Stilicóne

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Uomo politico e generale (n. 360 circa - m. 408). Di origine vandala, ricevette dal morente imperatore Teodosio (395) la tutela dei figli Arcadio e Onorio ma, caduto in disgrazia presso il primo, si dedicò solo al secondo. Arginò quindi le invasioni dei Goti (402 e 405) in Italia e degli Alani (406) in Gallia, ma poi, sospettato di politica ambigua verso i barbari, fu processato e giustiziato.

Vita e attività. Di padre vandalo e di madre probabilmente romana, iniziò giovanissimo la carriera militare. Generale, si distinse soprattutto contro i Visigoti (391-92). Accattivatasi la simpatia dell'imperatore Teodosio, divenne uno dei personaggi più influenti alla corte di Costantinopoli. Tentò di mantenere l'unità dell'Impero, osteggiato in questo da Arcadio imperatore d'Oriente e dalla corte, che in lui vedevano un barbaro, protettore di barbari. Non essendo riuscito a domare una rivolta di Visigoti (395), S. fu accusato di complicità con il nemico. Caduto in disgrazia, cessò di occuparsi degli affari d'Oriente, dedicando le sue forze all'imperatore d'Occidente, il giovane Onorio, al quale diede in moglie, nel 398, la propria figlia Maria. Si curò del ripristino delle strade; represse gli abusi della casta militare; si mostrò tollerante verso i culti non cattolici; permise ai pagani di celebrare i loro riti, a eccezione dei sacrifici. In campo militare arginò in Italia l'irruzione dei Goti, condotti da Alarico e da Radagaiso, vincendo il primo a Pollenzo (402) e il secondo a Fiesole (405); in Gallia riuscì ad arrestare un'altra irruzione di Alani (che aveva avuto inizio nel 406). Dovette però abbandonare a sé stessa la Britannia, mentre la Gallia, dopo avere lottato con S. contro i Vandali, si unì poi a costoro, permettendo che anche i Burgundî, gli Svevi e gli Alani invadessero il territorio. La posizione di S. andò facendosi perciò sempre più critica, essendo egli sospettato di politica ambigua verso i barbari e particolarmente verso Alarico. Morta l'imperatrice Maria, S. diede in moglie a Onorio l'altra sua figlia Eumanzia e fidanzò il figlio Eucherio con la sorella di Onorio, Galla Placidia. Alla morte di Arcadio (408) ottenne di recarsi a Costantinopoli per regolare la successione: si aggiunse allora alle precedenti accuse quella che egli volesse soppiantare i Teodosidi e incoronare imperatore Eucherio. Scoppiata una rivolta fra le truppe romane, che uccisero i suoi fautori, S. preferì ritirarsi a Ravenna con le truppe germaniche a lui fedeli. Tratto dal suo rifugio con false assicurazioni, fu processato e giustiziato.

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