SUBIACO

Enciclopedia dell' Arte Antica (1966)

Vedi SUBIACO dell'anno: 1966 - 1997

SUBIACO (Sublaqueum)

M. Torelli

Località del Lazio orientale, anticamente Sublaqueum, come testimoniano Plinio il Vecchio (Nat. hist., iii, 109) e la Tabula Peutingeriana. Prese tale nome dai laghi creati da Nerone sbarrando l'alto corso dell'Aniene in una boscosa zona ai piedi dei Monti Simbruini.

Lungo le rive di questi laghi Nerone fece costruire una villa (Tac., Ann., xiv, 22; Frontin., De aquaed., 93), già terminata nel 6o d. C. (come si desume da Tacito), della quale rimangono tuttora considerevoli resti. La villa era concepita come una serie di padiglioni disposti a varie altezze sulle rive dei laghi, a seconda dei livelli delle acque lacustri e delle asperità del terreno roccioso. Il monumento può considerarsi inedito nel suo complesso: gli scavi, che si sono succeduti con lunghissimi intervalli tra il 1882 e il 1957, hanno solo parzialmente esplorato alcuni nuclei e padiglioni.

Si raggiungeva la villa mediante la via Sublacense, costruita appositamente dallo stesso Nerone (Frontin., De aquaed., vii, 14, 15) che, sembra, arrivava a S. dalla parte opposta a quella ora attraversata dalla moderna Sublacense, nella località detta di S. Lorenzo, ove si formò il primitivo nucleo della S. medievale. Al termine della Sublacense sorgeva probabilmente un primo nucleo - non sicuramente accertato - sulle sponde di un lago situato ad un livello alquanto basso, dal quale si dipartiva un primo collegamento verso un secondo nucleo situato più in alto, in località Pianello, dove recenti saggi (1957) hanno accertato l'esistenza di notevoli sostruzioni a muri paralleli in opera cementizia, destinati con ogni probabilità a sistemazioni di giardinaggio. Da questo nucleo, il più alto di tutti e in posizione magnifica sopra l'ampio gomito dell'Aniene, si passava ad un grande padiglione a due piani: il superiore comprendeva una colossale nicchia absidata fra due grandi avancorpi coperti con vòlta a crociera, mentre l'inferiore era costituito da un grande corridoio finestrato perpendicolare al corso dell'Aniene, corridoio proseguito ad O da una serie di camere intercomunicanti. Se nel piano superiore possiamo riconoscere un ninfeo o una veranda, non abbiamo dati sufficienti per identificare la funzione degli ambienti inferiori. Ad E del corridoio altri ambienti, nei quali dobbiamo vedere un oecus e un piccolo ninfeo aperti sul lago, oltre a numerose opere di sistemazione ed armonizzazione delle pareti rocciose, che creano finte porte e nicchie profonde. Qui terminava, quasi certamente, la parte della villa sulla sponda sinistra dell'Aniene e da qui si dipartiva un grandioso ponte, ricordato dalle fonti medievali come pons marmoreus, al quale alcuni studiosi (tra i quali il Canina e il Giovannoni) attribuiscono la funzione di ponte-diga. Una diga, invece, esisteva forse dove è il moderno ponte S. Mauro e, a quanto sembra (Carosi), va identificata con il pons minimus che il Regesto Sublacense ci informa essere crollato nel 1305; questo fatto avrebbe causato la sparizione di un lago detto "del Monastero". I resti ormai malridotti del ponte "marmoreo", sono stati scoperti e descritti dal Lanciani. Un'altra diga infine è stata scoperta alla Cartiera nel 1957; queste due dighe costituivano gli sbarramenti formanti gli stagna o laghi, il cui aspetto, determinato dalle rupi che ne rappresentavano le sponde, doveva essere particolarmente stretto ed allungato.

Sulla riva destra dell'Aniene è accertata la presenza di tre nuclei. Il primo, scoperto nel 1884 ed oggi parzialmente distrutto per la costruzione di una cabina elettrica, si affacciava, come il secondo, sul lago superiore, lungo il lato settentrionale del moderno Fosso di S. Croce: sul pavimento di una delle stanze vennero scoperti una testa femminile dormiente ed il famoso Efebo di Subiaco, oggi conservati nel Museo Nazionale Romano. Più a valle seguiva un altro nucleo, costruito sulla testata di destra del ponte "marmoreo" in un grandioso taglio della roccia. Il terzo ed ultimo nucleo era assai più in basso, all'altezza della seconda diga e sorgeva sul luogo delle attuali Case Popolari: di esso non abbiamo che scarsissimi resti assai rovinati. Non sono infine chiari i collegamenti tra tutti e tre i nuclei della sponda destra.

Alcune testimonianze epigrafiche ci dicono che la villa neroniana continuò almeno fino al III sec. d. C. a far parte del demanio imperiale; intorno ad essa, e soprattutto tra il "Pianello" e S. Lorenzo (la più antica parrocchia di S.), si formò il nucleo di un abitato che durò fino al 591-93, anni dell'invasione longobarda, o, più probabilmente, fino al sec. IX, quando la villa neroniana, forse primitiva sede del cenobio benedettino, divenne a partire dal VII sec. una cava di materiale da costruzione.

Bibl.: Chronicon Sublacense, in L. A. Muratori, Rerum Italicarum Scriptores, XXIV, Milano 1733, c. 925-966 (ripubbl. da R. Morghen, Bologna 1927); G. Marocco, Monumenti dello Stato Pontificio, X, Roma 1836, pp. 77-180; A. Nibby, Analisi storico-topografico-antiquaria dei dintorni di Roma, Roma 18492, III, pp. 120-130; G. Iannuccelli, Dissertazione sopra l'origine di Subiaco, Roma 1851; L. Canina, Gli edifici antichi nei contorni di Roma, V, Roma 1956, pp. 137-139, VI, tav. CLX; R. Lanciani, I commentarii di Frontino, Roma 1880, p. 139; id., in Notizie degli Scavi, 1883, pp. 19-20; G. Fiorelli, in Notizie Scavi, 1884, pp. 425-427; L. Allodi-S. Levi, Regesto Sublacense del sec. XI, Roma 1885; H. Dessau, in Corpus Inscriptionum Latinarum, XIV, 1887, p. 354, nn. 3456-3461; H. Nissen, Italische Landeskunde, Berlino 1902, II, p. 618 (cfr. anche I, p. 314); P. Egidi, G. Giovannoni, F. Hermanin, I monasteri di Subiaco, Roma 1904, I, p. 48-53 e 273-287; H. Philipp, in Pauly-Wissowa, IV A, 1931, c. 480, s. v. Sublaqueum; G. Giovannoni, in Enc. It., XXXII, 1936, p. 913; P. Carosi, Il primo monastero benedettino, Roma 1956; M. Torelli, in Fasti Arch., XII, 1957, n. 5394, pp. 339-340; per la testa femminile dormiente (n. inv. 1194): R. Paribeni, Le Terme di Diocleziano e il Museo Nazionale Romano, Roma 1932, p. 215, n. 592; per l'Efebo di Subiaco, tutta la bibliografia in G. Lippold, in Handbuch der Archäologie, III, i, Monaco 1950, p. 347, tav. 121, 3; G. Q. Giglioli, Arte greca, Milano 1955, II, pp. 819-820, fig. 603; L. Alscher, Griechische Plastik, III, Berlino 1956, 2a parte, nota 90; per il confronto con l'Atleta di Fianello Sabino, cfr. Arch. Anz., 1957, c. 266, fig. 65.