Stenografia

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stenografia Scrittura manuale più breve della grafia alfabetica, realizzata con segni particolari e opportune norme abbreviative della parola e della frase, allo scopo di consentire una trascrizione più rapida del discorso parlato.

Presso i Greci si trovano i primi esempi di abbreviazione delle forme dell’alfabeto. A Tirone, liberto di Cicerone, spetta il merito di avere ideato un primo sistema tachigrafico, il sistema delle ‘note’ (➔ nota). La struttura del sistema tironiano era linguistica: un signum principale grande rappresentava la parte fondamentale della parola, mentre la terminazione aveva un segno rimpicciolito spostabile dalla base normale di scrittura. In età moderna, la s. rinacque in Inghilterra nel 17° sec. per merito di J. Willis (1575-1625). Grande diffusione riscontrò l’Universal system elaborato da S. Taylor (1749-1811), adattato successivamente a diverse lingue europee. Altri sistemi furono proposti da John Byrom (1692-1763) e Isaac Pitman (1813-1897). In Germania, F.X. Gabelsberger creò nel 1834 un sistema grafico-linguistico caratterizzato da una grafia rapidissima. Il primo testo di s. apparso in Italia è quello di P.F. Molina (1797), cui seguirono quelli di E. Amanti (1809), F. Delpino (1819), A. Milanesio (1819); nel 1863 E.C. Noë (1835-1914) adattò alla lingua italiana il sistema di Gabelsberger, che si impose rispetto all’adattamento del sistema Pitman (Fonografia, 1883), dovuto a G. Francini (1844-1919). Dal 1923 la s. divenne materia d’insegnamento in alcune scuole di carattere tecnico-professionale nelle quali erano utilizzati i 4 sistemi riconosciuti: Gabelsberger-Noë, e i sistemi ideati da E. Meschini (➔), G.V. Cima, A. Mosciaro.

Un sistema di s. si può studiare da tre punti di vista: grafico, linguistico e applicativo. Dal punto di vista grafico, gli Inglesi immaginano un alfabeto a base geometrica (segmenti di varia lunghezza e direzione, collegabili direttamente, con punti e accenti in diverse posizioni), mentre i Tedeschi riducono le forme grafiche dei segni della grafia alfabetica (impostazione ‘corsiva’) rispettando le proporzioni dei segni, l’allineamento normale sulla riga di base tramite filetti di collegamento. Tra le due direttrici grafiche, ‘geometrica’ e ‘corsiva’, si inserisce la tendenza ‘mista’: segni alfabetici geometrici ma con uniforme direzione (obliqua), segni non strettamente vincolati alla riga di base, rappresentazione delle vocali con ‘filetti’ opportuni insieme a segni speciali (forme circolari) per le vocali. Dal punto di vista linguistico, Taylor segna le consonanti, Pitman precisa la posizione delle vocali, Gabelsberger usa l’originale indicazione simbolica (variazione di forma, calibro, posizione dei segni alfabetici); eccezionalmente si usano i segni alfabetici delle vocali. Collegandosi alle note tironiane, Gabelsberger ricorre all’abbreviazione della frase con una razionale riduzione ed eliminazione di elementi della parola o parti della frase. Infine, dal punto di vista applicativo, dalla fase ‘oratoria’ del 19° sec. si passa (20° sec.) alla s. di corrispondenza, scolastica ecc. Dominante e influente il sistema di J.R. Gregg (1867-1948), largamente diffuso negli USA.

Per la s. meccanica ➔ stenotipia.

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