Pietro (che fu poi trasmessa al Caleppi, incaricato delle trattative) cm cui si ammetteva che i brevi e le bolle pontificie riguardavano soltanto la religione; diffidente sulla possibilità di accordo, egli stimava però opportuno dimostrare all'opinione pubblica europea "la matura e paziente condotta della Santità Sua, e la necessità di venire a guerra di Religione" (Filippone, p. 663), rispondendo ai Francesi che il papa era disposto a sostituire le espressioni suscettibili di equivoche interpretazioni con altre per la cui redazione si dichiarava pronto a convocare un concilio ecumenico, per garantire la conservazione dell'unità della fede. Naturalmente questo doveva essere un espediente per guadagnare tempo in attesa di eventi favorevoli e per preparare psicologicamente il popolo alla difesa (anche il B. contribuì alla propaganda controrivoluzionaria con l'anonimo libello Disinganni nelle parole ai popoli della Europa tutta, s.l. 1797, acre analisi del "linguaggio" rivoluzionario).Quando Pio VI dovette lasciare Roma il 20 febbr. 1798, il B. fece parte della Congregazione incaricata, sotto la guida del cardinale Antonelli, del governo della Chiesa. Imprigionato l'8 marzo dai Francesi, fu rilasciato il 28 marzo a condizione che abbandonasse il territorio della Repubblica romana. Si recò prima in Toscana, poi a Venezia e Padova, dove, prefetto della Congregazione di Propaganda Fide, tentò invano di riorganizzarla.

Nel conclave di Venezia il B., sostenuto dal "partito Bellisomi", fu tra i papabili, ma probabilmente per la sua fama di intransigente non riuscì a raccogliere i voti della maggioranza. Il neoeletto Pio VII confermò il B. nella carica di prefetto dell'Indice e nel 1801 lo mise alla testa della Congregazione economica; nel 1802 i B. fu nominato prefetto di Propaganda Fide. Prescelto con altri cardinali ad accompagnare Pio VII a Parigi per l'incoronazione imperiale di Napoleone, il B. morì a Lione il 23 nov. 1804.

Numerose furono le relazioni del B. con gli eruditi del suo tempo. Tra gli altri, il danese Georg Zoega, presentato dal Garampi, ebbe a disposizione le collezioni del B., da cui fu anche indotto a stabilirsi nel 1783 a Roma e a compilare il catalogo delle monete egiziane del museo borgiano, pubblicato nel 1787. Altri danesi protetti dal B. furono Jakob Adler, Nils Schow, Friedrich Münter; numerosi altri protestanti furono in rapporti con lui, fra i quali Johann G. Herder. Anche Goethe visitò nel 1787 il museo di Velletri. L'Accademia di Gottinga nominò il B. socio onorario nel 1793. Tra gli amici e corrispondenti sono da ricordare il Garampi, P. L. Galletti, A. F. Gori, G. L. Mingarelli, A. Calogerà, G. C. Trombelli, A. Assemani, G. Tiraboschi, I. Affò, R. Gregorio, M. Tomasetti e, tra gli stranieri, F. L. Bülow, O. G. Tychsen, A. L. Millin, Et. Borson, Arnold Heeren, il bollandista K. Suyskens.

Per gli Anecdota litteraria ex codicibus manuscriptis eruta, Romae 1773-1783, editi da G. C. Amaduzzi, il B. preparò l'edizione di vari testi desunti da codici vaticani: dal Vat. lat. 3679, Ascanii Columnae cardinalis oratio ad Sixtum V,Blosii Palladii Rom. oratio de praestatione obedientiae Rhodiorum Leoni X P. M. e Kalendarium Venetum seculi XI (I, Romae 1773). Sulla base di una comunicazione di F. M. Piccolomini, nel 1774 pubblicò nel terzo volume della collana con ricco commento la Pii IIP. M. oratio de bello Turcis inferendo (Romae). Nel 1783 apparvero nel quarto volume i Fragmenta copticum ex actiy S. Coluthi martyris. Nella Raccolta d'opuscoli scient. e filologici del Calogerà pubblicò (1757) una Dissertaz. filologica sopra un'antica gemma intagliata. Contributi alla storia dell'arte sono: Vaticana confessio B. Petri Principis apostolorum (Romae 1776), De cruce vaticana ex dono Iustini Augusti... commentarius (Romae 1779) e De cruce Veliterna commentarius (Romae 1780). Altri brevi scritti di occasione sono indicati da Paolino di S. Bartolomeo e dal Baraldi; al loro elenco si deve aggiungere l'orazione funebre De Fabricio Borgia Ferentini episcopo oratio funebris (Velitris 1755).

Fonti e Bibl.: Bibl. Apost. Vat., Borg. lat. 283-288(carteggio dal 1748 al 1800), inoltre, lettere e comunicazioni sparse nei codd. 271 272, 274, 290, 292, 294, 295. Il Borg. lat. 294 contiene materie riguardanti la questione del Regno delle Due Sicilie. Nel cod. Vat. lat. 9044, ff. 224-253, sono conservate varie lettere del B. a G. Marini. G. Struggini, Lunga risposta di 14 pagine alla breve storia di 558 pagine scritte da mons. B. contro l'ab. Cestari, Napoli 1788; S. Polito, Analisi critica dell'opera di mons. B. sul dominio temporale della Sede Apostolica nelle Due Sicilie, Napoli 1789; Relazione delle feste fatte nell'inclita città di Velletri per celebrare l'esaltazione alla sacra porpora dell'emo. e rmo. sig. card. S. B., Velletri 1789; J. G. C. Adler, Museum cuficum Borgianum Velitris, Romae 1782-92; Relazione giunta da Lione della malattia,morte e funerali di sua eminenza,il sig. card. S. B., Roma 1804;G. B. Vermiglioli, Cento lettere inedite di LVII uomini illustri i taliani e stranieri..., Perugia 1842, ad Ind.; Il viaggio di Pio VII a Parigi in un diario di S. Sacchetti, a cura di G. Sacchetti, in Studi romani, VI (1958), pp. 449 s.; F. G. Cancellieri, Elogio della chiara memoria del... card. S. B., Roma 1805;Paulinus a S. Bartholomaeo, Vitae synopsis S. B., Romae 1805;F. Münter, Kardinal S. B., København 1805;L. Cardinali, Elogiodetto alla memoria di C. S. B., s.l. 1806;L. A. Millin, Notice sur la vie du cardinal B., estr. da Magasin encyclop., febbraio 1807;G. Baraldi, Notizia biografica sul cardinale S. B. di Velletri, in Mem. di rel.,di morale e di lett., XVII (1830), pp. 283 ss.; E. De Tipaldo, Biogr. d. Ital. illustri. I, Venezia 1834, pp. 47-50;P. E. Visconti, Biografia di S. B., in L'Album, II (1836), pp. 353 ss.; C. Borgia, Notizie biografiche del card. S. B., Roma 1843;F. Gregorovius, Kleine Schriften zur Geschichte und Cultur, II, Leipzig 1888, p. 153;A. Michaelis-Georg Zoega, in Allgemeine Deutsche Biographie, XLV, Leipzig 1900, pp. 390, 392-94, 396;P. F. Kehr, Papsturkunden in Rom. Die römischen Bibliotheken, in Nachrichten der Göttinger Gesellschaft der Wissenschaften,phil.-hist. Klasse, 1903, pp. 69-78;G. De Iuliis, Lettere ined. del card. B. al fratello G. P. B., Velletri 1906; Nonciatures de Russie..., a cura di M. J. Rouët de Journel, III, Nonciature d'Arezzo, 1 (1802-1804), Città del Vaticano 1922, ad Indicem; A. Jamalio, Il Muratori beneventano, in Atti della Società stor. del Sannio, IV (1926), pp. 513;L. v. Pastor, Storia dei papi, XVI, 2-3, Roma 1933-34, ad Indicem; Lettere inedite di Gaetano Marini, a cura di E. Carusi, II, Città del Vaticano 1938, pp. 33, 149, 166, 214, 220, 260, 276, 294, 297, 302, 307, 310 s., 371, 392; III, ibid. 1940, pp. 80, 84;G. Gasperoni, Settecento italiano, I, Padova 1941, passim; Carteggi di giansenisti liguri, a cura di E. Codignola, II, Firenze 1941, p. 150; E. Carusi, Come mons. S. B. ebbela "cartula testamenti" dell'imperatriceAgeltrude, in Scritti di paleografia e diplomatica in on. di V. Federici, Firenze 1944, pp. 365-371; A. Zazo, Il card. S. B. in una necrologia del "Corriere Milanese", in Samnium, XXV (1952), pp. 56-58; N. Kowalsky, Stand der katholischen Missionenum das Jahr 1765an Hand der Übersicht desPropagandasekretärs S. B. aus dem Jahre 1773, Schöneck-Beckenried 1957; D. Lohrmann, Zwei Passionare des 12.Jahrhunderts aus der Kapitelbibliothekvon Benevent, in Quellen undForschungen aus ital. Arch. und Bibl., XLVI (1966), pp. 464 s., 472 s., 476 s.; G. Filippone, Le relazioni tralo Stato pontificio e la Francia rivoluzionaria.Storia diplomatica del trattato di Tolentino, II, Milano 1967, pp. 80, 108, 151, 366-68, 443, 466, 471, 480, 508, 510, 512, 634, 663-66; G. Morelli, Un dimenticato storico marsicano:Marino Tomasetti (1730-1802), in Samnium, XLI (1968), pp. 235-47; W. Henkel, Kardinal S. B. als Sammlervon Handschriften, in Euntes docete, XXII (1969), pp. 547-64; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., IX, coll. 1233-36; Enc. Catt., II, coll. 1916 s.

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