STUDITI

Enciclopedia Italiana (1936)

STUDITI

Nicola Turchi

. Sono i monaci del celebre monastero di Stoudion in Costantinopoli, fondato dal console Studio nel 463, nel quartiere di Psamatia, e dedicato a San Giovanni Battista. L'insieme della costruzione si estendeva fino alla Propontide, ed era capace di contenere numerosi monaci; ma la persecuzione di Costantino Copronimo li disperse riducendo il luogo a un deserto. Tuttavia gli diede nuova vita l'abate Teodoro (739-826), che vi radunò un migliaio di cenobiti, assegnando loro, con sapiente divisione del lavoro, varie cariche dalle più alte alle più umili, di guisa che il monastero divenne un modello di vita monastica. V'erano prefetti, direttori, ispettori, maestri di coro e di cerimonie, cantinieri e dispensieri, infermieri, sarti, calzolai, fornai, vignaroli, falegnami, tessitori, muratori: insomma tutti i servizî necessarî a una grande comunità, e tutti compiuti da monaci che dipendevano dall'abate e gli dovevano render conto della loro amministrazione.

I monaci studiti ebbero una parte importante anche nello sviluppo religioso-culturale della civiltà bizantina, soprattutto da tre punti di vista: come calligrafi per la conservazione e trascrizione dei manoscritti; come pittori e alluminatori, la cui opera molto giovò alla ricostituzione delle sacre immagini, dopo la lotta iconoclasta, e a fissare le tradizioni e le regole della composizione pittorica; come poeti liturgici (di inni, cantici, salmi, canoni), per cui tanto Teodoro quanto suo fratello Giuseppe di Tessalonica e numerosi loro discepoli hanno dato alla liturgia bizantina il Triodion (ufficiatura delle 10 settimane precedenti la Pasqua) e gran parte del Pentecostarion (ufficiatura dalla Pasqua alla prima domenica dopo la Pentecoste); infine come maestri di scuola, sia grammaticale sia filosofica e teologica.

La decadenza politico-religiosa dell'Impero Bizantino provocò anche quella del celebre monastero, che era stato per tanto tempo il centro del movimento letterario e artistico di Costantinopoli. La conquista musulmana portò a poco a poco alla rovina di quell'imponente massa di edifici, dei quali la sola chiesa si è salvata divenendo una moschea.

Bibl.: E. Marin, De Studio coenobio constantinop., Parigi 1897; id., Les moines, de Constantinople, ivi 1897; id., Saint Théodore, ivi 1906 (trad. ital., Roma 1908); G. Schneider, Der hl. Theodor von Studion, Münster in W. 1900.