SALTERIO, Stefano

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 89 (2017)

SALTERIO, Stefano

Giuseppe Sava

SALTERIO, Stefano. ‒ Nacque a Laglio, sul lago di Como, nel maggio del 1730 da Antonio – modesto intagliatore autore di una sola opera certa, il Crocifisso in S. Giorgio a Laglio – e da Teresa Varena (Cetti, 1972; Capelli, 2011, pp. 371-373).

La formazione di Stefano e la sua giovinezza sono ancora avvolte dall’ombra.

Questa lacuna non è colmata dal breve profilo che gli dedica Giovanni Battista Giovio (Gli uomini della comasca diocesi..., 1784) e che rappresenta, di fatto, l’unica fonte letteraria di genere biografico coeva allo scultore. Ciononostante, è ampiamente condivisa l’ipotesi che Salterio si sia formato seguendo le orme di una delle numerose botteghe comasche dedite allo stucco, sulla consueta rotta che congiungeva la Lombardia all’area tedesca. In questa direzione si pongono l’imprescindibile studio di Mariaclotilde Magni (1975), che segna la riscoperta critica dell’artista, e la recente ipotesi, da verificare, a favore di Giovanni Battista Comparetti (Capelli, 2011, p. 372).

Le prime notizie risalgono al 1751, quando Salterio riscosse il pagamento per le sculture sugli altari del Rosario (Fede e Fortezza) e di S. Lorenzo (Carità e Imitazione) nella prepositurale di Tagliuno, in provincia di Bergamo (Pagnoni, 1979, p. 370). Nel 1757-58 è documentato nel paese natale, dove figura per la prima volta congiunto in matrimonio a Margherita Bresanelli. Per la chiesa di S. Bartolomeo nella frazione di Torriggia di Laglio modellò i briosi Angioletti e Cherubini con l’intera capricciosa struttura dell’altare maggiore (Capelli, 2011, pp. 373 s.). Ma nello stesso 1758 dovette fare tappa a Brescia, spettandogli senza dubbio i rilievi in stucco degli Evangelisti in S. Lorenzo, per i quali è emerso un pagamento a «Stefano figurista» (Begni Redona, 1996).

Le prime opere attestano, assieme a una notevole padronanza della scultura in marmo come in stucco, interessanti compenetrazioni linguistiche, ovvero la fusione di fieri accenti nordici con una base culturale intrinsecamente lombarda, legata alla vasta e ‘internazionale’ eco di Diego Francesco Carloni. Le figure marmoree a Tagliuno denotano soluzioni formali e un approccio alla scultura espressamente derivati dalla consuetudine a modellare, suggerendo in maniera esplicita in quale contesto si sia compiuta la formazione di Stefano.

Caratteri analoghi e del tutto tipici di questo primo momento, negli anni Cinquanta del secolo, qualificano le statue di Elia e Mosè ai lati dell’altare del Crocifisso in S. Giovanni Battista a Palosco, ancora nel Bergamasco (Sava, 2005, pp. 111 s.), ulteriore prova di un’effervescente operosità del ventenne scultore nella Lombardia veneta, forse a margine delle frequenti ‘incursioni’ di Carlo Innocenzo Carloni.

Nel 1764 Salterio scolpì Davide e Mosè ai lati del portale dell’Assunta di Cologno al Serio (Pagnoni, 1979, p. 151), e l’anno successivo tre mastodontiche statue – S. Giorgio, S. Pancrazio, Madonna assunta – per la cimasa della facciata del duomo di Montichiari, cantiere la cui documentazione indica lo scultore dimorante a Romano di Lombardia (Chiarini - Tortelli, 2000, p. 84). Risalgono al 1769 circa le allegorie di Umiltà, Prudenza, Carità, Purezza per l’altare maggiore del santuario di S. Maria di Castello a Carpenedolo (Magni, 1975, p. 155), nonché l’Assunta in pietra al culmine della facciata (Sava, 2005, pp. 114 s.).

Sono queste le opere che attestano in modo molto chiaro come, a partire dagli anni Sessanta, Salterio andasse addolcendo il proprio registro espressivo, acclimatandosi in maniera sempre più evidente nella temperie culturale bresciana permeata dal classicismo elegante e garbato di Antonio Calegari. Talvolta l’artista comasco si spinse a riproporne, con personali rielaborazioni e una tendenza di fondo ad astrarre, alcuni capolavori, come l’Umiltà del bresciano a Lovere, che rivive a Carpenedolo essudando un umore oltralpino o meglio bavarese, con notazioni esornative dorate e una certa brillante esteriorità che richiamano in particolare la lezione di Egid Quirin Asam (Magni, 1975, pp. 156, 162 s.).

Entro il 1768 Salterio operò a Trento, scolpendo il monumentale Nettuno per l’omonima fontana nella piazza del Duomo (l’originale è oggi custodito nel cortile di palazzo Thun) e le creature marine della vasca (F. Bartoli, Le pitture, sculture e architetture..., 1780), sostituite nel XIX secolo dalle copie di Andrea Malfatti, ma di cui sopravvivono, in collezione privata, tre malconci modelli di Tritoni in terracotta (Pancheri, 2004). Verosimilmente nell’ambito della tappa tridentina, forse sortita dai frequenti spostamenti verso Nord, insistono le brillanti Ester e Giuditta in S. Maria Assunta ad Arco, ispirate alle omonime eroine bibliche di Antonio Calegari nel duomo di Cremona (Giacomelli, 1992).

Nel 1770 Salterio lasciò la propria firma sulla Speranza in stucco lucido, parte della ricchissima dotazione plastica della chiesa di S. Giorgio a Breda Cisoni, che vide l’apporto di Davide Tersani di Laino nella realizzazione delle magnifiche ancone (Magni, 1975, p. 155). Analoga, per vastità ed eccellenza di esiti, fu l’impresa portata a compimento nel 1771 in S. Stefano a Dongo, dove Salterio modellò dodici superbe statue di santi (Cetti, 1972; Magni, 1975, p. 156); e ancora la tappa a Schwyz-Dorf nel 1774, con i Ss. Eligio, Giuseppe, Gioacchino (firmata), Crispino, Crispiniano, Luigi Gonzaga, Carlo Borromeo, Nicola di Bari, Francesco Saverio, Sebastiano, ai quali si aggiungono innumerevoli Angioletti e gli Atlanti del pulpito (Birchler, 1930).

I lavori dei primi anni Settanta siglano il vertice qualitativo e la maturità dello scultore, ovvero il raggiungimento di un canone estremamente personale, frutto di esperienze ad ampio raggio mediate con notevole sensibilità, come ancora attestano i Dottori della Chiesa in S. Maria Assunta a Vobarno (Magni, 1975, p. 160) e le inedite statue nella chiesa dei Ss. Gervasio e Protasio a Medolago, raffiguranti i Ss. Luigi Gonzaga, Isidoro l’agricoltore, Apollonia, Lucia.

La prodigiosa attività di Salterio, che si spostava incessantemente da Como al Ticino, da Bergamo a Brescia e Cremona, da Trento a Mantova, presuppone dinamiche di squadra del tutto tipiche dei plasticatori lombardi, finalizzate in particolar modo al soddisfacimento di imprese di carattere architettonico-decorativo. Lo attesta, lungo l’intero suo percorso, la compresenza di Andrea Solari a Carpenedolo, Davide Tersani (Terzani) a Breda Cisoni e Bondeno, Carlo Andrea e Giovanni Battista Galetti a Schwyz-Dorf, Antonio Bolla a Mantova, Martino Pasquelli a Montichiari e Quinzano d’Oglio. È altresì degna di nota la reiterata collaborazione con i pittori ticinesi Giovanni e Giuseppe Torricelli a Dongo, Lugano e Breccia (Gavazzi Nizzola - Magni, 1999, pp. 419 s., 424).

Negli anni 1775-82 Salterio operò nella basilica di S. Andrea a Mantova (G. Susani, Nuovo prospetto delle pitture..., 1830), e nel 1780 eseguì otto Divinità pagane per il salone di palazzo Giovio a Como (G.B. Giovio, Gli uomini della comasca diocesi, cit., pp. 247 s.) e iniziò a scolpire le statue di santi sulla facciata di S. Giovanni Battista a Morbegno. Il buon nome acquisito in quegli anni portò l’artista a lavorare presso il Sacro Monte di Domodossola, dove gli spettano le statue dell’ottava cappella raffiguranti l’Incontro di Cristo con le pie donne (Sorgi, 1981). Salterio fece quindi ritorno a Montichiari, occupandosi, tra il 1783 e il 1784, delle monumentali statue della facciata del duomo (Fede, Speranza, Carità e Religione).

Da quel momento lo scultore intraprese un singolare adeguamento all’incipiente mutamento di gusto in direzione neoclassica. Ma se i panneggi si spezzano in dinamiche paratattiche e acutangole, nulla si avverte nella sua poetica di sentitamente nuovo, e il rigore imposto è soltanto apparente, tanto da far dire a Giovio (Gli uomini della comasca diocesi, cit., p. 248) che «la vista degli antichi avrebbe guidato il nostro artista a mete ancor più lontane».

Negli ultimi anni di attività, a cavaliere dei due secoli, Salterio operò ancora con notevole frequenza nei centri della Lombardia orientale, aggiudicandosi cantieri di primissimo piano. Dopo aver scolpito le figure lapidee del Redentore, degli Evangelisti e dei santi titolari sul frontone della chiesa dei Ss. Nazaro e Celso a Brescia, licenziò nel 1792 due ciclopiche statue per il coronamento del duomo nuovo: S. Giacomo Maggiore e S. Giovanni Evangelista, di cui è stato riconosciuto il modello preparatorio in una terracotta dei Civici Musei (Noack, 1989). Evidentemente apprezzati dalla committenza bresciana, i brani dello scultore comasco furono scherniti pochi decenni più tardi, in particolare da Paolo Brognoli (Nuova guida per la città di Brescia, 1826, p. 132), che ne storpiò il cognome in Citerio, ingenerando duraturi equivoci nella critica.

Sullo scorcio del XVIII secolo Salterio operò a Pisogne, modellando nell’aula della chiesa di S. Maria Assunta, a fianco del decoratore campionese Basilio Sirena, le allegorie di Carità, Fortezza, Fede e Religione giudaico-cristiana (Sava, 2005, pp. 122 s.). L’accentuato irrigidimento in piani dalle linee fortemente geometriche è tradotto dal comasco nei lavori ultimi a Quinzano d’Oglio. Nel 1802 egli riscosse pagamenti per un articolato intervento all’altare maggiore, progettato da Carlo Donegani (Messali, 2000): oltre alle codificate allegorie di Speranza e Fede, modellò un singolare bassorilievo dorato, retto da Angeli, raffigurante la Carità: tutte figure frementi di una forza ancora rococò imbrigliata entro un apparato geneticamente estraneo. L’intervento dello scultore comasco e della sua bottega è individuabile anche nei Ss. Luigi Gonzaga e Stanislao Kostka all’altare di S. Nicola.

Salterio trascorse gli ultimi anni di vita nella terra natale, dedicandosi al restauro di alcune statue nel santuario della Vergine del Soccorso a Lenno. Morì a Laglio il 10 luglio 1806.

Opere. Arco, S. Maria Assunta, Ester, Giuditta; Bondeno, S. Tommaso, Virtù e Angeli; Bonzanigo (Mezzegra), S. Abbondio, S. Abbondio; Breccia, villa Giovio, Religione, Fede, Speranza, Carità; Breda Cisoni, S. Giorgio, Speranza, Fede, Orazione, S. Domenico, S. Caterina da Siena, Davide, Mosè, Elia, David che uccide Golia, Angioletti; Brembate Superiore, S. Maria Assunta, S. Domenico, S. Rosa da Lima, Prudenza, Temperanza, Angioletti; Brescia, Civici Musei, S. Giovanni Evangelista; palazzo Martinengo di Villagana, Busto di imperatore romano; duomo nuovo, S. Giacomo Maggiore, S. Giovanni Evangelista; S. Lorenzo, Evangelisti; Ss. Nazaro e Celso, Redentore, Evangelisti, Ss. Nazaro e Celso; Brunate, S. Andrea apostolo, S. Fermo, S. Maurizio; Carpenedolo, S. Maria di Castello, Umiltà, Prudenza, Carità, Purezza, Madonna assunta; Coccaglio, S. Maria Nascente, Angeli; Cologno al Serio, S. Maria Assunta, Mosè, Davide; Como, palazzo Giovio, Marte, Giove, Giunone, Mercurio, Diana, Apollo, Venere, Minerva; Ss. Crocifisso, Mosè, Davide, Giosuè, Salomone; Isaia, Geremia, Ezechiele, Daniele; Domodossola, Sacro Monte, Incontro di Cristo con le pie donne; Dongo, S. Stefano, Ss. Stefano, Lorenzo, Gregorio Magno, Giovanni Battista, Giuliano, Donato, Clemente, Pietro, Paolo, Biagio, Martino, Michele; Dosso del Liro, Ss. Annunziata, S. Giovanni Battista, S. Rocco; Grignano, Ss. Agnese, Camillo, Francesco di Paola, Gaetano da Thiene, Giuseppe con Gesù Bambino, Luigi Gonzaga, Mauro; Laglio, S. Giorgio, Angeli, Angioletti; Fede, Carità (sacrestia); Lugano, S. Lorenzo, Otto Beatitudini, Angeli; Montichiari, S. Maria Assunta, S. Pancrazio, S. Giorgio, Madonna Assunta, Speranza, Carità, Fede, Religione (facciata), Angeli (altare maggiore); Medolago, Ss. Gervasio e Protasio, Ss. Luigi Gonzaga, Isidoro l’agricoltore, Apollonia, Lucia; Monzambano, S. Michele Arcangelo, Sette doni dello Spirito Santo; Morbegno, S. Giovanni Battista, Santi; Palosco, S. Giovanni Battista, Elia, Mosè; Pisogne, S. Maria Assunta, Carità, Fortezza, Fede e Religione giudaico-cristiana; Quinzano d’Oglio, Ss. Faustino e Giovita, Fede, Speranza, Carità, Angeli, Ss. Luigi Gonzaga, Stanislao Kostka, Angioletti; Schilpario, S. Antonio da Padova, campanile, Ss. Antonio da Padova; Schwyz-Dorf, S. Martino, Ss. Giuseppe, Gioacchino, Crispino, Crispiniano, Luigi Gonzaga, Carlo Borromeo, Nicola di Bari, Francesco Saverio, Sebastiano, Angeli, Atlanti; Tagliuno, S. Lorenzo, Fede, Fortezza, Carità, Imitazione; Torriggia (Laglio), S. Bartolomeo, Angioletti; Trento, palazzo Thun, Nettuno; coll. priv., Tritoni; Treviglio, S. Martino, Ss. Giuseppe, Gioacchino, Domenico, Bernardo; Vicobellignano, S. Maria Assunta, Aronne, Davide, Virtù, Angeli; Vicoboneghisio (Casalmaggiore), S. Margherita, S. Domenico, S. Margherita, Fede, Fortezza, Evangelisti, Angeli, Angioletti; Vobarno, S. Maria Assunta, Padri della Chiesa.

Fonti e Bibl.: F. Bartoli, Le pitture, sculture e architetture della città di Trento, e di pochi altri luoghi del suo principato (1780), in G.B. Emert, Fonti manoscritte inedite per la storia dell’arte nel Trentino, Firenze 1939, p. 91; G.B. Giovio, Gli uomini della comasca diocesi..., Modena 1784, pp. 247 s.; P. Brognoli, Nuova guida per la città di Brescia, Brescia 1826, pp. 42 s., 132; G. Susani, Nuovo prospetto delle pitture, sculture, architetture ed altre cose particolari di Mantova e dei suoi contorni, Mantova 1830, p. 122.

V. Matteucci, Le chiese artistiche del Mantovano, Mantova 1902, p. 131; A. Giussani, La chiesa parrocchiale di s. Andrea in Brunate, Como 1909, p. 36; L. Birchler, Die Kunstdenkmäler des Kantons Schwyz, II, Basel 1930, pp. 358, 378, 382; U. Thieme - F. Becker, Allgemeines Lexikon der bildenden Künstler, XXIX, Leipzig 1935, p. 356; G. Vezzoli, La scultura dei secoli XVII e XVIII, in Storia di Brescia, III, La dominazione veneta (1576-1797), Roma 1964, p. 474; C. Perina, La Basilica di S. Andrea in Mantova, Mantova 1965, p. 987; N. Cetti, Ha lasciato opere anche a Como e Dongo lo scultore S. S. di Laglio, in L’Ordine, 4 ottobre 1972; M. Magni, Per S. S. scultore comasco del Settecento, in Arte lombarda, 1975, nn. 42-43, pp. 154-163; L. Anelli, La chiesa dei Santi Nazaro e Celso in Brescia, Brescia 1977, pp. 5, 7; L. Pagnoni, Chiese parrocchiali bergamasche. Appunti di storia e arte, Bergamo 1979, pp. 98, 151, 208, 338, 370; C. Sorgi, Sacri Monti delle Alpi, Bergamo 1981, p. 161; B. Noack, Due bozzetti del Citerio per il S. Giovanni Evangelista sul frontone della facciata del duomo nuovo di Brescia, in Arte lombarda, n.s., 1989, nn. 90-91, pp. 158-161; M. Magni, La scultura e la decorazione del XVIII secolo nella Lombardia nord-occidentale, in Settecento Lombardo (catal.), a cura di R. Bossaglia - V. Terraroli, Milano 1991, p. 284; L. Giacomelli, La decorazione plastica, in La chiesa di Santa Maria Assunta ad Arco (catal.), a cura di M. Botteri, Trento 1992, pp. 152 s.; V. Volta, Le vicende edilizie della collegiata insigne dei Santi Nazaro e Celso, in La collegiata insigne dei Santi Nazaro e Celso in Brescia, Brescia 1992, pp. 78 s.; A. Spiriti, Mezzegra, in Alpi Lepontine meridionali. Lago di Como, Val Menaggio, Val Cavargna, Val Rezzo, Valsolda, Lago di Lugano, Como 1994, p. 88; P.V. Begni Redona, Pitture e sculture in San Lorenzo a Brescia, in La chiesa prepositurale di San Lorenzo in Brescia, Brescia 1996, p. 132; S. Gavazzi Nizzola - M. Magni, Aggiunte al catalogo di S. S., in Studi di Storia dell’arte in onore di Maria Luisa Gatti Perer, a cura di M. Rossi - A. Rovetta, Milano 1999, pp. 417-424; N. Zuccoli, Stuccatori ticinesi per le parrocchiali di Vicoboneghisio e Vicobellignano, in Barocco nella Bassa. Pittori del Seicento e del Settecento in una terra di confine (catal., Casalmaggiore), a cura di M. Tanzi, Milano 1999, pp. 166, 169; A. Chiarini - G. Tortelli, Il Duomo di Montichiari: la fabbrica del più sontuoso tempio del territorio, Brescia 2000, pp. 84, 94, 96, 100, 104; B. Messali, La chiesa parrocchiale dei Santi Faustino e Giovita. Quinzano d’Oglio, Bagnolo Mella 2000, p. 60; S. Gavazzi Nizzola - M. Magni, S. S., in Scultura in Trentino. Il Seicento e il Settecento, a cura di A. Bacchi - L. Giacomelli, II, Trento 2003, pp. 299-302; R. Pancheri, in La fontana del Nettuno “salute e decoro della città” (catal.), a cura di R. Pancheri, Trento 2004, pp. 180 s.; G. Sava, Nuovi contributi alla conoscenza di S. S., in I Giongo di Lavarone: botteghe e cantieri del Settecento in Trentino. Atti della Giornata di studio... 2004, a cura di M. Bertoldi - L. Giacomelli - R. Pancheri, Trento 2005, pp. 109-125; F. Fisogni, Scultori e lapicidi a Brescia dal tardo classicismo cinquecentesco al rococò, in Scultura in Lombardia. Arti plastiche a Brescia e nel Bresciano dal XV al XX secolo, a cura di V. Terraroli, Milano 2010, pp. 196, 198; S. Capelli, Novità e precisazioni su S. S. scultore del borgo di Laglio sul lago di Como, in Passaggi a nord-est. Gli stuccatori dei laghi lombardi tra arte, tecnica e restauro. Atti del Convegno... 2009, a cura di L. Dal Prà - L. Giacomelli - A. Spiriti, Trento 2011, pp. 371-383.

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