Successione spagnola, guerra di

Dizionario di Storia (2011)

Successione spagnola, guerra di


Conflitto provocato dalla morte senza discendenti di Carlo II, re di Spagna (1° nov. 1700). Già prima della morte del sovrano, i candidati più diretti alla S.s., Luigi XIV di Francia e l’imperatore Leopoldo I, in seguito ai rispettivi matrimoni con Maria Teresa e Margherita Maria, due sorelle di Carlo, non nascosero entrambi il loro desiderio di subentrare, quali eredi, nel possesso del vastissimo impero spagnolo. Le speranze di ambedue i pretendenti furono tuttavia deluse dallo stesso Carlo, che nel nov. 1698 designò a proprio erede Giuseppe Ferdinando di Wittelsbach, elettore di Baviera. L’improvvisa morte di questi (febbr. 1699) riaccese la contesa tra le corti di Parigi e Vienna, e Luigi XIV, desideroso di regolare in anticipo, con accordi segreti, le sorti dell’eredità madrilena, concluse con Inghilterra e Province Unite un trattato di spartizione della monarchia spagnola (marzo 1700). Tanto maggiore fu l’imbarazzo del re francese, quando, morto Carlo II, venne a conoscenza delle sue ultime volontà, per cui Filippo d’Angiò, secondogenito del Delfino, era nominato erede universale della monarchia, con la clausola che la Corona di Spagna non venisse mai unita a quella di Francia. Dopo qualche esitazione, Luigi XIV accettò il testamento e il nuovo re fu riconosciuto senza contrasti a Madrid. L’Inghilterra dapprima accettò la successione di Filippo V, ma l’ingerenza della Francia negli affari politici e militari spagnoli, tale da giustificare ogni dubbio sull’asserita divisione delle corone di Francia e di Spagna, spinse ben presto le potenze marittime all’alleanza con l’imperatore, irremovibile nel mantenere la candidatura del suo secondogenito Carlo alla Corona di Spagna. Anzi, assai prima che Leopoldo e Guglielmo III d’Orange stipulassero la Grande Alleanza dell’Aia (7 sett. 1701), gli imperiali, al comando di Eugenio di Savoia, erano penetrati in Lombardia, con il pretesto che si trattava di un feudo dell’impero da considerarsi vacante. La fortuna delle armi, dapprima favorevole a Eugenio, si capovolse successivamente fino a ridurre le comunicazioni con l’Austria alla sola via dell’Adige e a costringerlo all’inattività per la scarsezza delle sue forze. Nella primavera del 1702, con la dichiarazione di guerra inglese, il conflitto si estese a tutta l’Europa. In Germania i principi della casa di Wittelsbach, l’elettore di Baviera e quello di Colonia si dichiararono per Luigi XIV, al quale la sorte delle armi fu nel complesso favorevole sia nel 1702, sia nel 1703. Vittorio Amedeo II, duca di Savoia, già alleato della Francia, deluso nelle sue aspirazioni sul Milanese, nel nov. 1703 passò alla coalizione antiborbonica. Nonostante questa defezione, l’esercito francese volle operare nel 1704 lo sfondamento verso Vienna, ma la manovra si concluse con un disastro: nella battaglia di Höchstädt (13 ag. 1704) le forze franco-bavaresi furono disfatte dagli anglo-olandesi e dagli imperiali diretti dal duca di Marlborough e dal principe Eugenio. Questa battaglia fu lo scontro decisivo di tutta la guerra e da allora i franco-spagnoli si trovarono ridotti alla difensiva. Nello stesso anno, in seguito all’adesione del Portogallo alla Grande alleanza, la guerra fu portata anche in Spagna, dove gli inglesi si impadronirono di Gibilterra, mentre l’arciduca Carlo, entrato facilmente in Catalogna, occupò Barcellona (1705) e costrinse lo stesso Filippo V ad abbandonare temporaneamente Madrid. Luigi XIV aveva nel frattempo concentrato ogni suo sforzo contro il duca di Savoia, ma Torino, stretta d’assedio fin dal sett. 1705, oppose una strenua resistenza, che si protrasse fino all’arrivo dell’esercito liberatore di Eugenio di Savoia (battaglia di Torino, 7 sett. 1706). L’Italia aveva cessato di essere campo di battaglia: la Lombardia cadde nelle mani degli imperiali e Luigi XIV concordò con l’imperatore Giuseppe I, succeduto a Leopoldo nel 1705, la neutralità della penisola (ag. 1707). La guerra intanto si avvicinava sempre di più al cuore della Francia. La vittoria di lord Marl­borough a Ramillies (23 marzo 1706) valse la conquista dei Paesi Bassi spagnoli, e l’altra ad Audenarde, conseguita dalle forze congiunte di Marlborough e di Eugenio (11 luglio 1708), determinò l’occupazione di Lilla; in Italia, fin dal luglio 1707 il generale L.J. Daun aveva conquistato Napoli. La Francia era ridotta ormai agli estremi e Luigi XIV iniziò nel maggio 1709 trattative di pace all’Aia, che fallirono soprattutto per la richiesta dell’impegno da parte del Re Sole di imporre, se necessario, con le proprie armi al nipote Filippo la rinuncia alla corona spagnola. La guerra fu ripresa; una nuova battaglia sanguinosissima fu combattuta a Malplaquet (11 sett. 1709), senza vinti né vincitori. Le nuove trattative di pace, svoltesi a Gertruydenberg, risultarono vane anch’esse; nell’ag. 1710 l’arciduca Carlo (che aveva assunto fin dal 1705 il nome di Carlo III) entrò a Saragozza. La disfatta totale, diplomatica e militare, della Francia e della Spagna sembrava ormai solo questione di tempo, quando si verificarono alcuni avvenimenti che sfaldarono la compattezza della coalizione avversaria. In Inghilterra, l’avvento al governo dei tories, che erano contrari alla guerra, portò al richiamo di Marlborough e all’inizio di trattative di pace con la Francia (1710-11). Nel corso di tali trattative morì l’imperatore Giuseppe I (17 apr. 1711), a cui doveva succedere, in virtù del pactum mutuae successionis del 12 sett. 1703, l’arciduca Carlo, pretendente alla corona di Filippo V. La riunione dei possedimenti della casa d’Austria a quelli della Corona di Spagna in una sola persona avrebbe alterato sostanzialmente l’equilibrio politico europeo: essa costituiva un pericolo assai più imminente e grave di «monarchia universale» che non l’ascesa al trono spagnolo di Filippo V. L’11 apr. 1713, a Utrecht, la Francia firmò la pace con le potenze marittime, con il duca di Savoia, con il Portogallo e con la Prussia. L’Austria e l’impero continuarono nella lotta ancora per diversi mesi, ma, costretti a fronteggiare da soli la Francia, finirono anch’essi per acconsentire alla pace, conclusa infine a Rastatt (7 marzo 1714) e a Baden (7 sett. 1714). Filippo V conservò pertanto la Corona spagnola, ma cedette all’imperatore Carlo VI il regno di Napoli, la Sardegna, i Presidi toscani, il Milanese, i Paesi Bassi; al duca di Savoia la Sicilia, con il titolo regio; all’Inghilterra Gibilterra e Minorca. All’Inghilterra furono inoltre riconosciuti privilegi commerciali ed economici in territori soggetti alla sovranità spagnola.

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