Björkman, Stig

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Regista e critico cinematografico svedese (n. Stoccolma 1938). Redattore della rivista cinematografica Chaplin (1964-72), ha esordito nella regia con il cortometraggio Letitia (1964), cui hanno fatto seguito, tra i numerosi altri, i lungometraggi Jag älskar, du älskar (I love, you love, 1968), Georgia, Georgia (1972), Den vita väggen (The White Wall, 1975), Vad hände katten i råttans år? (1985). La cifra stilistica di B. è un linguaggio nitido e intenso che scandaglia con sensibilità i nodi problematici dell’esistenza, lo stesso che anima la produzione documentarista cui il regista si è dedicato con felici esiti a partire dalla fine degli anni Ottanta: basti qui citare Imorron och imorron och imorron (1989), Alla våra morgondagar (1994), I am curious, film (1995), Tranceformer - A portrait of Lars von Trier (1997), Fanny, Alexander & jag (2012), fino al più recente Jag är Ingrid (Io sono Ingrid, 2015, presentato alla 68° edizione del Festival di Cannes), in cui in collaborazione con Isabella Rossellini ha attinto con intelligenza agli archivi audiovisuali di Ingrid Bergman, a costruire un indimenticabile ritratto con i materiali che l’attrice stessa aveva conservato per fissare un’immagine di sé. Del resto la vocazione di B. all’approfondimento biografico è ben attestata anche dalla sua ampia produzione saggistica, che annovera testi di critica cinematografica e intensi ritratti di alcuni dei suoi massimi protagonisti (tra gli altri: Bergman on Bergman: interviews with Ingmar Bergman, con O. Assayas, 1970, trad. it. 1994; Film in Sweden: the new directors, 1977; Woody Allen on Woody Allen. In conversation with Stig Björkman, 1993, trad. it. 2005; Trier on von Trier, 1999, trad. it. Il cinema come Dogma, 2001; Fucking film: den nya svenska filmen, 2002; Michelangelo Antonioni, 2007; ...But film is my mi stress, 2013).

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