Stenosi

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In patologia, il restringimento di un canale naturale, di un orifizio, di un organo cavo o di un vaso, tale da ostacolare il transito del contenuto. Il termine è anche usato come secondo elemento di parole composte del linguaggio scientifico, nelle quali significa «restringimento», «ristrettezza» (per es., pilorostenosi).

Le s. possono essere funzionali, dovute a spasmo degli sfinteri o delle pareti muscolari ma senza compromissioni anatomiche dell’organo, oppure organiche (di origine ora congenita, malformativa, ora acquisita). Queste ultime si distinguono in forme intrinseche ed estrinseche: le prime sono provocate da modificazioni stabili delle pareti dell’organo interessato, quelle estrinseche sono dovute a una compressione dall’esterno. A monte del tratto stenotico si osserva l’ipertrofia della muscolatura parietale, oppure, con il perdurare della s., l’atonia con dilatazione dell’organo e ristagno del contenuto. Si possono osservare s. a vario livello nell’apparato digerente e nell’apparato respiratorio. A carico del sistema cardiovascolare, le s. possono verificarsi a livello degli orifizi valvolari cardiaci, delle arterie e delle vene. Frequenti sono anche le s. dell’apparato urogenitale nei suoi vari segmenti. È importante stabilire la natura funzionale od organica di una s.: a questo scopo sono particolarmente utili le indagini radiologiche con mezzi di contrasto radioopachi e le tecniche endoscopiche. La cura delle s., a seconda dell’organo, della sede e della natura della s. stessa, consiste nella somministrazione di antispastici, nella graduale dilatazione, nello sbrigliamento chirurgico, nella resezione del tratto stenotico. Per le s. vascolari, soprattutto arteriose, si pratica la dilatazione meccanica della lesione o la creazione chirurgica di derivazioni volte a superare l’ostacolo. S. esofagee Consistono nella riduzione del lume dell’esofago. Come malformazione congenita è rara, specialmente nella forma compatibile con la vita. La forma più frequente è quella cicatriziale, conseguente a guarigione di ferite, ulcere peptidiche o infettive, e soprattutto da ingestione di caustici. In quest’ultimo caso la s. s’instaura caratteristicamente in alcune zone dell’esofago, dove esistono dei restringimenti fisiologici del lume. La cura è chirurgica o endoscopica.

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