STEFANO I il Santo, primo re d'Ungheria

Enciclopedia Italiana (1936)

STEFANO I il Santo (Szent István), primo re d'Ungheria

Giulio de Miskolczy

Figlio del principe Géza e di Sarolta, nacque probabilmente nel 969 e venne battezzato verso il 973. Nel 996 o 997 si unì in matrimonio con Gisella, figlia di Enrico II principe di Baviera, e alla morte del padre (997) divenne principe d'Ungheria. Per alcuni anni fu costretto a lottare per la difesa del suo trono, prima contro un suo parente, Koppány, che in base al diritto magiaro del seniorato aspirava al potere principesco, finché presso Veszprém fu sconfitto e ucciso dall'esercito di Stefano, rinforzato da cavalieri tedeschi immigrati; poi nel 1002 contro il capo tribù Ajtony, appoggiato dallo zar bulgaro Samuele.

Il merito storico di St. rimane quello di avere compiuto, continuando l'opera del padre, la conversione al cristianesimo del popolo magiaro e di avere organizzato su solide basi la chiesa e la monarchia cristiana d'Ungheria, facendo così entrare il suo popolo nel consorzio delle nazioni cristiane d'Occidente. Nell'anno 1000 inviò l'abate Ascherik a Roma, dal papa Silvestro II, chiedendo il riconoscimento del suo titolo e della sua dignità di re, nonché i poteri necessarî per l'organizzazione della chiesa ungherese. Papa Silvestro gli mandò una corona reale (la parte superiore dell'attuale corona d'Ungheria) e una croce apostolica, come simbolo dei pieni poteri concessi per l'organizzazione ecclesiastica in Ungheria, indipendente da quella consimile di altri paesi e sottomessa direttamente alla Santa Sede romana. Incoronato nel Natale dello stesso anno, St. si dedicò con zelo apostolico all'opera di trasformazione spirituale del popolo magiaro. La conversione degli Ungheresi si effettuò nel segno della riforma di Cluny, essendo lo stesso re, come i suoi primi grandi collaboratori, Wolfango di Ratisbona, Gisella di Baviera, S. Adalberto di Praga con i suoi discepoli italiani e tedeschi, il francese Bonipart, S. Gherardo di Venezia, e altri, tutti rappresentanti del nuovo indirizzo spirituale. Re St. si mantenne anche in corrispondenza con l'abate di Cluny, Odilo, e le leggi da lui promulgate, le sue ammonizioni al figlio, i suoi principî e le sue azioni rispecchiano in egual modo il grande movimento della sua epoca. St., rivestito dal pontefice di una competenza eccezionalmente ampia, rivestito cioé della facoltà di esercitare come apostolo del suo popolo i diritti del legato della Santa Sede, di organizzare la chiesa, di fondare vescovadi e monasteri e di concedere dignità ecclesiastiche, fondò due arcivescovadi (Esztergom e Kalocsa) e otto vescovadi (Veszprém, Györ, Pécs, Vác, Eger, Marosvár, Bihar e Transilvania); per i suoi collaboratori più preziosi, i padri benedettini, creò parecchie abbazie (Pannonhalma, ideata già da suo padre, nonché Zoborhegy, Bakonybél, Zalavár, Pécsvárad e forse Aracsa); per le monache fondò il chiostro di Veszprémvölgy e gettò le fondamenta di numerose chiese, costruite da architetti italiani e dalmati. Il suo esempio fu seguito da parecchi signori, fra cui l'italiano Deodato di Sanseverino che fondò il monastero di Tata. La nuova chiesa, dotata di vasti beni e delle decime, con le scuole erette presso i capitoli e i chiostri, pose le basi dell'insegnamento in Ungheria.

La potenza secolare di St. fu basata sul "patrimonium regis", sugli immensi beni del re, formati in parte dagli antichi beni della famiglia principesca e soprattutto dai vastissimi territorî rimasti liberi dall'occupazione delle tribù in occasione della presa di possesso del paese. Il patrimonio reale venne ripartito in "comitati" (megye) ciascuno agli ordini di un "comes" (ungh. ispán). A capo di tutta questa organizzazione, come amministratore supremo, fu posto il "comes palatinus" (nádorispán). I proventi del fisco furono in gran parte costituiti da introiti demaniali. Maestri italiani e bavaresi coniarono la moneta ungherese, assai favorita anche oltre i confini del regno. Le istituzioni economiche e finanziarie vennero introdotte dalla Baviera. La monarchia cristiana di St. fu una monarchia assoluta e la potenza del re illimitata. Il senato del regno non ebbe che facoltà consultive.

Nel campo della politica estera St., al pari del padre, cercò di mantenere buone relazioni con i popoli vicini, per assicurare il ritmo rapido e costante delle riforme nell'interno del paese. In conseguenza della rivolta di Altony concluse un'alleanza con l'imperatore di Bisanzio, Basilio, allora in lotta decisiva con lo zar Samuele di Bulgaria, e nel 1003 (ossia l'anno successivo), irruppe in terra bulgara. Di poca entità furono le lotte contro i Bisseni e contro il principe Boleslao di Polonia. Nell'interesse di suo cognato, l'ex-doge Ottone Orseolo, mandò le sue truppe contro le città dalmate, e in alleanza col re di Croazia, Cressimiro, occupò Traù e Spalato (1027 o 1028). Respinse vittoriosamente l'attacco dell'imperatore Corrado di Germania, quando questi per la politica veneziana, col proposito d'impadronirsi del regno d'Ungheria, ne invase il territorio nel 1030; costrinse quindi l'imperatore a cedergli le terre situate tra i fiumi Leitha e Tisza, nonché il Campo Moravo.

Gli ultimi anni della sua vita vennero amareggiati dalla questione della successione al trono. In una partita di caccia perdette l'unico figlio, Emerico il Santo (1031) e al parente più prossimo, Vászoly, conosciuto come fautore dell'antico paganesimo, non volle affidare il dominio, anzi, in seguito a un complotto ordito dallo stesso, lo fece accecare e i suoi figli minorenni vennero espulsi dal paese. Infine, nominò suo successore il nipote Pietro Orseolo, figlio dell'ex-doge Ottone, capitano supremo dell'esercito magiaro. Morì il 15 agosto 1038 e venne canonizzato nel 1083 dal papa Gregorio VII. St. fu l'ideale dei re del Medioevo, pio, giusto e magnanimo, la cui corte divenne asilo per molti principi esuli, fra i quali Pietro Orseolo e i principi anglosassoni Eduardo e Edmondo.

Bibl.: L'elenco delle fonti ungheresi ed estere relative a St. e delle edizioni e raccolte di cronache, leggende, ecc., si trova in E. Bartonick, Magyar történeti forráskiadványok (Edizioni di fonti della storia ungherese), Budapest 1929; una vasta bibliografia, insieme con la più moderna ed esauriente trattazione della dominazione di St., si trova in Hóman-Szekfü, Magyar történet (Storia ungherese), s. l. e s. a., I. V. inoltre: G. Pinter, A magyar nemzet története az Árpádházi királyok horában (La storia della nazione ungherese nell'epoca dei re della casa Árpád), 2ª ed., Budapest 1899; G. Karácsonyj, Szent István hirály élete (Vita del re St. il Santo), ivi 1904.

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