strutturalismo Teoria e metodologia affermatesi in varie scienze dal primo Novecento, fondate sul presupposto che ogni oggetto di studio costituisce una struttura, costituisce cioè un insieme organico e globale i cui elementi non hanno valore funzionale autonomo ma lo assumono nelle relazioni oppositive e distintive di ciascun elemento rispetto a tutti gli altri dell’insieme.
Il termine s. e le concezioni da esso designate cominciano a diffondersi nell’Europa occidentale e negli USA a partire dagli anni 1930. La linguistica è il terreno privilegiato delle prime manifestazioni consapevoli.
In linguistica, il termine struttura fu proposto con il significato attuale nel 1929 a
L’ammissione di un’alterità che distingue il suono concreto, illimitato nei suoi caratteri fenomenici, e il fonema, concepito come unità astratta, individuata da determinati tratti distintivi e capace d’individuare unità più complesse, dà luogo nella scuola di Praga a un’esigenza di sistemazione degli schemi della funzione distintiva, fondata esclusivamente sulle ragioni interne di questa: nasce così, contrapponendosi alla tradizionale fonetica, la fonologia, che riconosce la realtà del fonema soltanto nell’autonomia della sua funzione, ravvisando nella forma fonica una condizione necessaria ma non sufficiente alla sua costituzione. Ma il valore della forma fonica viene riaffermato, per opera degli stessi strutturalisti, nell’applicazione del metodo alla ricerca diacronica; viene così portata in luce l’esigenza di estendere il concetto di rilevanza anche a quei fattori che, ritenuti extrafunzionali rispetto a una struttura autosufficiente nella sua definizione astratta, sono in realtà operanti, e linguisticamente operanti, nella dinamica delle lingue (per es., la sonorità delle nasali italiane).
Più difficile il superamento dell’antinomia tra sincronico e diacronico per gli altri due indirizzi dello s.: i glossematisti rifiutano come non formale, e quindi non linguistica, la ‘sostanza’ fonica, sul piano dell’‘espressione’, e quella mentale, sul piano del ‘contenuto’; intendono quindi guadagnare la funzionalità del sistema definendo gli elementi linguistici esclusivamente sulla base delle loro relazioni (➔ glossematica).
Analogamente, gli strutturalisti statunitensi si propongono, in conformità con i presupposti antimentalisti dettati dalla psicologia comportamentista, una descrizione del sistema linguistico che, a prescindere dai significati, ritenuti estranei alla natura formale di esso, si fonda sulle possibilità combinatorie delle unità come risultano dal confronto e dall’esame dei sintagmi, risolvendo empiricamente il problema della loro identificazione (➔ distribuzionalismo).
Successivamente, da un lato il movimento dello s. si è esteso fino a coprire quasi ogni aspetto della linguistica teorica contemporanea, dall’altro il termine è stato usato, soprattutto dai fautori della grammatica generativa, a indicare, restrittivamente e negativamente, in particolare la tradizione bloomfieldiana. Nel panorama della linguistica contemporanea, si assiste a un affinamento e a una diffusione sempre più larga dei metodi dello strutturalismo. In generale, si può notare che la considerazione della lingua come un sistema di rapporti, l’attenzione al condizionarsi reciproco degli elementi nella dinamica del funzionamento linguistico, l’uso della formalizzazione si sono accompagnati a un allargarsi delle prospettive, all’estensione dell’interesse verso questioni diacroniche e verso i problemi posti dall’effettivo uso linguistico in concrete situazioni storiche e sociali. Agli irrigidimenti, all’isolamento e all’isolazionismo che si potevano cogliere nel primo periodo della linguistica strutturale, è succeduta la duttilità, l’integrazionismo, lo scambio interdisciplinare e il fiorire di discipline fecondamente ibride come la psicolinguistica, la sociolinguistica, l’etnolinguistica ecc.
In biologia, con s. si intendono la teoria e e la metodologia fondate sul riconoscimento di una funzione globale dei vari organi, per cui essi sono definibili non in sé, separatamente, ma nella loro globalità e nelle loro relazioni reciproche.
Nella filosofia, specialmente europea, lo s. ha attratto l’attenzione sia di neokantiani, come
Nella critica letteraria, e anche artistica, lo s. costituisce una teoria e una prassi fondate sulla considerazione esclusiva o preminente dell’aspetto formale dell’opera, intesa come un insieme organico di elementi che derivano il loro valore funzionale dai rapporti che intercorrono all’interno dell’opera stessa tra ognuno di essi e tutti gli altri.